“Quassù su questa terra che racconta” è una rassegna dedicata al teatro di memoria nata con l’obiettivo di raccontare le storie legate al territorio toscano e al comune di Sant’Anna di Stazzema dove il 12 agosto del 1944 si è consumato uno dei più terribili eccidi del nazifascismo.
560 persone tra vecchi e bambini furono massacrate dai soldati tedeschi di tre compagnie della 16. SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS”, comandata dal Gruppenführer Max Simon.
Il 18 e 20 agosto per due serate si alterneranno quattro spettacoli a cura del progetto “Narratori Erranti”, che è composto dai quattro attori che si esibiranno a Sant’Anna sulla piazza della chiesa: Elisabetta Salvarori, Luca Barsottelli, Fabrizio Brandi e Marco Azzurrini.
Il festival si svolge con la collaborazione del Parco nazionale della Pace di Sant’Anna, l’Associazione Martiri di Sant’Anna e nell’ambito del Festival D come Democrazia.
“Questa iniziativa teatrale – spiegano dall’Associazione Martiri di Sant’Anna – nasce anche dal nostro interessamento a far sì che nel paese di Sant’Anna di Stazzema potessero essere fruibili manifestazioni artistiche, oltre a quelle che già vengono organizzate, come la musica dell’Associazione dell’Organo della pace, o le mostre alla Fabbrica dei diritti, le opere di Vangi o di Finotti. Noi abbiamo inteso nella cultura una risposta al male che investì la Versilia. E su questo la sensibilità del Parco nazionale della Pace, dal direttore, al presidente fino al Comitato scientifico, ci ha dato supporto ed è nata questa iniziativa che ha preso corpo coinvolgendo anche altri gruppi di artisti che vengono a portare i loro lavori teatrali nel nostro paese e ne siamo riconoscenti. Ringraziamo perciò il gruppo di organizzatori, i “Narratori Erranti” “.
Gli spettacoli
Venerdì 18 agosto il primo spettacolo, alle ore 19, è “Otto con” con Fabrizio Brandi, di Gabriele Benucci . Otto con è il nome con cui, nel gergo del canottaggio, si indica l’imbarcazione da gara con otto vogatori più timoniere a bordo. Narrerà la vicenda degli Scarronzoni, l’Otto con più famoso della storia sportiva italiana di tutti i tempi: dodici volte campioni nazionali, due volte campioni europei e due volte vice campioni olimpici a Los Angeles nel ’32 e a Berlino nel ’36. Tutti livornesi, tutti scaricatori di porto, manovali, e operai. Erano così anche gli Scarronzoni: generosi, sfrontati, possenti.
La seconda performance è alle 21.15 con Luca Barsottelli che metterà in scena “Polvere, una storia di pugni, zingari e nazismo”, che racconta di Johann Trollmann, il primo pugile a portare in Europa uno stile di boxe nuovo, quasi danzante. I giornalisti dicevano che era per metà un pugile e per metà un ballerino, uno che tirava pugni a ritmo di jazz. Nel 1931 vinse tredici incontri di fila ed era destinato a diventare il campione tedesco dei pesi mediomassimi. Era bello, ed era di origini Sinti. Suo padre riparava ombrelli e suonava il violino in strada o nelle birrerie. Il 9 giugno del 1933 Johann Trollmann fu chiamato a partecipare all’incontro per il titolo di campione dei pesi massimi e vinse. E per otto giorni uno zingaro fu campione dei pesi mediomassimi della Germania nazista.
Domenica 20 agosto il terzo spettacolo sarà, alle 19, sempre sulla piazza della chiesa, “Dante va alla guerra” con Marco Azzurrini. Narra le vicende di Dante Fiorentini, che partecipò a tutte le varie fasi della seconda guerra mondiale, prima alla guerra di Grecia, partendo per l’Albania all’inizio del ’40, poi, dopo il risolutivo intervento tedesco, trasferendosi prima in Friuli e poi in Francia, dove furono mandati un manipolo di soldati italiani, per giustificare l’entrata in guerra dell’Italia. Ma nella sua guerra Dante non incontrò né un morto, né un ferito. Incontrò la fame, a volte la sete e i pidocchi. Ebbe invece ben presenti le contraddizioni umane, l’assurdità di quella guerra, come di tutte le guerre.
Il festival “Quassù su questa terra che racconta” si concluderà alle 21,15 con “L’uomo coi fogli. Vita del capo Maggio Daniele Grillotti” ed Elisabetta Salvatori in scena. E’ la storia di Daniele Grillotti, un cavatore, un anarchico e un capo Maggio. Il Maggio era una forma di teatro cantato, fatto da gente del paese. Poteva durare anche quattro ore. Si rappresentava nelle aie durante le domeniche di maggio, i soggetti erano storie d’amore o vite dei santi e il testo era in versi ottonari, scritti dal capo Maggio che era il regista dello spettacolo. L’uomo coi fogli è la storia di un uomo con ideologie forti, per le quali morirà. La storia di un paese. Storie di cavatori di marmo, di pittori, di persone che sono rimaste nella memoria della loro terra.