Il punto Tavernelle, il ricamo nato a Barberino Tavernelle agli inizi del Novecento dall’inventiva di una suora, rinasce grazie a un’iniziativa del Comune che chiama a raccolta le ultime eredi di questa antica tradizione che diede lavoro a tante donne del Chianti.
Il ricamo amato dalle dive negli anni Cinquanta
Lo chiamavano il ricamo su carta e riuscì a spopolare talmente negli anni Cinquanta da travalicare i confini nazionali e conquistare lo star system internazionale. Furono le grandi dive del cinema, come Audrey Hepburn e Sofia Loren, ad indossare i capolavori fatti a mano dalle ricamatrici di Tavarnelle che avevano l’abitudine di ritrovarsi sull’uscio di casa per dedicarsi ad una grande passione, fatta di perizia e socialità.
Ogni manufatto realizzato con il punto Tavarnelle è un frammento di vita che porta con sé una storia, una testimonianza che il Comune di Barberino Tavarnelle si propone di raccogliere, conservare e tramandare. Ogni ricamo su carta che emerge dall’oblio del tempo, tirato fuori da un cassetto, è il tassello di un archivio della memoria che permette di riflettere sul passato di una comunità.
Un appello alle ultime ricamatrici
Il sindaco di Barberino ha lanciato un post per ricercare le ultime eredi del punto Tavernelle. “All’appello hanno risposto tante persone che ringrazio di cuore, nonne e mamme che lo hanno ereditato e lo praticano ancora e altre appassionate, fra le più giovani, che hanno chiesto di creare occasioni e incontri per non disperdere questo patrimonio e imparare a ricamare come si faceva una volta” spiega il sindaco. Sulla sua pagina Facebook pullulano immagini con i capolavori del punto Tavarnelle, pezzi unici pubblicati dalle cittadine di Barberino Tavarnelle che conservano orgogliosamente nelle loro case come pregiati ricordi di famiglia.
I ricami in mostra al Museo d’arte sacra
Il punto Tavarnelle ha un valore culturale per l’intera comunità. Non solo favorì l’occupazione femminile incrementando il lavoro professionale ma permise il raggiungimento di obiettivi di emancipazione e indipendenza economica e morale alle giovani nel dopoguerra.
Il Museo d’arte sacra, adiacente alla Pieve di San Pietro in Bossolo, gestito dalla parrocchia di Tavarnelle e dagli Amici del Museo di Tavarnelle, custodisce le testimonianze di quasi un secolo fa. Gli antichi ambienti dello spazio museale accolgono scarpe, articoli da corredo, tovaglie, copriletti, tende, tovaglioli, asciugamani, lenzuola, abiti da sposa, abbigliamento per il bebè. La cultura dell’ago e filo continua a sopravvivere e diventa opera d’arte grazie ad alcune anziane alle soglie dei cento anni che creano ancora e sferruzzano desiderose di trasmettere i loro segreti e dare un futuro al grande amore per il ricamo.