Torre del Lago, borgo sulle rive del Massaciuccoli fu per quasi 30 anni il buen retiro di Giacomo Puccini. Arrivato per la prima volta nel 1891 con la moglie Elvira e il figlio Antonio per trascorrere le vacanze estive il maestro lo elesse a luogo ideale per trovare la giusta ispirazione. Qui il compositore scrisse Manon Lescaut (1893), La Bohème (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1904), La Fanciulla del West (1910), La Rondine (1917) e Il Trittico (1918).
A 100 anni dalla morte del maestro, quest’anno si tengono le celebrazioni del centenario. Oggi il villino stile Liberty circondato da un bel giardino ospita il Museo Puccini di Torre del Lago. Grazie alla nipote Simonetta all’inizio degli anni Duemila è stato allestito un percorso “Puccini segreto” per conoscere il maestro da vicino. Passando di stanza in stanza si ha come la sensazione che lo spirito dell’artista viva ancora in questi ambienti.
Un archivio riconosciuto di interesse storico
Nella sala omnibus si possono ammirare il pianoforte Förster, alcuni ritratti del Maestro di svariate epoche e la maschera funebre. Nella villa è conservata una collezione di oltre 28.500 pezzi tra missive, fotografie, documenti amministrativi, musica manoscritta e a stampa e carteggi familiari e professionali del Maestro. L’Archivio Puccini, conservato presso il museo, è stato dichiarato fondo di interesse storico dal Ministero della Cultura.
La Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini, ormai da molti anni, si sta impegnando a ricostruire e ad integrare, riacquisendo tutte quelle carte andate purtroppo disperse nel corso degli anni. Oggi, tra aste e donazioni, si arricchisce di manoscritti musicali autografi, lettere, appunti scritti di proprio pugno da Giacomo Puccini e libretti originali delle sue opere liriche, ma non solo.
Il Club della Bohème e gli amici pittori
Esposti ci sono memorabilia dall’Oriente, oggetti personali di vita quotidiana, i trofei venatori, i fucili le scarpe e gli stivali utilizzati per l’attività venatoria. I quadri esposti sono stati realizzati da pittori macchiaioli con cui il compositore condivise la passione per la caccia e per Torre del lago. Con alcuni di questi artisti fondò il Club della Bohème.
Amicizie con questi artisti sono confermate già da un fondo presente in archivio, acquistato da Simonetta Puccini. A cui si aggiungono due lettere che Giacomo scrisse all’amico e pittore Ferruccio Pagni, donate da Mauro Masini, appassionato di musica. Profonda e di lungo corso l’amicizia tra l’operista e l’artista livornese, che frequentò l’Accademia delle belle arti di Firenze sotto la guida di Giovanni Fattori. Un rapporto iniziato nel 1891 sulle rive del lago di Massaciuccoli, dove Pagni amava dipingere le sue tele.
Le lettere alla famiglia della madre Albina
Tra le più recenti acquisizioni, un libretto che la Fondazione ha comprato all’incanto, contenente alcuni scritti del Maestro indirizzati alla famiglia della madre, Albina Magi, a partire dal 1898. Sesto di nove figli, orfano del padre in giovanissima età, Puccini fu molto legato ai fratelli e ai parenti materni, tant’è che tra i suoi primi insegnanti di musica ci fu proprio lo zio Fortunato Magi, poi divenuto direttore del Conservatorio di Venezia.
Da una nota casa d’aste, invece, proviene un lotto di manoscritti musicali per pianoforte e organo, che costituiscono le parti mancanti di composizioni già custodite presso l’archivio e perciò elementi indispensabili per la completezza della raccolta.
Alla ricostruzione dell’archivio hanno contribuito con generosità pure alcuni privati. Una minuta autografa e alcuni libretti d’opera dell’epoca sono stati infatti donati da Luciano Birghillotti, preside in pensione di una scuola fiorentina. Birghillotti ha devoluto alla Fondazione anche un ritaglio del quotidiano “La Nazione” del novembre 1924, giorno successivo alla scomparsa dell’operista.
Ha inoltre donato un telegramma autografo ricevuto in eredità dal nonno – capostazione a Capalbio nei primi decenni del Novecento, presso il quale il compositore si recava ogni settimana per inviare le sue comunicazioni – che Puccini spedì dal paese toscano al drammaturgo e librettista Giovacchino Forzano per avvertirlo che avrebbe assistito alla prova di un’opera al Teatro Regio di Torino.
Sandra Nicolini, invece, ha donato una rivista storica, il numero unico pubblicato con la Gazzetta Mondana in occasione della scomparsa del compositore, avvenuta nel 1924.
Uno spiraglio sulla vicenda di Doria Manfredi
Emerge una dimensione più intima, in relazione alle relazioni sentimentali, dai sette ritagli di quotidiani sui quali l’operista scrisse degli appunti relativi alla triste vicenda di Doria Manfredi. La giovane cameriera si suicidò dopo le accuse della moglie di Puccini, Elvira che riteneva avesse una relazione con il Maestro.
Questi frammenti, rinvenuti tra le carte dell’ammiraglio Luigi Romani, che li ha restituiti alla Fondazione, possono contribuire a gettare un po’ di nuova luce sul Puccini uomo, marito e amante. Di grande interesse pure un fondo composto da una ventina di lettere e memorie, anche queste contenenti commenti autografi relativi alla storia della Manfredi, che la Fondazione ha acquistato presso il mercato antiquario.