Intrappolate nelle reti e negli attrezzi da pesca oppure soffocate e ferite dai rifiuti: i rischi per le tartarughe marine sono altissimi e mettono a rischio la biodiversità del Mediterraneo. Per affrontare in maniera innovativa il pericoloso fenomeno della pesca fantasma – reti, lenze, nasse lasciate in mare e diventate trappole mortali per anni – nasce Life Oasis, un progetto pionieristico che combina tecnologia, ricerca e collaborazione diretta con il settore della pesca e marittimo a livello internazionale e che vede il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa fra i partner.
Il progetto durerà cinque anni e punta a mitigare gli impatti negativi della pesca e dei rifiuti marini sul mare, con particolare attenzione alle tartarughe Caretta caretta, una specie classificata come specie vulnerabile a livello globale.

Verrà così sviluppato un sistema intelligente, chiamato “intelligent anchored Fish Aggregating Device”: dispositivi ancorati sul fondale marino usati per pescare in modo controllato e sostenibile. Gli strumenti saranno dotati di sensori avanzati per monitorare l’ecosistema circostante e raccogliere dati sulla presenza di pesci e specie protette come le tartarughe marine. Verrà inoltre realizzata una mappatura degli attrezzi da pesca abbandonati, persi o scartati nel Mediterraneo.

“Il progetto coniuga innovazione tecnologica e ricerca scientifica, promuovendo la sinergia tra pescatori, operatori del settore e ricercatori”, spiega il professor Paolo Casale dell’Università di Pisa, referente scientifico del progetto. “L’obiettivo è triplice: prevenire la cattura accidentale delle tartarughe marine, promuovere la sostenibilità della pesca e tutelare la biodiversità”. “Le iniziative che intraprenderemo – conclude Casale – avranno un impatto positivo sulla salute degli ecosistemi marini, contribuendo a limitare i danni alla biodiversità e riducendo il rischio di cattura accidentale di specie protette”.
