Due scrittori toscani in finale al Premio Strega in questa edizione davvero speciale, che vede per la prima volta nella storia del premio istituito nel 1947 sette finalisti. Quest’anno infatti invece della classica cinquina a contendersi il riconoscimento letterario più famoso d’Italia sono in sette, tra cui due autori toscani: Veronica Galletta, siracusana d’origine ma che vive da molti anni a Livorno con il suo Nina sull’argine (minimum fax), e Marco Amerighi, originario di Pisa, con Randagi (Bollati Boringhieri).
Sette finalisti per la prima volta allo Strega
Nella votazione che si è tenuta ieri al Teatro Romano a Benevento infatti ci sono stati due ex equo – Fabio Bacà con Nova (Adelphi) e Alessandra Carati con E poi saremo salvi (Mondandori) si sono piazzati a pari merito al quinto posto con 168 voti – e il ripescaggio per includere un piccolo editore. Il regolamento infatti prevede che se tra i primi cinque non è compreso almeno un libro pubblicato da un editore medio-piccolo, accede alla finale il libro con il punteggio maggiore: in questo caso proprio il romanzo di Galletta, che ha ricevuto 103 voti.
A guidare la classifica dei finalisti al Premio Strega è Mario Desiati con Spatriati (Einaudi), seguito da Claudio Piersanti con Quel maledetto Vronskij (Rizzoli) e poi al quarto posto Veronica Raimo con Niente di vero (Einaudi).
A giugno gli autori candidati e finalisti saranno ospiti di festival e manifestazioni culturali in tutta Italia, mentre l’elezione del vincitore si svolgerà giovedì 7 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e sarà trasmesso in diretta televisiva su Rai Tre.
Un pizzico di Toscana in finale al Premio Strega
Veronica Galletta in Nina sull’argine mette a frutto il suo passato da ingegnere per raccontare la storia di Caterina, anche lei giovane ingegnere di origine siciliana, a cui viene affidato un cantiere importante nella pianura padana: qui, a Fulchré, dovrà costruire un argine sul fiume per evitare che esondi e dovrà fare i conti con la misoginia del suo capo e con la fine della relazione con il suo compagno Pietro.
È ambientato proprio a Pisa il romanzo di Marco Amerighi, la sua seconda opera. In Randagi il protagonista Piero Benati vive in un appartamento pieno di quadri e strumenti musicali affacciato sulla Torre pendente e qui aspetta di scomparire. Secondo la madre infatti sulla loro famiglia grava una maledizione: prima o poi tutti i Benati maschi spariscono e quindi toccherà prima o poi anche a Pietro. Come suo nonno, prima disperso durante la guerra in Etiopia e poi rimpatriato con disonore. O come suo padre, Berto, scommettitore che nel 1988 era tornato a casa dopo un mese senza il mignolo della mano destra. Invece a svanire è suo fratello maggiore Tommaso, promessa del calcio, genio della matematica e unico punto di riferimento di Pietro.
Infine c’è un po’ di Toscana anche in un’altra delle opere finaliste al Premio Strega. Nova di Fabio Bacà è infatti ambientato a Lucca: è qui che Davide Ricci, neurochirurgo annoiato, conduce un’esistenza monotona, almeno finché non incontra il maestro zen Diego, che difende la moglie di Davide da un aggressore e gli insegna a entrare in contatto con il suo lato più promordiale e feroce.