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Prato diventerà una ‘giungla urbana’ grazie al progetto di Mancuso e Boeri

Cristiana Favretto che fa parte del progetto ‘Pnat’ think thank composto da scienziati, designer e imprenditori ci racconta cosa sarà l’Urban Jungle

 

A Prato arriva la prima ‘giungla urbana’ del mondo e rivoluzionerà completamente la città. Il progetto visionario a cura del biologo Stefano Mancuso e dell’architetto Stefano Boeri ha vinto un bando europeo da 3,8 milioni di euro (di cui il 20% cofinanziato dal comune di Prato) coprirà di piante e alberi case, tetti e facciate. Prato Urban Jungle nasce con l’obiettivo di integrare piante, città e comunità, ma anche per diventare motore per l’economia locale e un luogo di incontro, formazione e vita comunitaria.

Il progetto sarà gestito da Pnat un collettivo multidisciplinare composto da biologi, architetti, designer, scienziati vegetali e imprenditori che elabora strategie e soluzioni creative basate sulle scoperte scientifiche. Pnat può contare su uno dei centri di ricerca sulle piante più importanti al mondo, il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV), diretto dallo scienziato toscano Stefano Mancuso. Stefano è co-fondatore di Pnat, assieme alle agronome e botaniche Elisa Azzarello, Camilla Pandolfi ed Elisa Masi, e agli architetti Antonio Girardi e Cristiana Favretto.

“Nasciamo come spin-off dell’Università di Firenze – ci ha raccontato Cristiana Favretto – ma adesso siamo diventati una società a pieno titolo. Pnat è oggi la prima società italiana dove c’è un team congiunto di botanici e architetti che lavorano assieme per creare progetti in cui c’è una forte integrazione di verde in uno spazio antropizzato come per esempio una città o un edificio. Abbiamo iniziato nel 2014 con un progetto che si chiamava Jellyfish Barge che ha avuto molti riconoscimenti. Abbiamo capito che l’approccio interdisciplinare è proprio quello che ci vuole per affrontare i problemi legati alla crisi ambientale all’interno degli spazi antropizzati come le città.”

Prato Urban Jungle ha vinto nel 2019 la quarta edizione del Bando UIA Urban Innovative Action, il progetto prevede la riqualificazione di aree abbandonate o degradate, la messa a dimora di alberi e piante in aree strategiche, la creazione di orti produttivi, la riconversione di superfici minerali in pareti vegetali e la fitodepurazione di aree contaminate, oltre a progetti di sensibilizzazione, divulgazione e co-progettazione finalizzati al coinvolgimento dei cittadini. Interesserà tre quartieri Soccorso, San Giusto e Macrolotto Zero. I tre mesi di lockdown hanno fatto lievemente slittare i lavori, che dovrebbero iniziare tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 e dovranno essere conclusi nel giro di un anno, più o meno all’inizio del 2022. Nel quartiere del Soccorso lo studio Boeri lavorerà alla forestazione di un edificio per uffici Extra/Consiag, un immobile degli anni ’80 che ha un involucro trasparente.

“In via Turchia nel quartiere di San Giusto  – prosegue Cristiana Favretto – si trova un lotto di edifici residenziali popolari per cui abbiamo progettato insieme due soluzioni diverse. Boeri lavorerà alla forestazione della facciata mentre noi realizzeremo una serra ad alto rendimento, sopra le cantine. La serra è stata progettata per permettere ai residenti di fare un training lavorativo, cioè impareranno un mestiere. Contiamo ogni anno di formare una decina di persone, in 5 anni formeremo una cinquantina di persone che poi potranno vendere la loro professionalità nelle serre agricole della zona. Chi lavorerà in questo progetto imparerà come si realizzano le coltivazioni idroponiche, quindi imparerà un lavoro di specializzazione che poi potrà rivendere con facilità. Inoltre tutto ciò che sarà prodotto sarà venduto. Il progetto genererà così lavoro, innovazione sociale ma anche un reddito, nell’ottica di creare un’economia circolare.”

Per quanto riguarda il Macrolotto Zero?

Il Macrolotto Zero è un’area in cui il comune ha fatto un lavoro di riqualificazione, c’è un capannone in disuso l’ex fabbrica Forti in via Giordano che sarà trasformato nel nuovo mercato coperto di Prato. Noi abbiamo operato con un progetto di riqualificazione della facciata con il verde di forte impatto visivo. All’interno sarà realizzata la più grande Fabbrica dell’aria mai fatta fino ad ora. Sarà una serra di 250 metri quadrati che è in grado di depurare l’aria all’interno del quale troverà posto un ristorante in cui sarà possibile consumare.

Quali sono i principali benefici che portano le piante nelle nostre vite all’interno della città?

Tantissimi, si riduce l’inquinamento e l’irraggiamento solare, si aumenta la salute e il benessere psicologico, si promuove l’attività all’aperto, si sensibilizza la popolazione e si dà un’educazione alimentare migliore. La qualità dell’aria è migliore, si riducono tanti contaminanti atmosferici. Si riesce a gestire meglio i flussi delle acque meteoriche con le piante. Ovviamente superfici dure, asfaltate, possono creare molti problemi, le piante invece riescono a portare l’acqua in profondità nella terra con le loro radici, quindi si diminuiscono gli allagamenti. Si aumenta la biodiversità in città, si rigenera il suolo, si preserva la sua permeabilità. Nel caso della serra si può dire che si diversifica anche l’offerta gastronomica in città, con cibo a chilometro zero.

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