Proteso sul mare, racchiuso in una baia del promontorio dell’Argentario proprio davanti all’Isola del Giglio, Porto Santo Stefano è un antico e suggestivo borgo marinaro abitato già al tempo dei Romani. Per secoli meta di incursioni dei pirati, casa di pescatori, marinai e maestri d’ascia costruttori di navi, oggi è una delle località di vacanze più amate della Toscana e ogni anno omaggia la sua lunga tradizione remiera con il Palio Marinaro dell’Argentario, una delle regate più lunghe al mondo.
Dalle ville romane alle incursioni dei pirati
I Romani amavano Porto Santo Stefano, che avevano chiamato Portus Traianus, e avevano costruito diverse grandi dimore per i soggiorni estivi, di cui oggi rimangono solo i resti della villa dei Domizi Enobarbi a Santa Liberata.
Dopo la caduta dell’Impero romano il borgo iniziò a spopolarsi, a causa delle frequenti incursioni dei pirati, prima i saraceni e poi i barbereschi, che continuarono per secoli. Per avvistare i predoni che arrivavano dal mare sotto la dominazione di Siena, intorno al 1442, fu costruita la Torre dell’Argentiera, la fortificazione più lontana dal mare del Monte Argentario, alta 25 metri.
I pirati rubavano non solo il bestiame e le scorte di cibo e vino ma rapivano anche le persone, uomini e donne, per renderli schiavi o chiederne il riscatto alle famiglie nel caso fossero facoltosi. Nomi leggendari, come Khair ed Din detto il Barbarossa, imperversarono a lungo sulla costa dell’Argentario, un territorio perfetto per i corsari perché ricco di fonti d’acqua e di insenature dove nascondersi, tanto che alcune località oggi ne conservano il nome. Come Cala Moresca o la Grotta del Turco, che secondo la leggenda venne chiamata così da alcuni pescatori di Porto Santo Stefano che attaccati dai pirati iniziarono a remare più forte di loro per seminarli e finirono per rifugiarsi in una grotta dietro Punta della Cacciarella, e decisero di chiamarla così in ricordo della loro fuga rocambolesca.
Col passare dei secoli la pirateria andò scemando ma finì solo nell’Ottocento: l’ultima razzia infatti risale al 1813, quando due pescatore di Porto Santo Stefano, padre e figlio, furono rapiti dai corsari e poi riscattati.
La Fortezza spagnola e la leggenda degli innamorati
Porto Santo Stefano iniziò ad essere davvero abitato solo sotto il governo spagnolo di Núñez Orejón de Ávila nel 1550, quando fu costruita la Fortezza Spagnola, che aveva funzioni di avvistemanto e difesa e ancora oggi domina il borgo, dove viene chiamata semplicemente “il Castello”.
Oggi la Fortezza restaurata è aperta al pubblico: dalla sua terrazza proprio sopra il porto si può ammirare uno splendido paesaggio e ospita due mostre permanenti, una dedicata ai “Maestri d’Ascia”, ovvero i costruttori di imbarcazioni di Porto Santo Stefano, e l’altro “Memorie sommerse” che raccoglie i reperti archeologici trovati nel mare di tutto l’Arcipelago Toscano.
Alla Fortezza Spagnola è legata anche la leggenda di due innamorati, Jacopo e Giacinta, che furono tragicamente separati. La storia si svolge durante l’assedio di Orbetello dell’estate del 1646, quando le navi francesi attaccarono lo Stato dei Presidi, di cui faceva parte anche Porto Santo Stefano. Giacinta era la figlia del castellano della Fortezza Spagnola, mentre Jacopo era un soldato: erano innamorati ma entrambi persero la vita il 1 giugno del 1646. Secondo la leggenda ogni anno nella notte tra il 31 maggio e il 1 giugno i loro spiriti si ritrovano: lei scende dalla Fortezza e lui dalla Torre dell’Argentiera per riunirsi.
Il Palio Marinaro dell’Argentario nello Stadio del Turchese
Oggi la tradizione della marineria di Porto Santo Stefano, della forza remiera messa in campo da pescatori e marinai sin dalla nascita del borgo, si incarna nel Palio Marinaro dell’Argentario che si tiene ogni anno il 15 agosto nello specchio di mare davanti al porto vecchio che molto poeticamente si chiama Stadio del Turchese.
Qui i quattro rioni del borgo – Croce, Fortezza, Pilarella e Valle – si sfidano a bordo di quattro gozzi, detti “guzzi” in dialetto, in una delle regate più lunghe al mondo. Quattromila metri da compiere remando, quattro vogatori e un timoniere, sulle imbarcazioni che prendono il nome dei venti: Maestrale, Grecale, Libeccio e Scirocco.
La competizione inizia al tramonto, non appena il sole cala sullo Stadio del Turchese: la corsa è impegnativa, stremante, accompagnata dalle grida di incitamento dei diversi contradaioli. I vincitori vengono portati in trionfo sulla balconata del Municipio, ricevono il Palio, che è un drappo di seta, e da lì partono i bagordi che durano tutta la notte.
Il Palio Marinaro è una vera festa del mare, che secondo affonderebbe le sue origini nella leggenda della scoperta della Grotta del turco: sarebbe stata quella prima regata contro i pirati, quel remare disperato per la vita dei pescatori a bordo del “tartarone”, a dare vita alla competizione. Già nel Settecento infatti a Porto Santo Stefano l’episodio veniva rievocato da due barche, che rappresentavano una i corsari e l’altra i pescatori e inseguito nell’Ottocento in agosto veniva organizzata una gara tra barche a remi che coinvolgeva sia i santostefanesi che i villeggianti.
Nel 1937 poi il Comune di Monte Argentario iniziò a organizzare ufficialmente la manifestazione che fu ribattezzata Palio Marinaro dell’Argentario e da allora si è interrotta solo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando il paese fu raso al suolo dai bombardamenti alleati. Ma nel 1945 Porto Santo Stefano fu ricostruita e subito riprese la sua tradizione più amata, ormai un must dell’estate nella Costa d’Argento.