Lo chiamano gender gap e significa sempre una prevalenza maschile su quella femminile. L’Università di Siena, Bilancio di genere alla mano, non ne è risparmiata. Tra i docenti ordinari e associati si evidenzia una forte prevalenza maschile: 132 uomini contro 36 donne tra i professori di prima fascia, rispettivamente il 78,6% e il 21,44%, e 185 uomini contro 94 donne tra i professori di seconda fascia, rispettivamente il 66,3% e il 33,7%.
Si legge questo nel Bilancio di Genere dell’Università di Siena, redatto dal gruppo di lavoro coordinato dalla professoressa Anna Coluccia sulla base delle Linee guida Crui.
Male anche l’analisi della composizione di genere delle principali cariche accademiche dell’Ateneo. Minore presenza delle donne nelle posizioni apicali della carriera scientifica e negli incarichi istituzionali e di governo, in particolare nella direzione dei Dipartimenti, nel coordinamento dei Dottorati e nel Senato accademico: 13 uomini contro 5 donne. Viceversa, la composizione del Consiglio di Amministrazione, per lo più di designazione rettorale, presenta un’equilibrata rappresentazione di uomini e donne: 6 e 5, rispettivamente.
Il divario di genere si riduce tra le fasce più giovani: “La disparità è la pesante eredità del passato”
Diverso per i ricercatori dove si assiste invece a una inversione di tendenza rispetto ai docenti, con una piccola percentuale di donne maggiore rispetto agli uomini, che sono 135 contro 128 uomini, il 51,3% rispetto al 48,7%. Anche i dati sul corpo docente e ricercatore più giovane, sotto i 35 anni, mostrano una prevalenza femminile (51 donne rispetto a 43 uomini), mentre il divario aumenta nella fascia di età sopra i 54 anni (124 donne contro 258 uomini). “Questo dato rappresenta in maniera inequivocabile come la disparità sia anche nel nostro ateneo pesante eredità dei decenni passati e come, viceversa, la cultura e la sensibilità nei confronti della parità di genere nel contesto accademico si stiano progressivamente affermando e in particolare tra le generazioni più giovani”, commenta la professoressa Coluccia. A conferma di ciò, l’equilibrio di genere nelle ultime procedure di reclutamento viene maggiormente rispettato.
Per quanto riguarda gli ambiti di ricerca la componente maschile è prevalente e decisamente marcata in alcuni settori come Engineering and Technology, mentre in altre aree il gender gap si avvicina a una situazione di equilibrio, come nel caso di Humanities and Arts.
Studentesse più brillanti dei colleghi
Passando alla popolazione studentesca, l’analisi ha riguardato la composizione e la performance negli studi degli iscritti ai corsi di laurea triennali, magistrali e a ciclo unico. Sono ben 34 i corsi di laurea su 71 nei quali le studentesse sono maggiormente rappresentate rispetto agli studenti. I corsi di studio a prevalenza femminile o neutra risultano nettamente maggioritari rispetto a quelli a prevalenza maschile.
“Mentre ormai è consolidata la presenza delle studentesse in alcuni corsi come quello di Medicina e Chirurgia – spiega la professoressa – in altre aree, come quella Economica, la componente maschile è ancora molto forte, un fenomeno simile a quello riscontrato tra i docenti nei settori delle geo-scienze, della fisica e dell’ingegneria. L’analisi dal 2014 a oggi conferma la tendenza a una graduale attenuazione del divario di genere, ma resta fondamentale perseguire politiche di attrattività nei confronti delle studentesse per velocizzare questo processo”.
Per quanto riguarda il voto di laurea, i migliori risultati sono ottenuti dalle studentesse che si laureano con lode nel 29% dei casi contro il 26,6% degli studenti. Nei corsi di laurea triennale e specialistica gli abbandoni femminili sono maggiori rispetto a quelli maschili, “un fenomeno che l’Ateneo approfondirà per evidenziarne eventuali implicazioni di genere e prevedere azioni per sostenere la conclusione degli studi delle studentesse”.
Nel Bilancio di genere è presente anche l’analisi del personale tecnico e amministrativo dell’Ateneo dove forte è la componente femminile, il 65,9% rispetto al 34,1%, ma con chance di progressione di carriera inferiori rispetto a quelle degli uomini, dimensione più evidente nella governance delle figure apicali.
“L’analisi della distribuzione di genere nelle diverse componenti dell’Ateneo, docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo, e nella presenza negli organi di gestione – commenta il rettore dell’Ateneo Francesco Frati – è stata molto utile e ci permetterà di individuare e promuovere azioni che assicurino le stesse opportunità di partecipazione e di carriera in Ateneo”.