Salute/

Aborto farmacologico: ok alla pillola Ru468 negli ambulatori in Toscana

Per la prima volta in Italia le donne potranno effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica nei poliambulatori pubblici, collegati agli ospedali

La Toscana è stata la prima regione ad adottare l’aborto farmacologico con la Ru486 e ora è la prima a prevederne l’attuazione anche negli ambulatori, purché collegati con gli ospedali. Ieri una delibera approvata dalla Giunta regionale ha stabilisto che presto in Toscana le donne potranno effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica anche nei poliambulatori pubblici, adeguatamente attrezzati e funzionalmente collegati agli ospedali.

La delibera fornisce alle Aziende sanitarie raccomandazioni aggiornate relative al protocollo e definisce il ruolo dei consultori nel percorso di interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Sulla base del Protocollo, dovrà essere poi adottato un documento clinico-operativo dedicato all’offerta della IVG farmacologica anche a livello ambulatoriale.

“La Toscana sarà la prima Regione a prevedere la somministrazione della Ru486 al di fuori dell’ospedale, ma sempre in collegamento con l’ospedale, in ambulatori specializzati e autorizzati a farlo – sottolinea il presidente della Regione, Enrico Rossi – è un passo avanti importante per estendere ulteriormente un’appropriata prestazione sanitaria, in linea con la nostra storica impostazione. Fummo i primi a partire acquistando la Ru486 all’estero, ritenendola più sicura dell’aborto chirurgico. Poi nel 2014 il Consiglio sanitario regionale adottò un parere, dichiarando non necessario il ricovero ospedaliero, ed ecco l’evoluzione che era tanto attesa”.

pillola Ru486

“Ci lavoravamo da tempo – racconta Rossi – ben prima che l’Umbria stabilisse l’obbligo del ricovero di 3 giorni per l’IVG, già abbondantemente superato in molte regioni dalla somministrazione in day hospital. Per noi sono determinanti la sicurezza e il controllo sanitario, ed è per questo che gli ambulatori autorizzati saranno in stretto legame con l’ospedale per ogni eventualità. È completamente inutile far soffrire le donne più di quanto non debbano già fare. Complicare e burocratizzare ulteriormente questo passaggio servirebbe solo a colpevolizzarle e punirle”.

Già nella legge 194 del 1978 è prevista la possibilità di utilizzare metodi abortivi in alternativa all’IVG chirurgica, e già da alcuni anni in Italia è possibile interrompere la gravidanza con metodi farmacologici. Nella 194 si prevede anche che, oltre che negli ospedali pubblici specializzati, nei primi 90 giorni di gravidanza gli interventi di IVG possano essere effettuati anche nei poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali e autorizzati dalla Regione.

Il metodo farmacologico per l’IVG prevede l’uso di una dose di mifepristone, seguita da una o più dosi di prostaglandine. Lo schema di trattamento di riferimento è quello approvato da FDA (Food and Drug Administration) e AIFA (Agenzia italiana del farmaco). L’aborto medico è considerato dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, un metodo sicuro ed efficace.

 
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