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Piante australiane e sudafricane per il vivaismo del futuro: il progetto sostenibile della Sant’Anna di Pisa

La ricerca ha dimostrato che alcune piante  potrebbero essere coltivate e commercializzate in Italia e nei paesi del bacino del Mediterraneo: hanno infatti dimostrato una maggiore adattabilità ai cambiamenti climatici, resistenza alla siccità e, inoltre, producono frutti commestibili e nutrienti

Fiore della specie australiana Fingerlime

Nuove specie vegetali ornamentali, anche commestibili e nutrienti, che necessitano di meno acqua e che provengono dall’Australia e del Sudafrica: è il futuro del vivaismo che si prepara grazie al contributo della ricerca scientifica condotta all’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Frutto della specie australiana Fingerlime

Nuovi orizzonti produttivi, dunque, per affrontare le sfide ambientali e per essere anche più competitivi. La ricerca scientifica ha fatto emergere come alcune specie native dell’Australia e del Sudafricapotrebbero essere coltivate e commercializzate in Italia e nei paesi del bacino del Mediterraneo, dimostrando una maggior adattabilità ai cambiamenti climatici, grazie alla loro resistenza alla siccità, di non poco conto un altro valore aggiunto legato alla commestibilità dei frutti dal forte valore nutritivo.

I risultati della ricerca sono stati presentati dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa al secondo convegno nazionale di orticoltura e floricoltura, organizzato a Padova dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana. Nel dettaglio, il progetto si chiama  NATIVASA (Exploring edible NATIVe Australian and South African plant species for Mediterranean ornamental industry), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca con fondi dell’Unione Europea nell’ambito del Next Generation EU.

Da sinistra Anna Mensuali Annalisa Meucci Antonio Ferante

 L’obiettivo a cui tente la ricerca e di “esplorare specie vegetali autoctone australiane e sudafricane  non tradizionali, sottoutilizzate e non esplorate, che mostrano una maggiore tolleranza alla siccità, e un minor fabbisogno nutrizionale. Tali specie vegetali possono dimostrarsi adatte per lindustria ornamentale del Mediterraneo, riducendo l’apporto di risorse idriche durante la produzione e fornendo al vivaismo italiano nuove colture redditizie a valore aggiunto, con caratteristiche di maggiore sostenibilità”.

Vivaismo italiano più sostenibile. Da sinistra Elige Salame, Annalisa Meucci, Anna Mensuali, Antonio Ferrante e Myriam Arcidiacono. del Sant Anna
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