In corsia o tra i banchi di scuola, la pet therapy in Toscana è una realtà consolidata ormai da anni. La nostra regione, infatti, è stata una delle prime in Italia a mettere in atto queste esperienze, nonché a riconoscere il valore del rapporto paziente-animale nelle fasi di cura.
La pet therapy (spesso indicata con l’espressione IAA, ovvero Interventi Assistiti con gli Animali) sfrutta gli effetti positivi che derivano dall’interazione tra uomo e animale da compagnia: per questo, viene impiegata come trattamento per bambini e anziani affetti da varie patologie, dai deficit cognitivi a problemi motori.
Le linee guida nazionali individuano tre tipologie di interventi: Terapie Assistite con gli Animali (TAA), a valenza terapeutica; Educazione Assistita con gli Animali (EAA), di tipo educativo; Attività Assistite con gli Animali (AAA), con finalità ludico-ricreative. Cane, cavallo, asino, gatto e coniglio sono invece le specie domestiche maggiormente apprezzate.
Pet therapy negli ospedali toscani
In Toscana, come dicevamo, la pet therapy è presente in quasi tutti gli ospedali e viene utilizzata in maniera sempre più strutturata come importante strumento terapeutico. Agli animali è riconosciuta la capacità di migliorare il benessere psicofisico dei pazienti, siano essi bambini, adulti, anziani, disabili.
All’ospedale pediatrico Meyer i cani “lavorano” in tutti i reparti, compresa la neuropsichiatria. Questi dolcissimi quattrozampe, tra i quali vanno ricordati Galileo, Mali e Polpetta, portano allegria e gioia ai piccoli ricoverati. A Careggi gli amici pelosi entrano addirittura in rianimazione.
Progetti sperimentali simili sono stati adottati anche negli ambulatori pediatrici dell’ospedale Santa Chiara di Pisa e del policlinico Santa Maria alle Scotte: qui, il cane Nera, un bel meticcio di taglia media, dà il buongiorno ai piccoli ospiti della struttura senese.
Si chiama Simba, invece, il gatto adottato dal reparto di oncologia e radioterapia dell’ospedale San Donato di Arezzo per la pet therapy: un aiuto per sentirsi meno soli, combattere la depressione, ridurre lo stress e l’ansia del ricovero.
Pet visiting
In molti centri italiani, inoltre, è previsto il cosiddetto pet visiting, ovvero l’accesso degli animali in visita ai pazienti ricoverati. Ad esempio, l’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze accetta cani di qualsivoglia taglia e razza purché autocertificati dai proprietari come correttamente socializzati e privi di qualsiasi forma di aggressività nei confronti delle persone.
Pet therapy nelle scuole
La pet o dog therapy entra spesso nelle aule scolastiche perché in grado di affascinare i bambini e affrontare temi importanti come il rispetto per tutte le creature viventi e per le regole.
Dobredog, accademia di istruzione e cultura cinofila, ha portato avanti un progetto simile nelle scuole pisane IC Gamerra e IC Galilei, coinvolgendo alunni di età compresa tra i 6 e gli 11 anni frequentanti le classi della scuola primaria. Lo scopo è quello di stimolare la collaborazione e favorire l’inclusione del gruppo e prevenire o risolvere eventuali fenomeni di conflitto ed esclusione.
Al Cicognini di Prato, durante l’anno scolastico, si sono svolti incontri con un’esperta e psicoterapeuta che ha favorito l’incontro dei ragazzi con alcuni animali (un cane e un asino), al fine di migliorare l’integrazione tra compagni e vincere le paure personali.
Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci
Merita un approfondimento la Scuola nazionale cani guida per ciechi di Scandicci, un centro di eccellenza che, oltre ad addestrare cani guida per non vedenti e ipovedenti, si occupa di interventi assistiti con animali in ospedali, case di riposo e scuole. Gli stessi istruttori, inoltre, educano i cani d’ausilio per disabili motori.
La scuola, unica istituzione al mondo completamente gratuita, pensa anche all’affidamento di cuccioli a famiglie volontarie collaboratrici per lo svolgimento del programma di educazione e socializzazione. Grazie a questo prezioso aiuto, ogni anno vengono consegnati in media 24 cani.