Si intitola “Perpendicolare” lo spettacolo che vedrà per la prima volta in scena la cantautrice Cristina Donà e il danzatore Daniele Ninarello giovedì 17 e venerdì 18 settembre al teatro Mila Pieralli di Scandicci all’interno del festival Fabbrica Europa. Si tratta di una produzione originale, la cui realizzazione ha preso il via un anno fa. Il mondo musicale di Cristina si è ‘innestato’ sulle coreografie di Ninarello, plasmati e cuciti insieme dalle musiche del musicista e compositore Saverio Lanza. Canzoni che risuonano nei corpi, movimenti che fioriscono dalle parole e dai suoni, un incontro che muove verso territori espressivi profondi che indagano direzioni multidisciplinari inusuali e intrecci di senso inaspettati. Materiale inedito nato appositamente per lo spettacolo e alcune tra le canzoni più note della cantautrice si apriranno nello spazio della performance come una visione che scorre fin sotto la pelle di chi ascolta.
Ecco la nostra intervista a Cristina Donà
Sono curiosissima della nuova produzione che avete realizzato tu, Saverio e Daniele per Fabbrica Europa
‘Perpendicolare’ è uno spettacolo per me quasi catartico perchè riunisce tanti tasselli che fanno parte non solo della mia arte, ma anche della mia personalità. La parte fisica, la gestione del corpo, come noi percepiamo noi stessi nello spazio, nel confronto con l’altro, nel nostro rapporto con quello che è il nostro corpo e il nostro sentire. Quello con Daniele Ninarello è stato per me un incontro incredibile, mi ha insegnato moltissimo.
c’era chi mi voleva dark lady incasellata in un ruolo e facevano fatica ad accettare questa mia parte. Io me ne sono fregata, non posso rinunciare a me stessa, io sono così
Ma tu ballerai nello spettacolo?
Non esattamente, la parte coreografica, di movimento è lasciata a Daniele. Però l’idea che avevamo sin dall’inizio era di non limitarci, nessuno sul palco compreso Saverio, ha mai lavorato nella sua espressione artistica sul limite, abbiamo sempre cercato di aprire i confini. Questo cosa significa? Significa che a un certo punto io danzerò con Daniele e Daniele che ha una voce meravigliosa canterà una mia canzone. Tutto il lavoro che abbiamo fatto di preparazione a questo spettacolo l’abbiamo fatto con l’intenzione di creare un corpo unico, senza separazioni. Uno dei messaggi che volevamo mandare è proprio quello della compenetrazione delle arti e della collaborazione reciproca e anche il valore della fragilità che noi esprimiamo così, entrando in punta di piedi nella disciplina dell’altro. Saranno dei momenti limitati però ci sono e abbiamo voluto fortemente che ci fossero.
Ma tu eri la classica bambina che sogna il tutù e l’Operà di Parigi?
Una delle prime cose che ho detto a Daniele è che come nella tradizione più classica io ero una di quelle bambine che voleva fare la ballerina e ho fatto un po’ di danza classica. Questo lavoro con lui mi ha permesso di sondare quella percezione di me in cui ho sempre avuto molte difficoltà, nella percezione di un corpo che in qualche modo si è sempre un po’ nascosto. Una fisicità che ho scoperto negli anni perchè i primi concerti li facevo totalmente impalata, rigida di fronte al microfono e con la paura di muovermi da lì. Come donna avevo anche un certo pudore nel mostrarmi dovuto a un certo tipo di educazione che ho ricevuto, un input che era nel mio Dna e che mi sono portata dietro per anni, una cosa che adesso suona molto ‘antica’.
Come avete lavorato insieme te e Daniele Ninarello?
Abbiamo lavorato molto sull’ascolto. Noi usiamo gli occhi, le orecchie, ma la pelle che è il nostro organo più esteso spesso ce lo dimentichiamo perchè siamo concentrati su un altro tipo di percezione e lavoro emozionale. Daniele mi ha fatto lavorare su quanto ci influenza l’impronta che ci lascia l’esterno, il rapporto con gli altri, ma anche il paesaggio che ci circonda, quanto tutto questo modifichi le nostre emozioni, il nostro vivere. Il lavoro di Daniele nelle sue pratiche di preparazione è molto profondo, è un lavoro di ricerca continua. Con la musica e la danza abbiamo lavorato anche sull’empatia, l’arte che ti apre a un ascolto e a un sentire diverso dell’altro. In questo momento storico è importante portare questo tipo di messaggio. La difficoltà più grande è stata proprio riuscire a lavorare unendo la parola e la danza. Daniele che conosce le mie canzoni da sempre, mi segue dal ’97 quando è uscito ‘Tregua’, lo ha fatto in modo magistrale. In questo spettacolo volevo anche provare ad essere qualcosa che non ero mai stata sul palco. Non ho nessuna velleità ma mi piace moltissimo, ascoltare è un esercizio. La danza contemporanea lavora di improvvisazione e quindi di ascolto. In questo caso il movimento di uno fa nascere il movimento dell’altro che ogni volta è diverso. Ho imparato moltissimo da Daniele è nata un’amicizia molto bella.
Nei tuoi concerti oltre alla musica ci si diverte sempre tanto, grazie soprattutto alla tua auto-ironia. Forse questa ironia è stata anche un tuo tentativo di superare una certa timidezza, quell’essere impacciata che mi dicevi avevi all’inizio della tua carriera
Per fortuna l’ho superato, anche se si può sempre fare di meglio. Io credo che l’ironia sia anch’essa un veicolo e che riesca a facilitare alcuni messaggi che nelle mie canzoni non sono tanto ironici. Forse la paura di appesantire troppo le persone mi ha portata a desiderare ogni tanto di fare qualche battuta anche perchè fa parte di me, è il mio carattere. Sicuramente come dicevi te è anche quello, una battuta può servire per uscire da un’impasse, qualcosa che ti ostacola. Le mie battute non vengono sempre capite o accolte, c’era chi mi voleva dark lady incasellata in un ruolo e facevano fatica ad accettare questa mia parte. Io poi me ne sono fregata, non posso rinunciare a me stessa, io sono così.
Nel 2017 hai festeggiato i 20 anni dal tuo primo disco ‘Tregua’, ci chiediamo tutti quando uscirà qualcosa di nuovo
L’anno prossimo, non so ancora quando, uscirà questa nuova creatura che stiamo sistemando, è nata in tutti questi anni in cui ho avuto bisogno di respirare attraverso altre collaborazioni. Ho lavorato tanto con Ginevra di Marco, una bellissima esperienza che ora è in pausa, ci amiamo tantissimo e ognuna di noi due ha i suoi progetti e la sua strada. Lavoriamo insieme da sempre, la nostra prima collaborazione discografica è nata nel tributo a Wyatt che uscì nel ’98, da lì non ci siamo mai più lasciate, c’è un affetto grandissimo, una delle cose meravigliose che mi lega a Firenze. A volte mi chiedono se sono toscana, è come se fosse la mia seconda casa. Ginevra, Saverio Lanza, Marco Parente, in Toscana c’è una lunghissima lista di persone a cui voglio bene e poi il pubblico fiorentino che io amo e che mi ha sempre viziata, faccio di tutto per meritarmi il suo affetto.