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© Ilaria Costanzo

Cultura /MEMORIA

Penna agguerrita e animo fiorentino. Il Fondo Fallaci rivela un’Oriana segreta

Un archivio toscano e internazionale che svela una Fallaci inedita: il suo metodo di lavoro, scrupoloso e maniacale, le interviste e la corrispondenza con i grandi del Novecento, la passione per la lettura, la cucina e il ricamo per rilassarsi. La sua amata Firenze

Tra faldoni, appunti, registrazioni di interviste, fotografie e libri si apre lo scrigno della memoria, che si fa cosa viva e autentica per regalare un ritratto intimo della giornalista e inviata di guerra. C’è anche la macchina da scrivere di Oriana Fallaci, una Adler Junior 12, il suo Corano tascabile, la Bibbia, molti dischi di musica latino-americana, asiatica, classica e anche quelli di Sanremo.

Duemila documenti e oggetti personali donati nel 2016 dall’erede Edoardo Perazzi. Testimonianze di una vita provenienti dalla casa di campagna a Casole, frazione di Greve in Chianti che coprono un arco di tempo che va dagli anni ’50 al 2006, custodite e consultabili nella Biblioteca della Toscana Pietro Leopoldo e nell’Archivio Storico del Consiglio regionale

Ma andiamo per gradi.

Dopo aver girato il mondo per testimoniarlo in prima linea e aver vissuto a New York Oriana Fallaci nel 2006 torna a Firenze, per morire nella sua città e spengersi con la “vista del duomo”. Alla Boston University lascia un fondo con buon parte del lavoro svolto in America, i libri antichi li dona alla Lateranense a Roma. A Milano nell’Archivio del “Corriere della Sera” ci sono una selezione di articoli e reportage.

A Firenze è custodita la parte più grande e ricca del suo archivio personale e privato, perché come dice il nipote Pierazzi “Oriana non buttava via niente”. Ma è più di questo: Oriana Fallaci conservava in fascicoli ordinati e quaderni i ricordi di viaggio e lavoro, monete, biglietti, cartoline, dispacci di guerra. Le rassegne stampa di tutto il suo lavoro.

Un archivio nell’archivio in dialogo tra epoche e formati differenti grazie al riordino del “Fondo Fallaci” che vanta 800 volumi della sua biblioteca personale, centinaia di copie delle sue pubblicazioni in più di 20 lingue, dal norvegese, al giapponese al persiano. Le infinite bozze, appunti e riscritture di romanzi e inchieste

Oriana Fallaci fu una cittadina del mondo e con Firenze ebbe un rapporto travagliato. Si riteneva “una fiorentina pura”, ma al suo ritorno in città non fu accolta come sperava e non ricevette mai il “Fiorino d’oro”, l’onorificenza che Firenze riserva ai suoi figli migliori. Un dispiacere conosciuto dall’amico Zeffirelli che, nel giorno della morte ne fece comprare uno per metterlo sulla sua bara.

Quello che invece le riconobbero in molti fu l’animo da “Maledetto Toscano”, alla Curzio Malaparte, il coraggio della sfida, quel “fuoco dentro” già presente in giovane età, quando a soli 14 anni con il nome di battaglia “Emilia” faceva da staffetta partigiana per il padre Edoardo, aiutando i soldati inglesi e americani sfuggiti ai nazisti a uscire da Firenze, per raggiungere le linee alleate.

Una forza che riecheggia ancora oggi nelle interviste taglienti e curate nel minimo dettaglio le cui bozze scritte a mano – in italiano, inglese e arabo – si possono leggere e le registrazioni audio si possono ascoltare nel Fondo Fallaci. La famosa intervista a Khomeini nel ’79 – quando lei in segno di sfida si tolse il velo e lui scappò, i botta e risposta con Kissinger, Arafat, lo Scià di Persia. Le interviste ai politici italiani, agli astronauti delle missioni spaziali, i dialoghi con Fellini, Totò, Anna Magnani e Mina. In tutto sono quasi un centinaio.

In questi nastri digitalizzati anche la rarissima registrazione in cui Oriana Fallaci canta su una base musicale e le prove per l’audiolibro di “Lettera a un bambino mai nato” del 1993.

Gli appunti dell’intervista allo Scià di Persia di Oriana Fallaci. Fondo Oriana Fallaci, Archivio Storico del Consiglio regionale della Toscana, ph Ilaria Costanzo

Un archivio da sfogliare che conserva tutto il materiale preparatorio per i reportage di guerra sull’ “Europeo”, di cui sono presenti i numeri dal 1958 al 1976, le copertine che la ritraggono in Vietnam, le manifestazioni di Città del Messico nel ’68 quando spararono sulla folla e Oriana Fallaci rimase ferita: la credettero morta e si salvò solo perché un prete che benediva le salme si accorse che era ancora viva. Da questa esperienza nacque anni dopo il libro “Niente e così sia”.

Nel Fondo Fallaci c’è anche il suo lavoro in Kuwait e Iran durante la Guerra del Golfo.

Sono consultabili anche i suoi articoli per il Corriere della Sera che abbracciano il periodo 2002-2006.

Visitare il Fondo è come entrare nell’ “Officina Fallaci”: scoprire il processo creativo che portava alla nascita di un’inchiesta, di un libro. Una ricerca preparatoria minuziosa che oggi è testimoniata da un mare di carta da cui si evince un perfezionismo che rasentava l’ossessione

Scriveva e riscriveva finché non era soddisfatta del proprio lavoro. Le bozze degli articoli riportano le sue note a mano, aggiunte, tagliuzzate, incollate e perfezionate fino all’ultimo momento. Oriana Fallaci rileggeva gli articoli ad alta voce e se non le piacevano, cancellava e ricominciava.

L’Archivio Storico del Consiglio regionale della Toscana custodisce anche le bozze per il libro “Un Uomo”, dove emerge la storia d’amore tra Oriana Fallaci e il poeta greco Alekos Panagulis, perseguitato dal regime dei colonnelli e poi morto in un sospetto incidente stradale. Scopriamo qui che inizialmente il libro era frutto di un lavoro a quattro mani tra Fallaci e Panagulis e che il titolo in principio era completamente diverso: “Fratello mio, compagno del deserto. Fratello mio, compagno della solitudine”.

La scrittrice si attirò molte critiche e molto seguito per i libri pubblicati dopo gli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, per le posizioni nei confronti del mondo arabo e medio orientale: “La rabbia e l’orgoglio”, “La forza della ragione” e “Oriana Fallaci intervista a sé stessa – L’Apocalisse”, di cui il Fondo Fallaci conserva le bozze preparatorie e le pubblicazioni multilingue. Tra i documenti più curiosi ci sono i 19 volumi che raccolgono le migliaia di e-mail ricevute, da aprile a settembre 2002, all’indirizzo ThankYouOriana@gmx.net presente sul sito per lei creato da una giornalista francese, dove lettrici e lettori da tutto il mondo esprimono apprezzamenti e aspri commenti al suo lavoro.

Il nastro dell’intervista di Oriana Fallaci a Riccardo Fellini. Fondo Oriana Fallaci, Archivio Storico del Consiglio regionale della Toscana. ph Ilaria Costanzo

Il Fondo Oriana Fallaci è un universo di storie che si intrecciano dove è possibile tratteggiare molteplici ritratti della giornalista e scrittrice toscana, un’occasione per rileggere la grande Storia del Novecento attraverso la lente e il lavoro di chi ha testimoniato fatti e cambiamenti epocali in prima linea.

Il Fondo Oriana Fallaci è aperto e visitabile gratuitamente su appuntamento scrivendo a Fondo.Fallaci@consiglio.regione.toscana.it.

Oppure è possibile partecipare alle visite guidate gratuite organizzate dal Consiglio regionale della Toscana. La prossima in programma è per giovedì 24 ottobre 2024 dalle ore 15.30. La visita dura circa un’ora e mezza. Prenotazioni su: https://www.consiglio.regione.toscana.it/biblioteca/PrenotazioneFondoFallaci/

Per orientarsi nel fondo archivistico bibliografico c’è il volume “Il cuore in Toscana. Il Fondo Oriana Fallaci del Consiglio regionale della Toscana. Inventario archivistico e catalogo bibliografico” per le Edizioni dell’Assemblea. Il volume a cura di Katia Ferri, Elena Michelagnoli e Monica Valentini è frutto del lavoro di riordino e inventario archivistico del Fondo Fallaci di Margherita Cricchio e Agnese Lorenzini. Il volume è disponibile gratuitamente in versione .pdf 

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