L’export dei distretti della concia e della pelle in Toscana vola e con 4,1 miliardi torna sopra i livelli pre-pandemia, come è stato reso noto alla vigilia delle fiere di settore Mipel e Mipel Lab a MIlano.
“Anche sul fronte delle fiere i numeri sono dalla nostra parte – commenta Andrea Calistri, vicepresidente di Assopellettieri – le aziende toscane, in particolare, si preparano a questi due eventi con rinnovata fiducia, sostenuta anche dai numeri: i primi nove mesi del 2022 hanno visto la Toscana tornare sopra i livelli Covid totalizzando 4,1 miliardi di export in valore con Firenze che fa da sola 3,4 miliardi di euro. Le premesse, quindi, ci sono tutte complice anche il ritorno in fiera dei buyer di mercati particolarmente vivaci per la nostra regione, a partire dagli Stati Uniti, favoriti dal dollaro forte, ma anche Sud Corea e Giappone”.
L’export toscano vale il 40% di quello nazionale
Per i dati elaborati dal Centro Studi Confindustria Moda per Assopellettieri con riferimento al settore pelletteria e concia nei primi nove mesi del 2022 la Toscana ha fatto meglio di gennaio-settembre 2019, segnando un +0,4% e un totale di quasi 4,1 miliardi di export. L’analisi per distretti e Paesi mostra un +11,5% sui primi nove mesi 2021 per la Toscana, che si conferma di gran lunga la prima regione, coprendo oltre il 40% dell’export nazionale di questi prodotti (la quota del Veneto, seconda, è attorno al 22%).
Frena semmai l’export toscano in Svizzera (-4,6%), tradizionale hub logistico-distributivo delle griffe del lusso – da interpretare probabilmente alla luce di differenti modalità di spedizione ai mercati finali (il dato complessivo italiano verso la Svizzera è -12,8%), senza transiti nei depositi elvetici.
Crescite molto sostenute invece su Francia (+52,4%) e Usa (+49,3%) favoriti dal dollaro forte. Aumenti per Sud Corea (+12,6%, che ha però raggiunto livelli più che doppi rispetto a quelli 2019 pre-Covid) e Giappone (+22%).
Andamenti invece negativi (destinati a peggiorare) con Russia (-23,8% il totale nazionale) e Ucraina (-41,5%). Le quattro regioni più esposte in quest’area mostrano flessioni che vanno dal -51,5% della Toscana al -15% dell’Emilia Romagna (prima con una quota del 32,2%), -20% il Veneto e -43% la Lombardia.