‘Passage’ maxi installazione metallica che consiste in un tunnel di acciaio nero, lungo 12 metri, che ricalca la figura umana sarà la grande protagonista dell’esposizione dedicata all’artista inglese Antony Gormley, ‘Essere’ nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi di Firenze dal 26 febbraio al 26 maggio.
La mostra riunisce una selezione delle sculture di Gormley, realizzate in diversi materiali e dimensioni, che esplorano i temi del corpo nello spazio e del corpo come spazio. Nell’Aula Magliabechiana, al piano terreno del museo, vi sono 12 opere dell’artista. Altre due sono state collocate all’interno del percorso espositivo della Galleria, al secondo piano, mentre un’altra è stata installata sulla terrazza degli Uffizi.
La mostra propone diverse nuove opere realizzate per l’occasione, tra cui Veer II (2018), un’evocazione tridimensionale in ghisa di un teso sistema nervoso al centro del corpo, a grandezza naturale, e Breathe (2018), un’opera espansiva di grandi dimensioni ricoperta di piombo che applica i principi cosmici del Big Bang alla singolarità di un corpo soggettivo.
La relazione con il prezioso patrimonio culturale della città, e con gli Uffizi in particolare, è affidata ad Another Time, esposta tra le sculture classiche in galleria ed a Event Horizon, collocata nella terrazza degli Uffizi, affacciata su piazza della Signoria. Si è infine voluto cercare un terzo rapporto con la collezione storica degli Uffizi attraverso una sala dedicata al dialogo tra l’Ermafrodito dormiente, copia romana di età imperiale da un originale ellenistico del II secolo a.C. poggiante su un basamento, e il blocco Settlement (2005) che abbraccia invece il pavimento.
Centrale, nell’ambito dell’esposizione, è proprio il dialogo in atto tra Passage e Room, due sculture realizzate a trentacinque anni di distanza l’una dall’altra. Entrambe affrontano la questione dello spazio del corpo: Passage (2016) è un vero e proprio tunnel in acciaio dalla forma umana lungo 12 metri, che potrà essere percorso dai visitatori; e Room (1980) – una serie di abiti dell’artista tagliati in un nastro continuo largo 8 millimetri che definisce un recinto quadrato di 6 metri per 6, non accessibile al pubblico. Si tratta dunque di un dialogo per contrasto fra queste due opere, della contrapposizione tra stasi e movimento, fra spazio immaginativo e reale.