Quello del rider non è un lavoro facile, è fatto di lunghe attese, corse a volte sotto la pioggia o al freddo. É un lavoro pericoloso perchè si svolge per le strade della città, spesso fuori dalle piste ciclabili e offre zero tutele ai dipendenti. Le ‘comande’ arrivano attraverso una piattaforma digitale sul cellulare tutto via app. I riders guadagnano dai 4 ai 5 euro per una consegna da mezz’ora. L’algoritmo ‘premia’ chi lavora di più dandogli più consegne. I riders lavorano così per un’azienda che non ha neanche una sede ‘fisica’, il ‘padrone’ è invisibile. Ma quando c’è stato da far valere i propri diritti, i dipendenti della piattaforma fiorentina Just Eat si sono fatti sentire.
A Firenze si è tenuta nei giorni scorsi la prima elezione di un rappresentante sindacale dei riders indetta dalle sigle Nidil, Filt e Filcams Cgil: i votanti sono stati 64, oltre il 90% dei lavoratori in turno. É la prima volta in Italia che i lavoratori di una piattaforma digitale organizzano un evento di questo tipo. A risultare eletto, in qualità di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza dei riders fiorentini di Just Eat è Yiftalem Parigi, 21 anni, rider da 3 anni.
Ecco la nostra intervista
Ciao Yiftalem! Come sei arrivato a diventare rappresentante dei riders fiorentini?
Ho fatto un percorso molto lungo. Sono sempre stata una persona attiva, ho fatto il rappresentante d’istituto alle superiori, l’ho fatto anche all’università lo sono tutt’ora. Quando ho cominciato a fare il runner ho notato fin dall’inizio che c’erano dei problemi. Parlando durante i turni con i miei colleghi, tra una consegna e l’altra, mi sono accorto che anche loro la pensavano come me. Ci incontravamo sempre in una piazza tutti insieme ad aspettare le consegne, per non stare da soli. Lì un giorno si sono presentati la segretaria generale della Camera del lavoro di Firenze e un assessore della Regione Toscana, ci hanno fatto qualche domanda e ci hanno chiesto di partecipare a un incontro con il presidente della Regione Toscana che allora era Enrico Rossi, perchè lui era interessato a parlare con noi. A quell’incontro si è creato un rapporto tra i runners, la Regione e la Cgil che faceva da tramite. É iniziato un percorso mobilitativo, abbiamo organizzato scioperi per esempio quando Foodora se n’è andata dall’Italia, siamo andati in Parlamento quando è stata fatta la legge sui riders la 128 dell’anno scorso. Abbiamo fatto causa durante la pandemia per ottenere di dispositivi di sicurezza come gel e mascherine che le società non ci volevano dare, invece i giudici hanno riconosciuto che ne avevamo diritto. A quel punto abbiamo iniziato a lavorare al testo unico sulla sicurezza che necessitava di una rappresentante che controllasse che le norme di sicurezza venissero applicate. Abbiamo fatto le elezioni e io ho vinto, la società ovviamente non lo riconosce. Ma se i giudici di Firenze già una volta ci hanno dato ragione sulle mascherine pensiamo che potranno darci ragione anche su questo.
Ho sempre pensato che i riders fossero giovani studenti che si mantenevano facendo un po’ di soldi in più con un lavoretto part- time, è così?
Diciamo che c’è una spaccatura. I primi anni era così eravamo tutti giovani e tutti amici, Firenze è una città piccola ci si conosceva tutti. Poi le cose sono cambiate. Con il peggioramento delle condizioni di lavoro e l’abbassamento delle paghe molti giovani hanno deciso di smettere. Il giovane si fa sfruttare fino a un certo punto, perchè ha comunque una famiglia che lo sostiene. Quindi hanno iniziato a fare questo lavoro tutti quelli che non riuscivano a trovare altro da fare, che erano usciti dal mercato del lavoro, è cambiata molto la popolazione dei riders.
Quali sono i problemi e le difficoltà che affronta il rider?
Di sicuro non è una coincidenza che abbiamo deciso di eleggere un rappresentante per la sicurezza, perchè il problema più grosso è appunto la sicurezza. C’è un alto rischio di incidenti, inoltre durante il lockdown non avevamo mascherine o gel. Poi c’è una questione di sicurezza economica: paghe basse, paga a consegna, quindi a cottimo e l’insicurezza che in tre ore di lavoro tu possa guadagnare o meno. Perchè capita spesso che non consegni. Per una persona che ha una visione un po’ più a lungo termine conta anche l’assenza di contributi. Io non giustifico nulla finchè i riders erano giovani andava bene tutto, ma ora la maggioranza non sono più giovani, sono persone che lo fanno di lavoro, non hanno nemmeno un euro di accumulo per la pensione.
Voi siete assicurati?
Fino all’anno scorso no, con la legge 128 sono cambiate un po’ le cose ed è stato inserito l’obbligo di versare dei contributi. C’è anche casino perchè l’Inail non sa come fare a chiedere i contributi a lavoratori che teoricamente sono definiti autonomi. Inoltre le società non hanno una sede ‘fisica’, è un problema. L’Inail è la prima volta che si deve relazionare con un mondo di questo tipo.
Ma voi avete la partita iva?
Se uno supera i 5 mila euro l’anno deve averla per legge.
Durante il lockdown avete fatto un superlavoro, ma adesso com’è la situazione?
Io personalmente ho fatto causa all’azienda perchè non davano dispositivi di sicurezza e finchè non me li hanno forniti io non ho potuto lavorare. Gli ordini durante il lockdown sono aumentati in maniera drastica però poi c’è stato il rimbalzo al contrario. Adesso sono calati vertiginosamente, le persone non vogliono più stare in casa dopo che sono stati chiusi tre mesi e seconda cosa non ci sono più i turisti. Ora ci sono pochissime consegne.