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Paolo Virzì in cattedra per parlare di sostenibilità. Sul suo film: “Siccità? Racconto di vite parallele”

Nei giorni scorsi il regista toscano ha presentato il suo ultimo film al Cinema La Compagnia di Firenze, nel corso di un'iniziativa sul tema dell'ambiente organizzata dal Dipartimento di Architettura dell’ateneo

Paolo Virzì

Dopo la presentazione, fuori concorso, all’ultimo Festival di Venezia e l’uscita nei cinema italiani dallo scorso settembre, l’ultimo film di Paolo Virzì, Siccità, è stato di nuovo presentato in sala, a La Compagnia di Firenze, dallo stesso regista. La proiezione è stata lo spunto per parlare di ambiente e sostenibilità, grazie all’iniziativa organizzata dal Dipartimento di Architettura (Dida) dell’Università di Firenze e dal Dottorato in Sostenibilità e Innovazione per il progetto dell’ambiente costruito e del sistema prodotto, alla quale hanno preso parte il delegato Unifi al dottorato di ricerca Stefano Cannicci, il direttore del Dida Giuseppe De Luca, il coordinatore del dottorato Giuseppe Lotti ed Elisabetta Cianfanelli, referente del curriculum Design.

La trama del film di Virzì è un ottimo spunto per parlare di cambiamenti climatici e di una delle minacce più pericolose dell’età contemporanea: la siccità, il cui verificarsi è aleggiato nel mondo già la scorsa estate. Nel film siamo infatti in una Roma di oggi, ma in uno scenario distopico: nella capitale non piove da tre anni e le persone portano all’estremo paure, comportamenti atipici, tic e nevrosi, dove predominano le tecnologie e la mania per i social. Ad accompagnare il tutto, proteste di piazza di chi non ci sta e vede nelle nuove restrizioni nell’uso dell’acqua una forma di vessazione. Insomma tutta una serie di comportamenti e situazioni viste e vissute nel corso della pandemia, al quale, indubbiamente, il film si ispira.

La coralità di personaggi, ognuno di cerca di salvezza, è indice del disagio esistenziale contemporaneo: “Tutti parlano di solitudine nel mio film – ha dichiarato Virzì – di relazioni tossiche: si tratta di un grande affresco del nostro tempo”. “Sono raccontate vite parallele, apparentemente diverse una dall’altra ma in realtà legate tra loro. Il mio – ha aggiunto il regista – era il desiderio di raccontare le nostre vite in questi ultimi anni, con gravitas, ma anche con ironia e grande empatia”.

“Come comunità universitaria e come istituzione che forma le giovani generazioni, abbiamo deciso – ha spiegato il prof. Giuseppe Lotti – di affrontare con la forza del cinema il tema attualissimo della crisi ambientale e sociale che ci attraversa”.

 

 

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