Un museo sommerso con opere d’arte e dissuasori. È la Casa dei pesci nata dall’idea di Paolo Fanciulli, il pescatore ambientalista che, da anni, lavora per contrastare la pesca a strascico e illegale.
Le installazioni, posizionate lungo la costa da Talamone a Punta Ala, servono per impedire pratiche scorrette di cattura della fauna ittica, migliorare il ripopolamento, creare percorsi didattici unici e, quindi, dare vita a un nuovo modello di turismo responsabile.
“La mia battaglia – racconta il promotore – è salvare i fondali. Nessun cacciatore si metterebbe a bruciare un bosco per catturare un cinghiale. Allo stesso modo, se si devastano gli abissi anche il pesce scompare. Purtroppo ci sono pescherecci che ancora oggi usano metodi nocivi per l’ecosistema ed è necessario intervenire per cambiare la rotta e difendere la biodiversità”.
Pesca illegale: gli effetti sull’ambiente
Amante del mare fin da bambino, Paolo è diventato presto un guardiano del suo territorio, concentrandosi sugli effetti dannosi della pesca a strascico, una pratica che sta distruggendo l’habitat dei pesci e il nostro litorale: “Tra le conseguenze più catastrofiche della pesca illegale vi è la scomparsa delle praterie di ‘Posidonia oceanica’. Si tratta di una pianta preziosa, considerata il ‘polmone verde’ del Mediterraneo, perché, come la foresta amazzonica, svolge un ruolo fondamentale nella produzione di ossigeno. Ma non solo. La posidonia è in grado di assorbire anche grandi quantità di inquinanti”.
Entro le tre miglia dalla costa la pesca a strascico è illegale. Sfortunatamente però non tutte le barche che si spingono a riva vengono intercettate. “L’unico modo per combattere questi ‘pirati’ – continua Fanciulli – è costruire ostacoli in mare, ovvero i dissuasori. Nasce così l’esperienza della Casa dei pesci (descritta anche nel libro di Ilaria de Bernardis e Marco Santarelli, Palombi Editori) e posso dire che da quel momento è cambiato anche il mio lavoro e ho iniziato a conoscere i GAS – gruppi d’acquisto solidale”.
La Casa dei pesci
Il primo progetto nasce nel 2006 con 800 blocchi di cemento; adesso sott’acqua ci sono 39 opere d’arte, di cui 20 sono dissuasori e 19 costituiscono un museo aperto a tutti.
“Tutto questo – confessa Paolo – è stato possibile grazie a Franco Barattini, proprietario delle Cave Michelangelo, che ci ha fornito gratuitamente blocchi di marmo di Carrara e, ovviamente, grazie al lavoro di molti artisti che hanno donato le loro creazioni; sono state inabissate anche sculture raffiguranti gli stemmi di tutte le contrade della città di Siena.
Il museo vero e proprio ha preso il via nel 2013, l’anno del naufragio della Costa Concordia al Giglio. La Casa dei pesci è la realizzazione del mio sogno per la cura dell’ambiente marino, uno spazio di bellezza e protezione della Maremma”.
Il mio motto è: l’ambiente si salva a tavola
Cultura del cibo e salute
Sostenibilità è anche scegliere il pescato locale di stagione e porta a un impatto positivo per le specie ittiche e per la salute. “Il mio motto è: l’ambiente si salva a tavola. La gente si preoccupa di comprare macchine, vestiti e cellulari di ultima generazione ma non sta attenta a ciò che mangia. Dobbiamo impegnarci ad acquistare prodotti stagionali e non trattati con i pesticidi. Il muggine, ad esempio, il pesce ‘povero’ dei nostri mari, è ottimo dal punto di vista qualitativo ma al supermercato in pochi lo conoscono. I più richiesti sono spigola e orata e sono spesso di allevamento.
Per capire quello che sta accadendo, basta osservare i dati. In Italia, la maggior parte del pesce consumato arriva dall’estero e questo è paradossale visto che siamo letteralmente circondati dal mare e possiamo contare su chilometri e chilometri di coste”.
Turismo, sfide e opportunità
Con l’area protetta della Casa dei pesci, che va dal fiume Ombrone a Porto Santo Stefano, Paolo ha salvato una “manciata” di mare. La natura ha ripreso il sopravvento, i pesci hanno trovato altri anfratti per nuotare al riparo e i turisti, incuriositi dalle opere d’arte, hanno scoperto nuovi mondi sottomarini. Questo ha consentito di porre le basi per uno sviluppo sostenibile e bloccare il diffondersi di rifiuti tossici e cemento.
“Il turismo è importante – conclude – perché le persone devono capire che, con il mare, non possono solo ‘prendere’. Ognuno deve fare la sua parte. È il momento di agire e i primi a dover cambiare stile di vita sono i consumatori”.