É un Maggio Musicale Fiorentino pieno di grinta e passione quello che ha presentato l’opera che andrà in scena il 30 novembre su Rai5 in diretta. L’Otello di Verdi vedrà la regia di Valerio Binasco, la direzione dell’orchestra del maestro Zubin Mehta e la presenza di tre dei più grandi cantanti al mondo che debuttano per la prima volta in questa produzione: Fabio Sartori è Otello, Marina Rebeka è Desdemona e Luca Salsi è Jago.
Si tratta di una produzione straordinaria perchè nata in tempi straordinari, in cui un coro di cento persone riesce a provare cantando distanziati e con la mascherina. Lo spettacolo è reso possibile dalla donazione di uno sponsor un imprenditore francese che da anni vive in Italia: Philippe Foriel-Destezet che ha coperto tutti i costi della rappresentazione.
“Ho lavorato molto per dare un segno di vita e sono molto grato e ringrazio la Rai per questo spettacolo che sarà visibile su Rai 5 e presto anche in Giappone. – ha dichiarato il sovrintendente Alexander Pereira – A giugno e luglio abbiamo capito che lo streaming non è un’alternativa in questo momento per nessuno. Quando il Ministero ha dato la possibilità di aprire al pubblico il teatro ha cercato di fare il meglio possibile. Abbiamo provato a fare dei test con lo streaming ma abbiamo avuto spettacoli con 3-400 persone paganti. Con questi numeri non è possibile finanziare un progetto d’opera o un concerto, non è un modello economico praticabile. Servirebbero 7-800 persone per tenere il teatro aperto, di questo dobbiamo tenere conto anche pensando al prossimo futuro. Noi abbiamo la grande fortuna di avere uno sponsor che l’anno scorso ha dato 100 mila euro e quest’anno per l’Otello ha dato altri 300 mila euro. Il costo di questa produzione infatti sarà completamente coperto dalla sponsorizzazione di Philippe Foriel-Destezet. Credo che questa produzione sarà uno dei più grandi Otello della storia, sarà l’Otello del secolo. Essere sovrintendente per questo progetto è un regalo incredibile.”
“Ho fatto Otello parecchie volte tra New York, Londra e posso dire che questo allestimento è uno dei più belli, con un regista che conosce assolutamente il senso di questa tragedia. – ha detto il maestro Zubin Mehta – Io sono molto felice. Orchestra e coro purtroppo indosseranno le mascherina, però seduto in sala non si percepisce la differenza nel suono.”
Il regista Valerio Binasco con grande commozione ha dichiarato:” Il sovrintendente Pereira è un uomo coraggioso, pieno di capacità di gestire un teatro in un’epoca impossibile. Sono commosso per le parole di Mehta, è una delle esperienze più forti della mia vita. Ho fatto l’Otello di Verdi nell’epoca della sua impossibilità totale. Noi sappiamo bene che fuori dalle mura del teatro c’è qualcosa di incredibilmente complesso e tragico e nonostante tutto ci siamo riuniti insieme a cantare. É una rivoluzione contro la morte, l’affermazione di ciò che l’arte e la poesia possono dare all’umanità. Abbiamo lavorato a sfidare l’impossibile, un coro che supera le cento persone è riuscito a lavorare con il distanziamento. Quando il mondo cade in preda dell’impossibile, è il momento di dare spazio agli artisti perchè loro sanno come gestire questo demone. I musicisti sono non solo eroi ma a volte anche angeli.”
La storia dell’Otello di Verdi
Dopo il successo di Aida Verdi aveva deciso di ritirarsi dalle scene. La vita professionale gli aveva dato tutto: gloria, denaro, fama imperitura. Con Aida poteva congedarsi dalla fortunata stagione del melodramma ottocentesco; da troppo tempo ormai sentiva il peso di un teatro musicale in crisi che stentava a trovare nuove vie drammaturgiche e formali. Ma l’incontro con lo scapigliato Arrigo Boito riportò il maestro sulla via dell’opera. Verdi, come Boito, era desideroso di soluzioni poetiche sperimentali e innovative. L’intesa tra i due nacque sotto il segno di Shakespeare, autore che Verdi aveva amato e rincorso per tutta la vita. Primo frutto del fortunato sodalizio è proprio Otello, che debuttò trionfalmente alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887. A 74 anni, Verdi dimostrò una stupefacente capacità di rinnovamento, rivestendo in modo inaspettato e originale i versi di Boito. Con un occhio a Wagner e uno alla tradizione teatrale italiana, Verdi segnò così il punto di arrivo della sua eccezionale parabola creativa.