Quella della Cinta Senese è una storia davvero antica. Probabilmente questa razza rustica era nota già ai tempi dei romani anche se le prime attestazioni sicure risalgono al tardo Medioevo, quando Ambrogio Lorenzetti ritrasse la specie in un proprio affresco del 1338, dal nome Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo, conservato nel Palazzo Comunale di Siena.
La Cinta Senese ha poi vissuto una “crisi” tra gli anni ‘50 e ’70, rischiando addirittura l’estinzione. Grazie a un programma di ripopolamento condiviso dalle istituzioni, è stato raggiunto un numero di animali sufficiente a scongiurarne la scomparsa, sebbene, ancora oggi, la domanda internazionale del prodotto superi di gran lunga l’offerta.
La carne e i salumi di Cinta Senese sono infatti amati in tutto il mondo. Ad accrescerne la popolarità è stato un importante riconoscimento concesso dalla Commissione Europea che consente di estendere la denominazione DOP, di cui questa razza si fregia fin dal 2012, a tutti i tagli commestibili del suino e, quindi, anche al lardo.
L’appello del Consorzio di Tutela
Spesso le idee migliori nascono nei momenti di particolare incertezza economica. Ne è un esempio la sfida lanciata dal Consorzio di Tutela della Cinta Senese che invita a considerare l’allevamento di questo animale come un’interessante opportunità lavorativa.
“La Cinta Senese – spiega Daniele Baruffaldi, presidente del Consorzio – è un prodotto di eccellenza dell’agroalimentare italiano, ampiamente conosciuto ed apprezzato all’estero. La produzione di circa 4.000 capi non riesce a soddisfare le molte richieste di mercato. L’obiettivo è di raddoppiare o di triplicare la produzione per poter fidelizzare ancor più i suoi estimatori e al contempo stabilizzare il prezzo di mercato, dando più certezze ai piccoli allevatori”.
Allevare Cinta Senese: i requisiti
Ma qual è l’identikit dell’allevatore ideale di Cinta Senese? Sicuramente è una persona con una innata passione per gli animali e la vita all’aria aperta, rispettoso dei principi previsti dal disciplinare, come ad esempio la predisposizione di spazi adeguati per l’allevamento allo stato brado e semi brado.
“In tal senso – prosegue Baruffaldi – il Consorzio si rende disponibile a fornire tutte le informazioni su come avviare un allevamento di questa pregiata razza di suini, evidenziando anche quali sono le problematiche e le criticità che tale tipo di impresa può presentare. Una piena consapevolezza di quello che si deve affrontare è la migliore garanzia di successo. Ciò per non illudere e indurre in eventuali errori i nuovi allevatori e di conseguenza costringerli a chiudere dopo una breve esperienza. Fa più danno un allevatore che chiude, rispetto a dieci che non aprono”.
“Ultimamente nel settore – sottolinea ancora il presidente del Consorzio – ci si sta orientando su due percorsi ugualmente validi e redditizi. Per chi ha poco spazio e tempo il consiglio è di dedicarsi alla riproduzione, per poi vendere esemplari già svezzati. Per chi ha poco tempo e spazi adeguati (magari terreni marginali di un’azienda agricola già avviata) l’obiettivo è l’allevamento degli animali per l’ingrasso”.
Una grande campagna di promozione
Oltre a dare pieno supporto per quanto riguarda gli aspetti tecnici, il Consorzio è pronto a lanciare una grande campagna promozionale della Cinta Senese, con iniziative di tipo commerciale per favorire la collaborazione tra allevatori e trasformatori.
“Faremo proposte davvero innovative e di grande impatto mediatico – conclude Daniele Baruffaldi –, che coinvolgeranno le aziende del settore e l’intero territorio, facendo sì che i toscani possano conoscere sempre meglio questa razza e le sue peculiarità, diventando loro stessi i primi ambasciatori della Cinta Senese”.