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Quando una Rondine non fa primavera ma “fa scuola”. E’ la rivoluzione della Sezione Rondine

Da settembre in 13 istituti superiori italiani c’è il triennio formativo firmato Rondine Cittadella della Pace. Dalla classe terza alla quinta un nuovo modo di fare e vivere la scuola che rimette al centro l’umano tra relazioni, conflitti e un rinnovato senso di comunità

Sezione Rondine- Rondine Cittadella della Pace

Si dice spesso che “una Rondine non fa primavera”, ma c’è una Rondine, la Cittadella della Pace ad Arezzo, che sta per dare vita alla sua ennesima rivoluzione mettendo al centro la formazione dei giovani, quel fiorire di nuovi leader, vero motore e orizzonte di ogni agire da quasi 30 anni.

Detto così sembra un volo ad ali spiegate, tra l’ideologico e l’idealizzato, in realtà quella di Rondine per i giovani è una storia che affonda le radici nel borgo medievale che nasce sulle rive dell’Arno, una storia che merita di essere raccontata bene.

Perché Rondine non è una scuola ma da sempre “fa scuola” ed è legata a doppio filo con tutto ciò che è formazione dell’umano. È una sinergia potente. Da 25 anni con i giovani internazionali della World House – coppie di ragazze e ragazzi “nemici” provenienti da Paesi in conflitto tra loro che a Rondine si incontrano, convivono e lavorano per trasformare i propri conflitti in progetti capaci di creare un impatto positivo concreto nei propri territori. Dal 2015 in ambito scolastico con il Quarto Anno Liceale, in cui Rondine ha messo a disposizione degli studenti il suo Metodo di trasformazione creativa del conflitto e oggi si rivolge finalmente a tutte le scuole d’Italia, ma proprio tutte, con la Sezione Rondine.

Finalmente sì, perché, oggi più che mai la scuola, dopo le difficoltà vissute in pandemia, è attraversata da nuovi conflitti e ha (forse) bisogno di ripensare il proprio ruolo nella società

Ha bisogno di nuovi strumenti, approcci e prospettive per contrastare l’abbandono scolastico che si spande a macchia d’olio e affrontare le nuove disuguaglianze formative di chi si è visto l’accesso negato alle lezioni, a causa di una connessione internet che non ha retto il colpo nell’incontro con una nuova scuola trasformatasi in DAD.

Perché i ragazzi e le ragazze hanno sofferto più di tutti in pandemia e i segni di quel periodo li portano con loro sulle spalle. Chi in testa, chi sulla bocca dello stomaco. Un bel peso. Come se non bastasse lo zaino strapieno.

Non che i tempi fossero facili già prima della pandemia, in cui la dimensione relazionale tra i giovani era – ed è ancora – attraversata da vere e proprie distorsioni percettive di spazio e tempo.

Ai giovani chiediamo di essere cittadini globali quando faticano ad uscire dalla propria stanza per incontrare gli altri

Gli chiediamo di sognare e costruire il futuro e non hanno la forza per leggere il presente e viverci dentro senza essere colpiti da ansie e disagio. Li vediamo vivere on-life, tutti connessi in un eterno presente, per scoprire che poi si sentono sempre più soli, in una costante ricerca di equilibrio tra autenticità e apparenza, intimità ed esibizione, autonomia e relazione con l’altro.

Per dirla alla “rondinese”, il nostro è un tempo scandito da 3 variabili: accelerazione, profonda complessità ed elevata conflittualità

Le differenze reciproche rimangono schiacciate nell’accelerazione tempo che gira vorticoso, manca il tempo per comprenderle e farle sedimentare. La complessità moltiplica le occasioni di possibile conflitto a tutti i livelli: sociale, culturale, economico e riduce lo spazio condiviso. Il conflitto non è più incontro di differenze che possono arrivare a comprendersi e accettarsi, ma un degenerare insostenibile che rischia la deriva rabbiosa, fino alla violenza e allo scontro

E in tutto questo marasma i nostri giovani che fine fanno?

 

Rischiano di subire questa precarietà e perdere la profondità e la prospettiva necessarie per vivere con serenità e consapevolezza il presente e diventare protagonisti di un futuro da sognare con coraggio e costruire insieme.

 

E la Scuola come può ricentrarsi nella sua natura di luogo di formazione, socialità, cittadinanza e prima palestra di democrazia?

Rondine ha le idee chiare sull’argomento.

La Scuola deve ambire ad un nuovo obiettivo formativo: abilitare i giovani a saper vivere, gestirsi e orientarsi in quest’epoca, con una nuova prassi di educazione alla non violenza, in cui incanalare le fragilità e i percorsi evolutivi dei giovani

 

Scuola come limite da superare, scuola come orizzonte a cui tendere. Scuola da non lasciare da sola  perché rischia di soccombere schiacciata da un sovraccarico di ruoli e funzioni che non le spettano, disattendendo le aspettative che gli studenti e le famiglie proiettano su di essa.

Così nasce la Sezione Rondine, con l’esperienza della Cittadella della Pace messa a servizio del mondo Scuola. Da settembre 2022 partirà in 13 istituti superiori italiani questo triennio sperimentale che va dalla classe terza alla quinta e offre un modo nuovo di fare scuola rimettendo al centro la persona e la relazione – con sé stessi, con il gruppo classe e con i docenti. È una scuola che supera le semplici nozioni e integra le competenze cognitive con le competenze trasversali – le famose soft skills – e con le life skills che aiutano ad affrontare la vita quotidiana.

In ogni classe docenti formati al Metodo Rondine – già 230 in Italia –  e il tutor, il facilitatore relazionale per i singoli studenti e il gruppo classe nelle relazioni interpersonali, intergruppo e con i docenti. Poi consigli di classe aperti e partecipati con gli studenti, didattica innovativa, interdisciplinare, internazionale e digitale.

Da Napoli a Bergamo, passando per Alghero, Prato, Arezzo e Mondovì, fino a Trieste, Cremona, San Giovanni Valdarno e Udine. Nella Sezione Rondine al centro della vita di classe la dimensione del conflitto.

Per trasformare la classe in una comunità educante coesa, capace di prendersi cura di sé e dell’altro. Riconoscere i propri limiti, senza paura. Capace di “trasformare in oro le proprie ferite”.

 

Tra gioie e sfide, che condivise creano un nuovo senso di appartenenza. Giovani artigiani di sé che costruiscono insieme giorno per giorno la propria nuova comunità. Che sanno accogliere e trasformare, mentre apprendono. Giovani che possono scegliere di ribaltare il concetto di limite, di affrontare i propri conflitti interiori e i conflitti nascenti con la propria classe. Giovani che come maestri dell’antica arte giapponese del Kintsugi potranno decidere se riparare le proprie ferite con l’oro delle storie, della convivenza, della collaborazione evidenziando le fratture anziché nasconderle. Come si aggiusta una ceramica rotta con l’oro per trasformarla in un oggetto nuovo, con una nuova vita.

 

Ragazzi più forti, più uniti, più preziosi di quanto non fossero prima di riconoscere le proprie crepe.

Studentesse e Studenti della Sezione Rondine, la scuola dove si impara a riconosce e abitare il conflitto, per trasformarlo in energia vitale.

Non vediamo l’ora di conoscerli.

 

VIDEO | Guarda l’intervista a Franco Vaccari presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace

A scuola ora c’è la Sezione Rondine, il triennio per trasformare i conflitti con la Cittadella della Pace

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