Prima di tutto vorrei constatare la pessima qualità di questo presepe dal punto di vista estetico nel suo insieme. Io sono un cultore del presepe da quando sono ragazzino. Ancora oggi costruisco presepi a casa per la mia famiglia, quindi sono di parte nel giudizio. Questo non mi suscita nessun tipo di emozione, quella fascinazione che provoca nei più piccoli su cui sono state spese, parole, interpretazioni anche da grandi filosofi. Non banalizziamo il presepe e non riduciamolo alla sola componente religiosa.
Non banalizziamo il presepe e non riduciamolo alla sola componente religiosa
Anche a Napoli i personaggi dei presepi assumono le sembianze delle personalità presenti nei Media. Quella è una dimensione molto popolare, che mescola tutti i livelli, da quello vernacolare a quello più aulico. C’è una grande tradizione a Napoli del manufatto, i grandi maestri del Seicento e del Settecento che arrivano fino ai nostri tempi.
Qui mi sembra che si sia cercato di cavalcare un’onda lunga partita dagli Uffizi, che però ormai ha fatto il suo viaggio. Le onde che arrivano sulla spiaggia, possono essere anche degli Tsunami e poi riportano indietro di tutto.
Starei attento anche a travisare le parole del Papa che cerca di arrivare col suo linguaggio a essere più globale e comprensibile possibile anche ai giovani.
Dal mio punto di vista la redditività dell’operazione della Ferragni agli Uffizi ha già dato il massimo, questo presepe lo trovo di sponda, diciamo che arriva secondo. Perché non fare San Giuseppe con la faccia di un grande attore a questo punto.
Qui si vuole far diventare un’icona una persona reale
Non cadiamo in questa sorta di luogo comune che l’artista va a raccogliere personaggi in strada. É vero che lo diceva Leonardo quando stava realizzando l’affresco del Cenacolo a Milano, andava in strada a cercare il volto di Matteo, Pietro o Giuda. Ma è pur vero che l’artista trascende sempre il dato reale per creare un’icona. Qui si vuole far diventare un’icona una persona reale. Noi non sappiamo chi erano quelle persone conosciute o prese a modello da Leonardo per la strada, non ne conosciamo il nome e il cognome, ormai non ci interessa più.
Io non voglio criticare la Ferragni, lei fa il suo lavoro e lo fa bene, anzi può essere utile a promuovere delle cause o dei temi. Ma questo quando lo decide lei, qui mi sembra che ci sia anche una sorta di abuso. Lei è un personaggio pubblico che può promuovere qualcosa per motivi culturali, commerciali, di marketing o sociali come ha fatto ultimamente con la campagna per le mascherine, ma è una sua decisione. In questo caso è la decisione di uno “pseudo-artista”.