OPINIONE/

Par condicio? Obsoleta e inadeguata, non tiene conto di web e social

È importante adattare la comunicazione politica alle nuove regole del web e della comunicazione digitale. In tempo di campagna elettorale si scopre come le leggi attualmente in vigore in tema di par condicio siano anacronistiche e necessitino di un cambiamento

Toscana al voto

L’insolita campagna elettorale e referendaria che da qualche giorno è iniziata anche nella nostra regione in vista dell’election day del 20 e 21 settembre si svolge ancora una volta sotto l’ombrello (quest’anno un ombrellone) della legge 28/2000, la cosiddetta “par condicio”, che da tempo segnaliamo al Parlamento come obsoleta e inadeguata ai tempi che viviamo. Una normativa progettata quasi 20 anni or sono che, naturalmente, non prende in considerazione i nuovi media digitali, il web e i social in primo luogo.

Una normativa progettata quasi 20 anni or sono che, naturalmente, non prende in considerazione i nuovi media digitali, il web e i social in primo luogo

Oggi i soggetti politici, i media locali e le amministrazioni pubbliche sono chiamati a rispettare disposizioni spesso farraginose, decisamente rigide per alcuni versi e del tutto inadeguate sul piano della comunicazione. Come Corecom della Toscana ci siamo trovati più volte, nel corso delle ultime campagne elettorali, ad intervenire su questioni spesso marginali rispetto ai temi e al necessario equilibrio tra le diverse forze politiche. La gran parte delle segnalazioni che ci sono arrivate hanno riguardato presunte violazioni dei limiti alla comunicazione istituzionale (art. 9 della Legge 28/2000). Limiti che, di fatto, silenziano le pubbliche amministrazioni per mesi, anche più volte nel corso di un anno.

Non ci sono più alibi per mettere mano alla legge nazionale, al fine di consentire a tutti, in particolare ai cittadini elettori, di esercitare il proprio diritto di voto in modo informato, consapevole e sereno, in un contesto normativo adeguato alle sfide e all’attuale contesto informativo e tecnologico.

Come in altri contesti sui quali siamo attivi, anche nel caso della comunicazione politica l’approccio che suggeriamo al legislatore di adottare non è di tipo repressivo o coercitivo, ma preventivo e di sensibilizzazione dei vari soggetti in campo. Lo stiamo facendo sul fronte della tutela dei minori sulla rete, con il Patentino digitale, un progetto di media education nelle scuole. Sul fronte del diritto alla connessione, con le oltre diecimila controversie risolte l’anno e il recente appello rivolto ai candidati alla presidenza della Regione. Sul fronte dell’incentivo alla “buona comunicazione”, con i premi ai più originali spot audiovisivi su temi di rilevanza sociale, alle migliori trasmissioni delle nostre tv locali, al comunicatore toscano dell’anno, alla migliore tesi universitaria in comunicazione.

Altri fronti sono in fase di costruzione: dalla riflessione sui linguaggi delle nuove generazioni (rap, social, videogiochi, …) ad una battaglia per riconoscere la giusta visibilità e il diritto d’autore al lavoro dei fotogiornalisti. Compresa una campagna, che si avvierà in autunno di divulgazione e sensibilizzazione sulle nostre attività affidata ad un toscano ironico, intelligente e credibile Alessandro Benvenuti.

Un Corecom che si adatta ai rapidissimi cambiamenti della nostra società muovendosi sempre più ai confini di una legge regionale anch’essa anacronistica, la cui revisione affidiamo come compito al Consiglio regionale che uscirà dall’election day del prossimo settembre.

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