Un altro segnale captato dalle profondità dell’universo a Cascina, che potrebbe raccontare un evento mai registrato prima da una strumentazione scientifica. È la nuova onda gravitazionale che è stata captata a metà agosto dai rivelatori della collaborazione internazionale Ligo-Virgo. Il suo segnale è giunto forte e chiaro e da allora gli astrofisici stanno vagliando febbrilmente enormi moli di dati per capire se quello che è stato intercettato è davvero il messaggio che inseguivano da tempo, ovvero il segnale di una stella di neutroni inghiottita da un buco nero.
Questo evento è infatti il più atteso, dopo che i rivelatori nell’estate del 2017 hanno registrato l’onda gravitazionale generata dalla fusione di due buchi neri e quella provocata dalla fusione di due stelle di neutroni. La storia si sta ripetendo anche questa estate, a meno di quattro mesi dalla riaccensione dei tre rivelatori di onde gravitazionali posti sulle due sponde dell’Atlantico.
Si tratta di Virgo, l’interferometro pisano che si trova appunto a Cascina gestito dall’Osservatorio Gravitazionale Europeo Ego (a cui l’Italia partecipa con l’Istituto nazionale di fisica nucleare, Infn), e le due macchine del rivelatore statunitense Ligo della National Science Foundation, una nello Stato di Washington e l’altra in Louisiana. Sono loro che all’unisono, lo scorso 14 agosto, hanno intercettato il nuovo segnale.
“È arrivato quando in Italia erano le 23:11 – spiega Giovanni Prodi, fisico dell’Università di Trento associato all’Infn, nonché coordinatore dell’analisi dei dati di Virgo – quella notte abbiamo festeggiato il Ferragosto con due ore di teleconferenza, avevamo capito subito che si trattava di una cosa grossa”.
I dati, infatti, provenivano da tutti e tre i rivelatori, che insieme hanno permesso di fare una sorta di triangolazione per inquadrare con maggior precisione la zona di cielo dalla quale è arrivato il segnale: localizzato a quasi 900 anni luce da noi, è talmente nitido che “la probabilità che si tratti di un’onda gravitazionale genuina è superiore al 99%”, sottolinea Prodi.
“Le analisi condotte nelle prime 12 ore fanno intendere che ci troviamo davanti a una stella di neutroni ingoiata da un buco nero: se confermato, questo sarebbe il segnale che inseguiamo da tempo, perché finora avevamo registrato solo segnali della fusione di due buchi neri o di due stelle di neutroni – conclude Prodi – sarebbe dunque la prima ‘coppia mista’ che potrebbe rivelarci quanto è frequente questo genere di sistema binario, fornendo preziose informazioni anche sulla materia e il comportamento delle stelle di neutroni, che sono oggetti estremamente densi e compatti. Per avere una risposta serviranno ancora molte settimane di analisi dei dati, ma siamo convinti di poter ottenere risultati scientifici molto importanti”.