Si chiama “Nuove stagioni“: un nome di buon auspicio per un progetto sviluppato per sostenere le donne con il cancro al seno. La tenuta di Suvignano a Monteroni d’Arbia nel Senese diventa un luogo di ritrovo, supporto e condivisione per chi ha ricevuto una diagnosi di carcinoma mammario e per le loro famiglie.
Suvignano diventa così un luogo dove poter sviluppare insieme un progetto di agricoltura sociale, coltivando e progettando un orto e partecipando a incontri psicologici di meditazione in gruppo, a contatto con la natura, con altre donne e i loro familiari.
La tenuta di Suvignano strappata alla mafia
Il progetto è promosso dall’azienda ospedaliero-universitaria senese ed è frutto della collaborazione tra più enti. Anche il luogo è simbolico e denso di significato: la tenuta di Suvignano è stata infatti strappata alla mafia nel 1983, grazie al magistrato Giovanni Falcone, ed è tornata nel 2019 bene a disposizione della collettività, sotto il controllo dell’Ente Terre della Regione Toscana.
Nell’orto all’interno della tenuta si potranno coltivare piante ed erbe aromatiche, con l’aiuto di un tecnico agronomo, per poi, sotto la guida di un medico nutrizionista, parlare e promuovere la sana alimentazione che si basa sull’uso di ortaggi ricchi di antiossidanti. Gli incontri psicologici di gruppo si baseranno sulle tecniche cognitivo-comportamentali della Mindfulness.
Giani: l’importanza di sanità e relazioni umane
L’iniziativa proseguirà fino a dicembre 2024 e oltre ad azienda ospedaliero-universitaria, Tenuta ed Ente Terre (e dunque la Regione Toscana), sono coinvolti il Comune di Monteroni d’Arbia e l’assocciazione Serena Onlus, che da anni opera sul territorio a sostegno delle donne con un tumore alla mammella.
“La diagnosi di un tumore può avere un effetto dirompente sulla vita di una persona e sulle sue relazioni – sottolinea il presidente della Toscana, Eugenio Giani – Si tende a sparire e a nascondersi. La buona medicina e buona sanità deve occuparsi anche di questo aspetto di relazioni umane e il progetto dell’azienda ospedaliera universitaria senese va proprio in questa direzione, con il valore aggiunto di svolgersi all’interno di una tenuta che, strappata alla criminalità organizzata, è tornata un bene di tutti”.
Saccardi: agricoltura sociale per le donne
“Sono una sostenitrice dell’agricoltura sociale da sempre – ha detto la vicepresidente Stefania Saccardi –. Molti sono i progetti che abbiamo sostenuto in questo ambito e adesso mi fa piacere che la pratica venga introdotta anche alla tenuta di Suvignano, una delle nostre realtà a più alto valore etico oltre che paesaggistico, una pratica rivolta a una fetta di popolazione più fragile come le donne con malattie oncologiche al seno. Perché sicuramente l’esperienza dell’agricoltura sociale è positiva, offre un’opportunità di partecipazione attiva e migliora il benessere individuale. Aggiungi l’approccio di lavoro collettivo a stretto contatto con la natura che è una modalità salubre che fornisce peraltro anche un grande sostegno psicologico”.
Bezzini: un’esperienza all’avanguardia
“”Nuove stagioni” è un’esperienza all’avanguardia che contribuisce a rendere più umano un percorso complesso come quello della malattia oncologica – commenta l’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini –. E’ grazie a progetti come questi che le pazienti e i loro familiari riescono a vivere la malattia con occhi diversi, superano la paura di un’eventuale ricaduta e trovano una migliore qualità della vita. In sanità la Toscana ha fatto dell’innovazione una vera e propria pratica diffusa che, come in questo caso, va oltre le mura dei presidi e le articolazioni del sistema sanitario pubblico. Esprimo la mia soddisfazione e ringrazio la rete di soggetti che ha lavorato a questo importante progetto che diffonde salute e benessere tra le persone”.
Barretta: un modo per umanizzare le cure
“Crediamo molto in questo progetto – dichiara Antonio Barretta, direttore generale dell’Aou senese –, un progetto che vede una grande collaborazione tra ospedale, istituzioni e volontariato e, soprattutto, permette di migliorare l’accoglienza e l’umanizzazione delle cure, aspetti su cui l’ospedale Santa Maria alle Scotte sta investendo molto sia in termini di progettualità che di attenzione a tutti gli aspetti relazionali, sia con i pazienti che con i loro familiari e caregiver prima, durante e dopo il percorso di cura”.
“Ci sono patologie – aggiunge – , come quelle oncologiche, dove il rapporto tra pazienti e professionisti diventa molto stretto e dove i tempi di cura possono essere anche molto lunghi e, proprio grazie a questo progetto, possiamo dare supporto sia dal punto di vista psicologico, sia relazionale e anche nutrizionale, per tornare ad una vita sana e salutare”.