Una conferenza sui diritti umani si terrà a Firenze tra fine novembre e inizio dicembre, a dieci anni dalla scomparsa di Nelson Mandela. Lo ha annunciato Sello Hatang, ceo della Nelson Mandela Foundation, a Firenze per lavorare al progetto e organizzarlo con l’associazione che porta il nome di Madiba. “Stiamo cercando di lavorare per avere una figura di statura mondiale che partecipi all’iniziativa“, ha spiegato Hatang.
Il nome di Mandela in questi giorni a Firenze è stato spesso sulla bocca di tutti per l’omaggio tributato al leader sudafricano dall’Half Marathon Firenze domenica scorsa. La mezza maratona si è corsa nel ricordo di questo grande uomo, presente allo start e alle premiazioni lo stesso Hatang che aveva annunciato altre iniziative.
Gli alberi della speranza
Ecco quindi il calendario internazionale in cui Firenze rientra a pieno titolo prevede a luglio un’azione simbolica. “Pianteremo alberi come simbolo della lotta al cambiamento climatico. L’iniziativa partirà dalla Nuova Zelanda e si svolgerà in tutto il mondo: l’idea è seguire il sole e piantare alberi per tutta la giornata. La Toscana è importante per l’eredità morale di Mandela e mi piacerebbe alzare l’asticella: trovare 10 siti, come i 10 anni dalla scomparsa di Mandela, in cui piantare alberi” ha spiegato Hatang.
E ha aggiunto: “Li chiamiamo alberi di speranza, e il mondo ne ha bisogno oggi più che mai: le diseguaglianze crescono, le famiglie più povere vengono messe ai margini, ed è facile in momenti come questi sentirsi in una situazione di disperazione“.
Un’eredità che vive ancora in noi
Hatang ha presentato il logo del decennale della scomparsa di Madiba, con la frase ‘the legacy lives on through you‘ ossia ‘l’eredità vive attraverso voi‘. “Questa è la chiave – ha affermato il ceo della fondazione -, ci ricorda che Mandela non c’è più, ma noi stessi possiamo essere Mandela, perché i suoi valori vivono attraverso noi“.
Gli impegni del Mandela Forum
Massimo Gramigni, presidente dell’associazione Nelson Mandela Forum ha ricordato che per il decennale sono stati presi quattro impegni. “Il primo è ricordare il marchio del Remember Mandela in tutti i luoghi del Forum, e cominciare a scrivere ai nostri interlocutori e agli artisti che si esibiranno al Nelson Mandela Forum, di ritornare a fare quello che facevamo già prima del Covid: portarli alla riproduzione della cella di Mandela finito il loro evento musicale, facendo in modo che si rendano conto della dimensione di quella cella” ha spiegato.
Il convegno sui diritti umani in autunno, e “un concerto con gli artisti che hanno un legame profondo con Nelson Mandela – ha detto Gramigni -, che l’hanno conosciuto e frequentato: tutto l’incasso andrà alla Nelson Mandela Foundation per i bambini e gli asili in Sudafrica“.
L’impegno forse più importante sarà “andare a raccontare chi è Nelson Mandela nei luoghi dove ci chiameranno: il 25 aprile, al pranzo antifascista promosso dall’Anpi in piazza Poggi, l’Associazione Nelson Mandela Forum sarà presente e Sello Hatang sarà collegato via audio per raccontare i dieci anni dalla scomparsa di Nelson Mandela” ha concluso.
“Fascismo e razzismo, ora basta”
Sul 25 aprile Hatang ha sottolineato come “il fascismo è una realtà persistente, che continua a tornare e va condannato in tutte le sue forme – ha detto -, il silenzio non è un opzione. Mandela non stette in silenzio, ed è il motivo per cui passò 27 anni in carcere“.
E come ha ricordato l’Half Marathon Firenze domenica scorsa correndo nel nome di Mandela con il motto “Sport has the power to change the world“, lo sport ha il potere di cambiare il mondo, non è mancato un cenno agli insulti razzisti contro Romelu Lukaku dopo il match di Coppa Italia Juventus-Inter.
“Siamo davvero turbati dalle immagini che continuiamo a vedere, di persone che fischiano i giocatori in virtù del fatto che sono neri: nella settimana in cui si celebra l’anniversario della scomparsa di Martin Luther King, questa cosa ci disturba ancora di più” ha detto.
“Mandela ha sempre detto che odiava il razzismo in tutte le sue forme, spero che questa cosa venga compresa dalle persone. A coloro che sono vittime del razzismo diciamo di continuare a fare quello che fanno, perché quello è un talento che Dio ha dato loro. Solo quando ci alzeremo per farlo, il mondo riconoscerà che in realtà il colore non conta, e che solo la stupidità degli esseri umani continua a danneggiare il bene che c’è là fuori” ha concluso.