L’aria quassù è fresca e la vista si spinge verso l’infinito e oltre. Da Pedona lo sguardo può raggiungere il mare, le verdi Apuane, la piana, le zone di confine e arrivare ad accarezzare la Liguria. Chissà se anche questo fu uno dei motivi che portarono Fabrizio De André a frequentare il borgo camaiorese, spesso ospite della famiglia Quirici.
Pedona fu per l’artista luogo di creazione ma anche di contatto diretto con le più antiche esperienze di sapori, quelli tramandati di famiglia in famiglia e custoditi dalle abili mani di Graziella Gabrielli che – insieme al marito Francesco Cecchi – fondò nel 1963 il ristorante “Il Soggiorno”, oggi unica attività del borgo.
C’è la Pania che svetta imponente sullo sfondo e poi il monte Prana, fiero dei suoi 1200 metri di altezza, c’è un verde lussureggiante che spinge sull’acceleratore della scala dei colori
Una storia che racconta lo stesso Francesco, affiancato con orgoglio dal genero Daniele mentre ci incontriamo nella sala-veranda totalmente finestrata, un affresco contemporaneo della bellezza del paesaggio. C’è la Pania che svetta imponente sullo sfondo e poi il monte Prana, fiero dei suoi 1200 metri di altezza. C’è un verde lussureggiante che spinge sull’acceleratore della scala dei colori. Sfumature che toccano i toni del muschio, del verde oltremare, lo smeraldo che brilla sotto i raggi del sole. Ci sono punte di nero che affondano per dare profondità e ricordarci che quel verde custodisce cascate, torrenti, ruderi, tesori da esplorare come arditi avventurieri o come dolci amanti del cammino lento. Colori che puntellano il sogno.
I tordelli con la “d”, patrimonio e identità camaiorese
“De André veniva da noi a cena – ricorda Daniele Francesconi. Spesso si faceva portare anche direttamente i piatti a casa perchè era una persona molto riservata”. Cosa amava di più? “I nostri tordelli”, risponde spedito mentre mi spiega la ricetta del ripieno passo passo. E aggiunge. “I nostri non sono i classici tortelli, si chiamano “tordelli”, con la “d”.
De André veniva da noi a cena. Cosa amava di più? “I nostri tordelli”
Quella lettera che fa la differenza e segna chiara la loro identità. “Nel nostro ripieno c’è sopratutto manzo, pane ammollato, uovo, spezie, sale e pepe e poi la pasta che facciamo noi, a mano”.
Poi torna a parlare dei gusti gastronomici di De André. “Prendeva anche il pollo e il coniglio fritto, con le verdure”.
Il fritto a Pedona è un’arte. Asciutto, croccante, l’olio è l’elemento dell’esaltazione della materia prima. Si chiama saper fare e qui, in questo ristorante familiare quella sapienza tra i fornelli è uno dei pilastri che si sono fortificati negli anni, di generazione in generazione.
Cucina povera, pilastro da sempre
Tramandare la “cucina povera” è una missione e oggi questo è il lusso gastronomico più grande
Tramandare la “cucina povera” è una missione e oggi questo è il lusso gastronomico più grande perché in questo minuscolo borgo si ritrovano sapori altrove dimenticati, quella semplicità e la sintesi che sono forse i traguardi più difficili da perseguire ma qui no, sono di casa. Il menu è un salto indietro nel tempo. La cucina racconta epoche, persone, luoghi. E questo luogo altro non è che una magnifica macchina del tempo per un viaggio nel gusto e nelle storie.
Ai tavoli del Soggiorno siedono anche Marcello Lippi e Ivano Fossati
“Quando abbiamo aperto non c’era ancora la strada per Camaiore”, racconta il signor Francesco che ogni giorno è lì, nel suo ristorante, insieme alla moglie. Oggi al timone dell’attività e del piccolo alimentari ci sono i figli Angelo e Francesca e poi Daniela, la regina dei tordelli e lo stesso Daniele che si occupa non solo dei commensali ma anche della cantina del ristorante che oggi vede molti altri personaggi noti sedersi ai loro tavoli dal mister Marcello Lippi all’ex arbitro Collina e poi ancora il cantautore Ivano Fossati .
Qui si seguono i tempi della natura. La primavera regala i fiori di zucca ed ecco che in tavola si trova anche la scarpaccia. “Che qui facciamo rigorosamente salata”, puntualizza Angelo Cecchi spiegando che altrove, sulla costa, si usa mettere lo zucchero nell’impasto. E quando invece è tempo di funghi ecco che diventano i protagonisti più interessanti, alla brace come ricco accompagnamento alla bistecca, o semplicemente fritti.
A tenere alta la bandiera della tradizione è la signora Graziella. L’impronta in cucina è tutta sua e dentro si ritrova anche tanto di ciò che le ha insegnato la sua famiglia. C’è vita. C’è casa. Esperienza. Fatica. Passione. C’è dedizione: a parlare sono i piatti e sorrisi non troppo invadenti ma sinceri. La conversazione finito il servizio diventa il dessert che non dimentichi prima di ripartire per un’altra meta. Santa Lucia, Casoli, Metato, Monteggiori. O Camaiore stessa. O ancora il mare. La musica prende spazio nell’auto, si spande nelle curve, in mezzo al verde, alla luce che si infila prepotente sull’asfalto.
Dalla playlist passa “Amore che vieni, amore che vai”. Poesia senza tempo, come quella che tramandano al Soggiorno, cucina di memoria
Poesia per il palato
Dalla playlist passa “Amore che vieni, amore che vai”. Poesia senza tempo, come quella che tramandano al Soggiorno, cucina di memoria. Di sani valori, di rispetto delle materie prime e della terra. Musica per il palato. Quella che seppe apprezzare anche un grande maestro come De André.
Armonia di suoni, equilibrio di sapori. Identità. Ispirazione. Arte. E la bellezza straordinaria di una terra che si prende la scena. Un filo di malinconia che impreziosisce i sentimenti. Il sole che li rende vivi. E l’essere umano che a volte trova quella sequenza di note che ti entra dentro senza chiedere il permesso. Quanta vita. Quanta familiarità. Quanti cammini da intraprendere, luoghi che diventano passaggio, arrivo, fuga o semplicemente punto di incontro.
Il Soggiorno è così. Un magnifico ritrovo in cima alla collina, una vedetta della vita. E’ l’incastro perfetto tra le parole e la musica e quella cucina che non conosce tempo e mode. E’ lei l’unica vera regina, da sempre. Un castello, una roccaforte, un orizzonte. Una tavola. E la bellezza eterna dello stare insieme.