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Natale, cosa c’era sulla tavola delle feste alla corte dei Medici

Cacciagione, formaggi e vini arrivavano dalle tenute della nobile casata, non mancavano i pinocchiati a base di zucchero e pinoli

Il banchetto di nozze tra Ferdinando di Toscana e Cristina di Lorena (Domenico Cresti)

Alla corte dei Medici la tavola delle feste, soprattutto a Natale, non era molto diversa per menu e ricchezza dai sontuosi banchetti per cui la famiglia fiorentina era conosciuta anche all’estero. Opulenza e varietà di pietanze per la gioia dei commensali erano assicurate.

Si possono immaginare i lunghi preparativi nelle immense cucine di residenze e tenute in vista delle feste di Natale. Magari ipotizzare il menu sfogliando le pagine del Libro de la Cocina di Anonimo Toscano con ricette del XIV secolo, leggendo i resoconti dei banchetti dalle cronache del tempo o gli studi condotti dall’Accademia dei Georgofili.

Dalle zuppe alle salse e ai guazzetti

Per cominciare il pasto sulla tavola dei Medici ci sarebbero potute essere la Minestrella di Gallicano a base di erbe di campo o una classica zuppa di fagioli. Nelle cucine i ravioli, preparati con cura uno ad uno, sarebbero stati pronti per finire a bollire in brodo nelle pentole di rame stagnato.

Salse e guazzetti a cucinare in teglie e tegami insaporiti con vino bianco e con agresto, condimento medievale a base di uva gresta, sarebbero stati pronti per guarnire le pietanze.

Carni e pesci per il menu delle feste

Il pesce arrivato dai porti del Tirreno ma anche da laghi e fiumi: lamprede dell’Ombrone, trote e lucci erano abitualmente destinati a finire in padella. Sui fornelli, a cucinare in padella polpettine dorate e croccanti. Le frittelle ubaldine con fiori ed erbe di campo messe invece a friggere.

Ad arrostire nel grande camino in cucina c’era la cacciagione arrivata dalle tenute dei Medici: fagiani, starne, anatre e polli, quest’ultimi da servire magari con l’uvetta. A girare sullo spiedo [/mark]agnelli, capretti, cosci di vitella e di cinghiale[/mark].

Ad accompagnare le pietanze del ricco banchetto botti intere di malvasia e trebbiano, vini rossi e forestieri.

I dolci per accompagnare il banchetto

Nelle confettiere dolcetti, confettini e biscotti e vari tipi di frutta secca: pinoli, mandorle. In tavola anche i tradizionali dolci natalizi: i pinocchiati (o pinocchiate) a base di zucchero e pinoli e dalla caratteristica forma a rombo. Della loro presenza c’è traccia nelle cronache delle nozze di Lorenzo Il Magnifico con Clarice Orsini.

Senza dimenticare le frittelle, le gelatine, i berlingozzi e i marzapani. Indubbiamente alla tavola di Lorenzo il Magnifico non potevano mancare i cialdoni di cui era un autentico esperto nella preparazione.

Lorenzo de Medici

La preparazione del tavolo per il banchetto

Ai preparativi in cucina si aggiungevano quelli nel salone che avrebbe ospitato il banchetto. Dagli armadi venivano tolte le tovaglie e le salviette per asciugarsi le mani. E ancora i taglieri di legno, gli oggetti di porcellana, i piatti e le scodelle lavorate a Montelupo, le posate d’argento.

Sulle tavole erano disposti le brocche con l’acqua, i fiaschi d’argento e stagno, le saliere, il contenitore per le spezie e gli scaldavivande d’ottone per mantenere al caldo le preparazioni. A illuminare gli ambienti grandi candelieri. Cucchiai, spiedi e coltelli per servire e sporzionare e un tovagliolino per asciugarli erano a disposizione della servitù.

La villa di Cafaggiolo

Cacciagione, formaggi e vini dalle tenute dei Medici

L’abitudine di rifornirsi di cacciagione, formaggi, vini dalle tenute di famiglia, da Cafaggiolo al castello del Trebbio, era già diffusa al tempo di Cosimo il Vecchio e della moglie, la contessina dei Bardi quando inaugurarono nel 1444 il palazzo mediceo di Via Larga.

Fu però con Lorenzo il Magnifico che l’attenzione al buon cibo e al buon vino si diffuse ancora di più. Il Magnifico apprezzava molto la cacciagione, la moglie Clarice gli inviava le lepri dalla villa di Cafaggiolo. Anche i formaggi erano molto richiesti: dai pecorini ai caci vaccini. Senza certo trascurare i dolciumi, di cui il Magnifico era molto goloso.

 

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