sfoglia la gallery
© Leonardo Salvini

Cultura /

L’eleganza torna a Palazzo Pitti: riapre dopo cinque anni il Museo della Moda con otto nuove sale

Riapre con otto nuove sale una delle collezioni più importanti al mondo dedicata alla moda e al costume, per la prima volta gli abiti in ordine cronologico dialogheranno con dipinti delle Gallerie degli Uffizi

Riapre dopo cinque anni di chiusura al pubblico il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti a Firenze, cinque anni necessari per un rinnovamento completo dell’allestimento che vede otto nuove sale con venti rarissimi abiti storici che raccontano due secoli di moda il ‘700 e l’800.

Per la prima volta il museo, una delle più importanti collezioni al mondo dedicate al costume, mette al centro del suo percorso il nucleo principale degli abiti in ordine cronologico.

Si tratta di 60 capi dal XVIII al XXI secolo e altrettanti accessori tra scarpe, borse, ventagli, ombrelli, guanti, cappelli, che sono posti in dialogo con dipinti delle Gallerie degli Uffizi. 

Le opere scelte sono dei grandi ritrattisti del Settecento e del primo Ottocento come Carle Vanloo, Laurent Pecheux e Jean-Sébastien Rouillard, Clemente Alberi e Giuseppe Colzi de’ Cavalcanti, Tito Conti, Giovanni Boldini, Edoardo Gelli e Vittorio Corcos e alcuni degli artisti più rilevanti dell’avanguardia italiana, come Massimo Campigli, Giulio Turcato, Corrado Cagli e Alberto Burri.

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Simone Verde ha dichiarato: “Il costume e la sua storia sono intrinsecamente connessi con l’arte e abbiamo abbiamo voluto sottolineare questo legame attraverso l’abbinamento degli abiti con una selezione di prestigiosi dipinti. Il riallestimento del museo della Moda è molto importante per le Gallerie: questo istituto, unico nel suo genere in Italia, contribuisce a connettere il complesso con la più viva contemporaneità, consentendoci di svolgere un ruolo improntato alla più sfaccettata multidisciplinarietà, in collegamento e attiguità, com’è tradizione per il mondo della moda, con teatro, danza, fotografia e arti performative”.

Dodici sale dedicate alla moda del ‘900

Nel dicembre 2023 sono state inaugurate 12 nuove sale che presentano al pubblico una selezione di oltre 50 abiti, scarpe e accessori del ‘900 il secolo dai mille stili, insieme a quella dei primi anni del millennio attuale.

Ci sono il teatrale ‘mantello-kimono’ creato da Mariano Fortuny per Eleonora Duse, la tunica ‘flapper’ anni Venti di Chanel, lo splendore delle paillettes della mise indossata da Franca Florio e gli abiti da sera sgargianti di Elsa Schiaparelli, fino al lusso regale delle creazioni di Emilio Schubert, il sarto delle dive negli anni Cinquanta (celebri i suoi capi per Gina Lollobrigida e Sophia Loren).

Le stravaganze geometriche del vestito di Patty Pravo ideato nei primi Ottanta da Gianni Versace, la sensualità essenziale della guaina nera firmata Jean Paul Gaultier e resa celebre da Madonna, l’allure da sogno della collezione di Gianfranco Ferré per Dior negli anni Novanta.

Otto nuove sale per raccontare il ‘700 e l’800

La vera novità però sono le otto nuove sale appena inaugurate nelle quali si possono ammirare lussuosi abiti settecenteschi rappresentanti di un’epoca in cui è la corte a stabilire le mode del vestire, secondo una logica del potere stabilita dai regolamenti d’etichetta.

Vi sono poi capi in stile Impero, come quello in crêpe di seta avorio, ornato da ricami in laminetta d’argento, appartenuto a Massimilla Celano, consorte di Prailo Mayo, terzogenito del governatore del Principato abruzzese di Francavilla.

Si prosegue con capi del periodo Restaurazione, quando il punto vita si riabbassa ed elaborate applicazioni affiorano dalle vesti come bassorilievi scultorei: se ne trova testimonianza nell’abito da pomeriggio datato 1825, in taffetas a pelo strisciante operato a motivi di righe e palmette.

Lungo il percorso sono esposti anche rari abiti da sposa ottocenteschi, come il modello in seta dorata adornato da un motivo di peonie e margherite, appartenuto ad Angiola Polese, giovane nobildonna sposatasi nel 1836; oltre al raffinatissimo abito da sposa, realizzato da Charles Frederick Worth, in raso e gros de Tours color avorio, con voluminosa tournure e generoso strascico, luminoso esempio del virtuosismo sartoriale dell’epoca.

La particolarità: il vestito in rete ad ago meccanico nera su raso di seta avorio di Catherine Donovan

Le mise da sera sono invece protagoniste della moda fin de siècle, e tra queste spicca il vestito in rete ad ago meccanico nera su raso di seta avorio di Catherine Donovan.

Donovan è stata una celebre couturière newyorkese definita dal New York Times come la sarta pioniera che aveva vestito la élite cittadina: i Goelet, gli Astor e i Vanderbilt erano infatti stati suoi mecenati e assidui frequentatori dell’atelier di Madison Avenue.

Firmato Raphael Goudstikker, è invece la veste Liberty in chiffon giallo e verde appartenuto alla contessa Margaret Brinton White Savorgnan di Brazzà. La decorazione-gioiello di perline e cannucce di vetro è perfettamente rappresentativa delle sfarzose preziosità della moda Belle Époque.

 

 

 

 

I più popolari su intoscana