Il biglietto più antico è di Tommaso Domenico e risale al 21 dicembre 1449: una vera rarità che riemerge dagli archivi del Museo degli Innocenti. Ci sono poi medaglie spezzate e altri piccoli oggetti lasciati ai bambini, al momento dell’abbandono. Un segnale di riconoscimento affidato al piccolo orfano, nella speranza che prima o poi ritrovasse la sua famiglia.
Agli Innocenti “E l’altra metà serberò io…”
Il Museo degli Innocenti apre le porte dei suoi archivi per raccontare le storie dei suoi piccoli ospiti. L’Istituto degli Innocenti di Firenze ha accolto per secoli gli orfani. Oggi la mostra intitolata ‘E l’altra metà serberò io” ne racconta la storia attraverso i “segnali di riconoscimento dell’Ospedale degli Innocenti‘. Una straordinaria collezione, unica al mondo.
I pezzi sono esposti nella sezione storica del Museo degli Innocenti. La mostra con i piccoli oggetti lasciati ai bambini al momento del loro affidamento all’istituto è stata prorogata al 9 maggio. Si tratta di monete e medaglie spezzate a metà, talvolta biglietti che hanno accompagnato i bambini al momento del loro ingresso in istituto, spesso lasciati nella ruota.
In mostra una selezione di circa 71 pezzi: monete e medaglie, ma anche accessori votivi, quali rosari, medagliette e croci, o oggetti di uso generico come monili, bottoni e nastri. Il numero più cospicuo di segnali conservati risale all’inizio dell’800: effetto del riordino dello Scrittoio delle Creature del 1827. I segni furono avvolti in carte contrassegnate col numero d’ingresso del bambino e archiviati in scatoline di legno distinte per anno e mese.
Ora l’Istituto ha avviato una raccolta fondi “Adotta un segnale“ per sostenere l’archiviazione, la catalogazione e digitalizzazione di uno o più segnali di riconoscimento e dei relativi documenti.
Le più antiche polizze degli Innocenti
I primi documenti si trovano nei registri quattrocenteschi, annotati e riposti nella stanza del camarlingo. Il percorso espositivo parte dalla storia di Tommaso Domenico, abbandonato agli Innocenti il 21 dicembre 1449. In un bigliettino compare la richiesta di battezzare con il nome di Tommaso il “figliuolo di monna Domenica“.
Uno dei più antichi segnali custoditi dall’Istituto apparteneva alla piccola Riccarda, abbandonata il 6 febbraio 1771 all’età di un anno. Aveva indosso una medaglia dei Re Magi, un breve della Marca ricamato e una polizza che avvolgeva mezza moneta (il segnale).
Dalla fine del ‘700 aumenta la varietà degli oggetti: a monete e accessori votivi, si aggiungono i nastri e i coralli, i monili e tutto ciò che brillava per proteggere il bambino dai pericoli e dal malocchio.
Spunta Garibaldi tra monete e medaglie
Nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, tra i più singolari i segnali di riconoscimento figurano le immagini di Garibaldi e Vittorio Emanuele II con coccarde e nastri tricolori. Fra questi anche il segnale della piccola Tecla, giunta agli Innocenti il 24 luglio 1861 con indosso la metà diagonale di una medaglia d’argento con l’effigie di Garibaldi.
Un documento d’identità per genitori e figli
Gli oggetti esposti sono quasi tutti spezzati: fino al 1875 erano il solo ‘documento d’identità‘ in grado di poter far ricongiungere, forse in un futuro, i genitori ai figli. L’Archivio degli Innocenti custodisce oltre 40mila di questi “segni di riconoscimento“: i pezzi scelti per l’esposizione sono corredati da pannelli illustrativi. Rigorose le note dal punto di vista scientifico ma accessibili al grande pubblico nell’ottica di un’ampia divulgazione.
L’uso dei segnali diminuisce con la chiusura della Finestra ferrata (30 giugno 1875) e l’apertura dell’Ufficio di consegna per l’accoglienza dei bambini illegittimi. La consuetudine di lasciare i neonati con un oggetto sopravvive ben oltre il Novecento. E’ il caso della piccola Flora, consegnata neonata agli Innocenti nell’aprile 1901, con mezza croce di carta dorata e una poesia colma di tenerezza, “A te o Flora“.
I registri di “Balie e Bambini”
Si risale alla storia di ogni bambino dai dati nei registri di “Balie e Bambini” dove è descritto cosa indossava all’arrivo: gli indumenti, il segnale e l’eventuale polizza di accompagnamento. Altre informazioni erano contenute nelle “Polizze di bambini“, nella corrispondenza in “Affari per Creature“, nei registri di battesimo dell’Ospedale e nei libri dei morti. Infine nei libri del baliatico e quelli de’ popoli per informazioni sulle balie.
Sognando un avvenire migliore per i figli
Il punto di vista della mostra parte da questa infanzia abbandonata e dalle sofferenze delle madri e dei padri costretti ad abbandonare i figli nella speranza di assicurare loro un avvenire migliore. Migliaia di storie che riemergono dall’Archivio storico degli Innocenti.
Così è stata ricostruita anche la storia del piccolo Gastone, un neonato di due giorni giunto il 17 agosto 1886. Aveva per segno la metà superiore di una medaglia di stagno infilata in un nastro di seta celeste.
Un viaggio nella storia degli Innocenti
Per la presidente dell’Istituto degli Innocenti, Maria Grazia Giuffrida, la mostra “rappresenta un vero viaggio nella storia e porta con sé un carico di emotività importante. Racconta l’impegno plurisecolare dell’Istituto nella tutela dell’infanzia. Nei nostri prossimi obiettivi dell’Istituto c’è il progetto di digitalizzazione dei segnali e del materiale documentale. Un modo per poterli rendere in futuro consultabili e diffondendone così la conoscenza“.
“Sono contento che questa mostra così preziosa e così unica sia stata prolungata nel tempo – afferma Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana-. Così tante altre persone avranno modo di incontrare negli oggetti esposti, tante delle incredibili, commoventi storie familiari che conserva l’Istituto degli Innocenti. E’ un altro straordinario regalo che ci offre questo luogo, custode di una delle pagine di solidarietà più belle della nostra storia regionale“.
Per l’assessore al welfare Sara Funaro “la storia degli Innocenti ha un enorme valore così come il suo presente ed è molto importante che sia conosciuta“.