Palazzo Pitti riparte dopo il silenzio dovuto al lockdown con una grande esposizione dedicata alla pittrice barocca Giovanna Garzoni. Fiori, piante e conchiglie esotiche, strani insetti, animali dall’espressività quasi umana: sono questi infatti alcuni dei soggetti delle cento opere protagoniste della mostra ‘La grandezza dell’universo nell’arte di Giovanna Garzoni’. Con questa grande rassegna – per proporzioni, la prima monografica dedicata alla pittrice barocca di origini marchigiane – le Gallerie degli Uffizi intendevano celebrare una grande figura femminile nella ricorrenza della Festa della Donna per il 2020. Bloccata dal lockdown scattato a marzo, la mostra diventa adesso il simbolo del ritorno alla vita normale, dopo una chiusura di quasi tre mesi dovuta al Covid-19.
Circa 100 le opere che la compongono, tra dipinti, miniature su pergamena (il supporto prediletto dalla Garzoni), disegni, oltre ad un grande paliotto a tema floreale di oltre 4 metri di lunghezza, accompagnate e poste in dialogo con porcellane antiche, avori e bronzi rinascimentali. Fantasiosa, curiosissima, la Garzoni, originaria di Ascoli Piceno dove nacque intorno al 1600, incrementò notevolmente il proprio linguaggio stilistico grazie alla spiccata indole itinerante che la rese una delle pittrici più colte e cosmopolite della sua epoca.
Visse alle corti di Venezia, a Torino, fu a lungo a Firenze con i Medici, quindi a Napoli, in Francia, dove ebbe modo di realizzare il ritratto del Cardinale Richelieu (presente in mostra) e persino in Inghilterra, alla corte di Carlo I, come provano i documenti per la prima volta esposti nell’ambito di questa rassegna.
Fu amica di un’altra grande eroina del ‘600, Artemisia Gentileschi, con cui condivise viaggi ed esperienze e che costituì per lei, più giovane di alcuni anni, un modello a cui ispirarsi.
“Giovanna Garzoni era una donna che spesso si trovò a lavorare e dipingere con e per altre donne, e questi episodi di sororità contribuirono in parte, ma sempre positivamente, alle sue scelte e agli esiti del suo lavoro – spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – la Garzoni riuscì da sola, con le proprie forze e il proprio ingegno, tramite un’accorta politica di autopromozione e un’intelligente flessibilità nel muoversi tra le corti italiane ed europee del tempo, a farsi valere e a creare, anche nel nascente genere della natura morta, un linguaggio originale e profondamente poetico. Nuovi studi e scoperte hanno reso maturi i tempi per la mostra monografica di quest’anno, che contempla la produzione dell’artista lungo tutto l’arco della carriera. Gli eventi di quest’anno hanno fatto sì che fosse proprio l’arte della Garzoni a sancire la rinascita della Reggia dei Granduchi dopo un lungo momento di buio e silenzio”.
In mostra, il vasto corpus dei lavori dell’artista, di proprietà del Gabinetto Stampe e Disegni degli Uffizi, è impreziosito da una serie di prestiti da collezioni private, da musei nazionali ed esteri ed esemplifica l’arco creativo di tutta la sua carriera. Da segnalare, in particolare, le preziose miniature floreali con vasi di foggia cinese e conchiglie provenienti da paesi tropicali e le tante nature morte “ma anche vive” con frutta, piante esotiche e piccoli animali di ogni genere (dagli insetti rappresentati nella loro infinita varietà, a lumache, uccelli e cavallette), fino ad arrivare all’opera simbolo della mostra, la celebre Canina (piccolo cane) inglese raffigurata su un tavolo accanto ad una tazza cinese e ad alcuni biscotti.
Ma l’unicità dell’estro creativo della Garzoni si esprimeva anche nel confronto tra oggetti e figura umana, come testimonia il Vecchio di Artimino circondato dai prodotti del suo lavoro di contadino (salumi, frutta, uova, formaggi) e dalle bestie della sua corte (galline e un cane). Di sicuro impatto, poi la particolarità dell’Autoritratto della giovane Garzoni nei panni del dio Apollo, realizzato dalla pittrice appena ventenne, e la insolita miniatura del principe etiope Zaga Christ, ritratto quando Giovanna si trovava alla Corte dei Savoia. Infine, non poteva mancare un omaggio a Raffaello, proprio mentre a Roma alle Scuderie del Quirinale è in corso la grande mostra per il cinquecentenario della morte dell’Urbinate: nell’andito degli Angiolini è esposta infatti anche la copia in miniatura dipinta dalla Garzoni nel 1649 della Madonna della Seggiola, già al tempo pezzo di punta della collezione medicea e tuttora visibile nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti.