E così un altro campione se ne va. Anche se questo, a ben vedere, non è del tutto vero. Perché Paolo Rossi, l’eroe di Spagna ’82, nessuno lo dimenticherà mai. Nessuno dimenticherà i gol che portarono l’Italia di Bearzot a vincere i mondiali e che fecero sobbalzare il presidente Pertini. Nessuno dimenticherà le sue braccia levate al cielo al 57esimo di quella finale con la Germania Ovest, poi vinta per 3 a 1. Dopo Pablito andarono a segno anche Tardelli e Altobelli. Una cavalcata che alla fine si concluse con la vittoria della Coppa del Mondo, della classifica marcatori (davanti a Rumenigge e Zico) e infine il Pallone d’Oro.
Il debutto nel Santa Lucia
Dopo Maradona ecco l’addio (tristissimo) a Paolo Rossi. Nato a Prato il 23 settembre del 1956, se n’è andato la notte scorsa a causa di un tumore ai polmoni. E pensare che quel giocatore – reso immortale anche nel testo di una canzone di Venditti (“Era l’anno dei Mondiali / quelli dell’86 / Paolo Rossi era un ragazzo come noi”) – aveva iniziato bambino a calciare il pallone nelle giovanili del Santa Lucia, squadra di una piccola frazione a cinque chilometri circa dal centro di Prato. È qua che Pablito è nato e cresciuto. Solo dopo sono arrivati i gol con le maglie di Vicenza, Perugia, Juventus, Milan e Verona. E con la maglia azzurra col numero 20 dietro, ovviamente. Quella più amata, quella che l’ha consacrato a icona del calcio.
Bandiere a mezz’asta
Oggi la Toscana piange uno dei suoi figli più amati. Stamani sia a Coverciano sia nella sede della Figc le bandiere sono a mezz’asta in segno di lutto. Del resto il Centro tecnico federale, a Firenze, è la casa della nazionale. Non poteva essere altrimenti. Anche “tutta la Fiorentina piange l’eroe del Mundial ’82”, un “indimenticabile protagonista nella nazionale di Bearzot e della Coppa del Mondo vinta in Spagna”. È quello che si legge sul profilo facebook della squadra viola, che per ricordare questo momento sceglie tre immagine simbolo: la Coppa del Mondo alzata al cielo da Paolo Rossi, la sua esultanza dopo il gol in finale e una foto sorridente con l’amico e compagno di squadra Giancarlo Antognoni.
La commozione
“Ci ha lasciati Paolo Rossi, l’eroe di Spagna ’82 cresciuto come calciatore a Firenze, sui campi di Soffiano, alla Cattolica Virtus” scrive sul proprio profilo social il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Non dimenticheremo mai le gioie di quel mundial. Grazie Pablito, un grande abbraccio a Federica e ai ragazzi”. È la Toscana ad avergli dato i natali, ed è sempre la Toscana ad avergli dato l’addio. Paolo Rossi è infatti morto all’ospedale Le Scotte di Siena. È qua che si trovata ricoverato da qualche tempo per l’aggravarsi della malattia. Tra l’altro Siena non è distante dalla proprietà nella quale Pablito viveva insieme alla famiglia nei pressi di Bucine (Arezzo). La salma di Paolo Rossi si trova da questa mattina all’obitorio dell’ospedale di Siena. Una camera ardente sarà allestita all’interno della struttura e resterà aperta solo per parenti e amici stretti in base alle disposizioni di contenimento del virus.
L’ultima foto con Antognoni
“Noi ragazzi dell’82, sempre insieme in tutti questi anni. Ciao amico”. È il messaggio che Giancarlo Antognoni ha postato sui social per ricordare il compagno di sempre. L’attuale dirigente della Fiorentina ha corredato il messaggio con una fotografia che lo immortala abbracciato a Paolo Rossi, entrambi sorridenti, in occasione di una mostra a palazzo Banci Buonamici di Prato, che tre anni fa gli dedico l’omaggio. “Una delle ultime foto assieme” ha specificato Antognoni. Anche il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, piange la morte di Pablito. “Ricordo di aver visto la finale dei mondiali ’82 in un bar a Castiglione della Pescaia insieme ad un amico, ho ancora nella mente la grande gioia per quella vittoria. Mi ha sempre colpito la sua cordialità e la sua faccia sempre sorridente” dice Nerbini. “Era una persona positiva e ispirava molto simpatia, anche per quella sua parlata toscana che lo faceva essere uno di noi”. Perfino il parroco dell’infanzia di Paolo Rossi è lo stesso di oggi, don Mauro Rabatti. “Insieme al fratello Rossano frequentava la parrocchia”, ricorda con affetto. “Fin da ragazzino dimostrava di essere un calciatore promettente e quando passò prima all’Ambrosiana del Soccorso e poi alla Cattolica Virtus di Firenze, si capì subito che sarebbe diventato un campione”.
Visualizza questo post su Instagram
La Toscana gli rende omaggio
“Con profondo cordoglio e commozione, a nome mio personale e della Regione Toscana, mi associo al dolore della famiglia per la scomparsa di Paolo Rossi, il più grande calciatore toscano e uno dei più forti giocatori italiani di tutti i tempi”. Così il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, commenta la scomparsa di Pablito. “Quei tre gol al Brasile ai mondiali del 1982, che aprirono la porta alla conquista del titolo da parte degli azzurri, sono rimasti nella storia del calcio mondiale. Rossi era toscano di Prato. Alla moglie Federica e ai figli giunga la vicinanza non solo della Regione, ma di tutto il popolo toscano. Troveremo sicuramente il modo per rendere un degno omaggio alla memoria e al valore di questo grande uomo di sport“.
Il ricordo del “fratello” Ciccio e il lutto cittadino
“Ho ricevuto la notizia da un amico di Padova stanotte alle cinque e ho avuto una reazione strana, non sono riuscito più a dormire. Mi ha preso come una tremarella, un’agitazione particolare. Tanto è vero che mia moglie mi ha detto ‘stai calmo che ti piglia un infarto’…”. Non poteva mancare anche il ricordo commosso di un altro compagno di squadra, toscano come lui. A parlare, stavolta, è Francesco Graziani, che per tutti è semplicemente Ciccio. “Mi sono spaventato, rattristato, non ci volevo credere”. Ciccio, che da sempre vive ad Arezzo, sapeva che non stava bene “ma aveva ripreso a scrivere sulla nostra chat dei campioni del mondo e dunque mi ero rinfrancato, l’avevo chiamato due mesi fa. Paolo era stato operato a metà luglio”. Commosso e sincero il ritratto che Graziani fa di Rossi: “Paolo era un giocatore particolare, svelto, rapido, intuitivo, dentro l’area era pericolosissimo. Aveva un rapporto con la palla incredibile. Trovava sempre i movimenti giusti per andare a piazzarsi nella posizione più giusta. Il calciatore era straordinario, l’uomo ancora di più. Sorridente, gioioso, con una parola di conforto per tutti. Eravamo dei fratelli, ecco perché ho avuto questa reazione cosi particolare alla notizia della sua morte“. Intanto il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, nell’esprimere “dolore e cordoglio” ha annunciato che nel giorno del funerale sarà proclamato lutto cittadino e la bandiera del Comune sarà a mezz’asta. “Paolo Rossi deve essere di esempio, soprattutto per i giovani” ha detto Biffoni. “È stato un grande campione, un uomo che insegna a rialzarsi sempre, un signore di grande educazione e solidi principi”.