Milena Quaglini si è uccisa il 17 ottobre del 2001 nel carcere femminile di Vigevano, dove era in attesa di sentenza per l’assassinio di Angelo Porrello, all’epoca dei fatti suo convivente. Non era l’unico omicidio da lei commesso: Milena ha infatti ucciso altri due uomini violenti che hanno abusato di lei.
A raccontare la sua storia nel suo ultimo romanzo “Milena Q assassina di uomini violenti” (Mar dei Sargassi Edizioni) è la scrittrice fiorentina Elisa Giobbi che ha ‘messo le mani’ in uno dei casi di cronaca più efferati e noti in Italia.
Il suo lungo racconto intervallato da documenti ufficiali restituisce un’indagine cruda e sincera sulla natura umana, sulla responsabilità e il senso di colpa, sull’istinto di sopravvivenza e la violenza di genere.
Da questa indagine emerge tutta la fragilità di una donna costretta a subire, la facilità con cui la vittima può diventare carnefice, un dolore trasformarsi in depressione, l’assenza di amore in un peccato da espiare.
Un viaggio tra i meandri di una donna lasciata sola dallo stato e dalla famiglia, offuscata dal dolore, dall’alcol e il ricordo di un’infanzia di botte e umiliazioni.
Ciao Elisa come mai hai deciso di raccontare la storia di Milena Quaglini? Cosa ti ha colpito di lei?
Sono stata contattata da un editore per trattare un caso di cronaca nera italiano tra gli anni ’70 e i Duemila. Quello di Milena era un caso di cui avevo sentito parlare, non lo conoscevo a fondo ma mi era sembrato parecchio interessante e molto particolare. In una società piena di femminicidi quello che faceva lei era una specie di femminicidio al contrario. Milena nonostante fosse un’assassina aveva delle caratteristiche che hanno affascinato chi l’ha conosciuta. Decisi dunque di raccontare questa storia, contattai la sua avvocata e lei fu molto disponibile a darmi tutto il materiale che la riguardava.
Sono andata a leggermi tutta la storia di Milena su wikipedia e devo ammettere che sembra la trama di un film splatter, è difficile provare empatia per questa donna così duramente colpita dalla vita ma allo stesso tempo manipolatrice e violenta, tu ci sei riuscita?
Questa è una domanda un po’ difficile. Ti dico subito che al di là di wikipedia se leggi il mio libro l’idea che ti fai di lei è un po’ diversa. In realtà io non ho messo empatia nello scrivere la sua storia, ho cercato di raccontare i fatti e calarmi nei suoi panni, cosa abbastanza difficile perchè comunque si tratta di un’assassina. La vita che ha vissuto Milena è stata veramente tragica fin dall’infanzia, questo chiaramente non giustifica quello che ha fatto, ma fa capire la cultura in cui è stata immersa fin da quando era una bambina e la sfortuna da cui è stata sempre accompagnata. La sua è stata sicuramente una vicenda in cui c’era tanta follia però anche una specie di ribellione al patriarcato magari inconsapevole. La sua vita è anche un mistero perchè a chi la conosceva appariva molto gentile e mite, è difficile immaginarla nelle vesti di una serial killer. C’è il mistero di come potesse trasformarsi così tanto, dall’essere una mamma amorevole e una lavoratrice a diventare un’assassina.
Nei suoi omicidi è stata anche molto calcolatrice
Beh questa non è la tesi nè di lei, nè della sua avvocata. Anzi hanno sempre cercato di evidenziare la sua patologia psichica, il fatto che fosse una serial killer. La mia idea è abbastanza distante da quella dell’avvocata e anzi penso che abbia fatto degli errori nel trattare il suo caso. Sicuramente Milena era un soggetto borderline, aveva vari problemi a partire dalla dipendenza dell’alcol. Sono stati omicidi alcuni davvero fatti in modo molto particolare ed efferato a partire dall’incaprettamento del secondo marito Mario Fogli, anche l’uccisione di Angelo Porrello è stata eseguita in maniera molto splatter.
Pensi che Milena sarebbe stata uccisa da uno di questi uomini se non avesse ucciso lei per prima? Si può pensare cioè che Milena abbia voluto difendersi uccidendo questi tre uomini?
Io penso sia stato un mix di sfortuna, predisposizione e rabbia per una vita che l’ha sempre trattata malissimo. Una delle cause principali dei suoi disturbi è stato il padre, un alcolista che maltrattava sia le figlie che la moglie, da cui lei ha ricevuto molto male. Dopo di chè c’è stata una grandissima e ulteriore sfortuna che è stata la morte del primo marito che era un uomo non maltrattante ma anzi una persona che voleva molto bene a Milena. La morte del grande amore è stata un duro colpo per lei. Poi ci sono stati per lei incontri con uomini sempre particolarmente cattivi, maligni. Una delle cose più inquietanti del personaggio di Milena è che lei questi uomini li cercava. Sicuramente aveva allo stesso tempo attrazione e odio verso questi uomini.
Spesso vediamo in televisione e sui giornali casi di femminicidio che sembrano impossibili da evitare. Sembra che neanche denunciare alla polizia sia sufficiente in alcuni casi per scongiurare la morte di una donna. Milena si è fatta giustizia da sola. Secondo te cosa si potrebbe fare di più?
Io credo che ci debba essere una cooperazione a vari livelli, sia del singolo che della società. Io sono un’appassionata di crime, la mia idea è che quando ci sono certi tipi di delitti non c’è un solo colpevole, la colpa è di tutta la società. Nel caso di Milena lei è stata abbandonata e non è stata mai capita da nessuno, prima dalla famiglia e poi dalla società. Secondo me dovrebbe esserci da una parte una maggiore preparazione da parte delle forze dell’ordine che a volte sono conniventi in certi fenomeni o comunque non riescono a intervenire in maniera tempestiva. Dall’altra ci sono anche problemi che sono difficilmente risolvibili perchè fanno parte della sfera delle emozioni e della psicologia. Si dovrebbe capire che ci sono certi uomini che hanno certe patologie e anche lì si dovrebbe intervenire. Poi c’è una cultura per cui le donne sono spesso vittime di aggressività, è sempre successo nei secoli e ancora oggi continua a succedere. Su questo c’è da fare un lavoro a partire dalle nuove generazioni. Bisogna intervenire a tanti livelli.