Nei primi mesi del 2021, Contempo Records ha pubblicato Mephisto Ballad, l’album di Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo. Un evento a suo modo epocale: per la prima volta due dei membri fondatori dei Litfiba hanno prodotto un disco a loro nome.
Nasce un album definito “tardodiscodark” dai due artisti. La musica inizia da un brano dei Litfiba intitolato E.F.S. 44, appartenente alla vena più sperimentale e oscura del gruppo, e dalla memoria di un’indimenticabile serata fiorentina, la Mephistofesta, svoltasi nel 1982. Solo l’abbrivio, però: nessuna nostalgia, né autocelebrazione.
I tempi sono cambiati, e con loro la musica: le sonorità proposte oggi dal duo evocano scenari più vicini a certo repertorio contemporaneo. Le sonorità sono ambient, spesso acustiche (il pianoforte la fa da padrone), minimaliste quanto basta e imbevute di elettronica.
Ombre distanti di Philip Glass, Steve Reich, Terry Riley, Michael Nyman. Nulla di “leggero”, in senso musicale: anzi, un repertorio immersivo e coinvolgente, di grande potenza emotiva.
Uno spettacolo minimale ma intenso e sfaccettato, che promette di spingersi oltre i confini canonici, sorprendendo ogni volta. Oltre ciò, anche un’occasione per celebrare (purtroppo tardivamente) i quarant’anni di storia comune di due musicisti il cui nome è scolpito nella pietra assieme a quello degli altri Litfiba, ma che vogliono fermamente guardare avanti, pur non rinnegando nulla del loro passato artistico. Per questo, negli spettacoli non mancheranno omaggi a quel periodo e a quella storia, che qualcuno chiamerebbe Storia, non senza ragione.
Tutto accadrà dall’interno di bozzoli di tulle, sagomati e plasmati dalle luci e dalle immagini, dentro i quali gli artisti attendono ciò che è lecito attendersi quando si sta in un bozzolo: nascere, o, meglio rinascere.