Ricordare perché tragedie come la Concordia non si ripetano più: il Consiglio regionale della Toscana commemora le vittime della Costa Concordia a 10 anni dal naufragio e invita a non dimenticare. L’occasione perché questo non avvenga più è data dall’Armadio della memoria, progetto a cui il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo crede con forza e convinzione. Ecco quindi che le cerimonie del decennale della Concordia assumono quindi un ruolo fondamentale per “non dimenticare“.
Attraverso una diretta streaming sui canali ufficiali del Consiglio regionale e di Intoscana figure istituzionali, protagonisti di quella tragedia e informazione locale hanno offerto il loro contributo alla memoria collettiva di quella tragedia.
“Credo che oggi ricordare debba servire a fare in modo che quello che è accaduto non accada mai più. Quella tragedia ha fatto alzare l’asticella della sicurezza sulle navi di tutte le flotte internazionali – ha spiegato Mazzeo durante la diretta streaming -. Penso che oggi essere qui vuol dire non dimenticare, pensare di mettere in campo azioni maggiori di sicurezza sul comparto marittimo, ma anche sulla sicurezza ferrovia per quello che è accaduto nella strage di Viareggio“.
Mazzeo, in occasione dell’evento ‘Armadio della Memoria: Costa Concordia, incontro per commemorare le vittime a 10 anni dalla tragedia‘, alla vigilia dell’anniversario del naufragio in cui morirono 32 persone ha aggiunto che il 13 gennaio “è anche la giornata delle vittime istituita nel 2015. Abbiamo fatto questa scelta nella scorsa legislatura di raccogliere le testimonianze, i video, le immagini, abbiamo un luogo fisico in cui cittadini possono andare a toccare con mano le disgrazie e le tragedie di quei giorni per creare una cultura collettiva affinché quel che è accaduto in quei giorni non accada mai più“.
Le immagini del naufragio, ha ricordato Mazzeo, “fecero letteralmente il giro del mondo, l’isola del Giglio e quella costa meravigliosa si risvegliarono nel dramma, con le scialuppe che facevano la spola per raccogliere le persone, la paura, il gelo e la preoccupazione di non sapere cosa stava accadendo“.
Il presidente della provincia di Grosseto Francesco Limatola, ha parlato di “una pagina di storia recente che ha cambiato profondamente la comunità dell’isola del Giglio e portò una triste notorietà all’isola. In quel momento nel dibattito pubblico sembrava che ormai fosse tramontata l’idea che l’isola potesse avere opportunità di lavoro con il turismo invece poi è successo il contrario. Il pubblico è andato oltre la tragedia per scoprire la bellezza dell’isola del Giglio“.
Toccante la testimonia di Gregorio De Falco, all’epoca del naufragio comandante della sala operativa della Capitaneria di porto di Livorno, oggi senatore. “Oggi si può capire che quella della Costa Concordia non fu una tragedia marittima, è una vicenda che si è creata per un’azione scellerata, come fu giustamente definita all’epoca dal procuratore capo – ha raccontato – Quella vicenda per puro caso si è verificata su una nave, non è legata alla tecnica della navigazione, è una vicenda irripetibile nel senso che senza lo sfasamento che ci fu nella persona del comandante tra il proprio ruolo e il proprio interesse non si sarebbe verificato tutto questo“.
Mazzeo ha ricordato a più riprese l’importante ruolo che gioca il giornalismo, soprattutto quello locale, capace di raccontare storie e dare voce a vittime e sopravvissuti di quella e altre tragedie come Moby Prince e strage di Viareggio. Già, perchè l’Armadio della Memoria punta a fare luce su queste tragedie e si sforza affinché il ricordo resti sempre vivo.
La direttrice de La Nazione Agnese Pini, ha sottolineato il ruolo centrale giocato dal giornalismo locale in quei giorni e anche dieci anni dopo per raccontare la “banalità di quell’orrore“, una tragedia avvenuta in un luogo, la costa del Giglio, che per generazioni ha visto bambini con le loro famiglie tuffarsi e nuotare senza pericolo alcuno. Commentando le parole di De Falco e ricordando la generosità della popolazione del Giglio ha sottolineato come abbiano restituito umanità e senso di comunità facendo conoscere i volti e le storie di chi in quella tragica notte fu protagonista con atti di generosità e talvolta di eroismo. Un lungo racconto che oggi è protagonista del primo long form de La Nazione. “Credo che questa vicenda abbia offerto tra i tanti spunti una riflessione anche sull’uso del potere, della sua capacità di condizionare o provocare immani tragedie” ha concluso Agnese Pini.
Il direttore de Il Tirreno Luca Tancredi, partendo anche lui dal ricordo di quella sera al desk in redazione, ha insistito sul ruolo della stampa locale sia per leggere e comprendere tragedie come quella della Concordia che per il contributo che possono offrire all’Armadio della memoria.
Tanti gli episodi del naufragio ricordati: dalla storia dell’inchino scoperta da una collega giornalista all’impegno della stampa locale per ricostruire gli episodi di eroismo di persone come Giuseppe Girolamo che cedette il suo posto nella scialuppa andando incontro alla morte e che ancora non ha avuto il riconoscimento che merita. Battaglia che il Tirreno intende rilanciare perché abbia la medaglia al valore.
Proprio il racconto dei media locali ha restituito l’immagine di un’Italia diversa, basti pensare alle operazioni per la rimozione del relitto in cui il Paese ha dimostrato le capacità progettuali. Un racconto che per il decennale il Tirreno ha affidato a un libro in distribuzione domani e al racconto dei colleghi e redattori che seguirono passo dopo passo la tragedia.