Tutta la vita di Matilde Rosati (in arte Matilde) profuma di musica. Fin da piccola studia pianoforte e canto iniziando a scrivere le prime canzoni a 21 anni.
Nel 2016 frequenta i corsi di tecnica vocale, pianoforte e jazz performing al College of Fine Arts della Boston University, da cui emerge la sua grande passione per la musica.
Nello stesso periodo al Berklee College of Music frequenta la Masterclass Improvisational tools in Gospel and Soul Music. Rientrata in Italia si laurea in Giurisprudenza con una tesi – guarda caso – sui “Diritti musicali nell’era delle nuove tecnologie informatiche e della società dell’informazione”.
Negli anni successivi si esibisce in vari contesti, esplorando diversi generi musicali fino a decidere di dedicarsi interamente al pop e al cantautorato.
L’incontro con Marco Falagiani ha dato il via a un progetto più concreto che vedrà la produzione di canzoni che saranno poi riunite in un Ep.
Da pochissimo è uscito il primo singolo di Matilde “Un avatar di noi” una canzone elettropop che potrebbe essere una scena di un film della Nouvelle Vague.
Un pezzo che racconta di quando si crede di amare qualcuno ma lo si vuole diverso, senza lasciargli la libertà di esprimersi ma riconducendolo con sottile egoismo a schemi fissi e stereotipati.
Ecco la nostra intervista
Ciao Matilde, è uscito il tuo primo singolo “Un avatar di noi” ma immagino che sia il preludio a un disco di prossima uscita…
Ho scritto questo pezzo a quattro mani con Marco Falagiani che è un grande compositore che ha avuto modo di affermarsi nel panorama italiano, collaboratore di Bigazzi, ha scritto per Baldi, Moro, Anna Oxa. Ha all’attivo molti successi, ha vinto l’Oscar per la colonna sonora del film Mediterraneo, una garanzia per un’emergente come me. Lui è stato per diversi anni il mio insegnante di pianoforte. L’ho conosciuto durante un seminario per giovani compositori che si intitolava “Come nasce una canzone”. Gli chiesi se poteva darmi lezioni private di composizione e arrangiamento e così è stato. Poi ha cominciato ad interessarsi alle mie canzoni, gli sono piaciute e le sta producendo tramite la sua etichetta.
Hai sempre scritto musica, anche da sola?
Ho sempre scritto musica e ho fatto sentire a Marco le mie canzoni. Lui le ha giudicate interessanti per il mondo discografico che ora si sviluppa prevalentemente sul web. Il brano “Un avatar di noi” è il primo di una serie di singoli che noi faremo uscire a distanza più o meno di 40 giorni l’uno dall’altro e che poi saranno raggruppati in un Ep. L’idea è quella di affermarsi sulla scena degli artisti emergenti e indipendenti italiani.
Come nasce una tua canzone? Quando ti metti a scrivere?
Io per comporre uso il pianoforte. L’esigenza mi può nascere in tanti momenti. A volte sono emotivamente coinvolta per qualcosa e riverso quello che mi si agita dentro nella musica. Altre volte parlo nelle mie canzoni di temi sociali come la violenza di genere quindi in quel caso l’esigenza non è un’emozione che ho provato a livello personale o qualcosa che mi è successo ma è la voglia di raccontare un tema agli altri. La mia forma espressiva è la musica quindi lo racconto tramite le canzoni.
Mi sembra che anche il tuo primo singolo “Un avatar di noi” contenga questi temi. Si tratta di una storia d’amore che sta finendo perchè un uomo vuole che la sua compagna sia diversa da com’è, se ho capito bene quello che volevi dire…
Esatto, in un certo senso è una forma di costrizione. A quante è successo di stare con una persona che ha cercato di cambiarle o che comunque proiettava un’idea diversa di relazione o di rapporto e non rispettava invece l’essenza dell’altra persona, non l’accettava per quello che era.