C’è tutta la bellezza di un nuovo inizio nel tour di Marco Masini nei teatri di tutta Italia, ad oltre tre decenni dall’uscita del primo disco ed a due anni da una pandemia che ha messo un freno a tutto, anche la musica, anche la libertà di cantare insieme. E’ la prima cosa che mi racconta l’artista fiorentino appena lo raggiungo al telefono, a una manciata giorni dal suo spettacolo del Teatro Romano di Fiesole, dopo il debutto ad Ostia.
La voce non nasconde l’entusiasmo, tutt’altro. “E’ come ritornare ad assaggiare una sorta di libertà totale nel ricantare insieme in posti prestigiosi come i teatri antichi. Gli scavi etruschi, le statue, le anfore, tutto è già parte dello spettacolo. Volevo provare quest’emozione”.
Una voce unica, la sua, in simbiosi con quella del pubblico che lo segue da sempre con una fedeltà assoluta. Partiamo da qua.
Come definisci il rapporto con i tuoi fans?
“Penso sia amore”.
Un amore che coinvolge più generazioni. Te l’aspettavi?
“I ragazzi che sono venuti al mio primo concerto e che avevano vent’anni sono tornati poi a quaranta con le mogli e ancora a cinquanta, con figli di otto anni che cantavano le mie canzoni. Questo è un meraviglioso gesto d’amore verso un’artista, un pensiero, una filosofia non solo musicale ma di vita. L’amore più grande condiviso insieme è la canzone, la storia che raccontiamo, che cantiamo e viviamo”.
Nei tuoi pezzi hai cantato la malinconia, l’amore, la noia, la famiglia ed hai tratteggiato anche un ritratto dei giovani in “Cantano i ragazzi”. Era il 1993. Cosa è cambiato, come li descriveresti oggi?
“Lo spirito e la voglia di cambiare il mondo e di combattere i ragazzi ce l’hanno ancora oggi. Sono cambiati gli obiettivi, le possibilità e le opportunità ma credo ci sia la stessa forza, la voglia di ribellarsi, di incontrarsi. Magari oggi lo possono fare in maniera più veloce, attraverso i social, attraverso uno stato di aggregazione immediato grazie alla comunicazione”.
Provando a guardarti indietro qual è stato il momento in assoluto più bello e quello invece più difficile? Il bilancio cosa mette sul piatto?
I momenti difficili sono stati anche i più belli
“Credo che i momenti difficili siano stati anche quelli più belli, sai. Mi hanno portato a capire meglio la vita. E’ un po’ come quando i genitori ti rimproverano. Sei piccolo, piangi e pensi che quello sia il momento peggiore della tua vita, poi crescendo ti accorgi – quando i genitori non ci sono più – che vorresti tornare al primo schiaffo di tuo padre. Analizzando il mio percorso credo che le emozioni più grandi siano legate ai periodi in cui mi sono rimboccato le maniche per cercare di scrivere canzoni ancora più emozionanti. Sono quelli i momenti migliori, quando ti sforzi al massimo, dai tutto te stesso perché devi recuperare, devi rincorrere”.
Hai raccontato le persone, i tempi, la società. Oggi in cosa siamo deficitari?
Cosa manca? La fiducia
“Manca la fiducia. La comunicazione ieri non ci faceva vedere certe magagne e certe cose che succedevano. La Prima Repubblica ha tenuto unita l’Italia attraverso dei compromessi, delle operazioni che hanno comunque tenuto in equilibrio il paese, però oggi non sarebbe possibile. Di solito avere fiducia nel nostro futuro dovrebbe portare ad essere sicuri di quello che si fa, che si dice, di chi si vota e di chi preferiamo. Ma subito dopo c’è uno scandalo che appare nei social che ci fa immediatamente rinnegare quello che abbiamo fatto e deciso”.
Una certezza però c’è, almeno nella tua vita. E quella certezza è Firenze. Hai fatto una scelta di campo scegliendo di rimanere nella tua città.
Firenze mi ha tenuto qui perché sono perdutamente innamorato di questa città
“E’ normale che Firenze storicamente sia la città dell’arte ma non della musica. Un percorso artistico in questo settore lo garantisce Milano. Il primo viaggio che ho fatto appena ho scritto “Disperato” è stato lì. Firenze invece mi ha tenuto qui perché sono innamorato perdutamente di questa città, perché ho avuto un padre che me l’ha fatta vivere al 100%, perché ho una squadra di calcio dalla quale non potrei stare lontano ed ho una sorella meravigliosa che vive qua, che tutti i giorni devo sentire e vedere. Con lei ho condiviso momenti difficili come la morte di mia madre e mio padre. Siamo legati da un amore incredibile”.
Oggi cosa vuoi raccontare al tuo pubblico?
“La verità, una verità relativa, la mia. Quello che vedo, sento, argomenti che fanno parte dell’identificazione generale, che non è più la stessa di ieri. Devo raccontare quello che vedo come cinquantottenne”.
Qual è oggi la sintesi della tua ricerca artistica. Cosa rappresenta per te l’essenziale, nella tua musica?
L’essenziale è la coerenza
Secondo me la coerenza è l’essenziale. Si sviluppa rimanendo con i piedi per terra, capendo che c’è ancora bisogno di una nuova canzone, di una storia che abbia un argomento allineato con la realtà, così come delle sonorità in linea alla nuova realtà musicale ma senza andare oltre, altrimenti ti rendi incoerente con te stesso, in una dimensione nella quale nessuno ti riconosce più. Potresti ritrovarti anche a deludere molta gente che per anni ti è stata vicina ed ha ascoltato quello che tu dicevi, rischiando di passare anche per traditore”.
La coerenza, è questa la cifra musicale che è stata il filo rosso di trent’anni di carriera di Marco Masini. Fedele alla sua arte, senza deviazioni di sorta che potessero strizzare l’occhio alle mode o alle tendenze, solo per vendere qualche disco in più. No, non è stato così, per fortuna. Masini non ha avuto paura di scavare nell’animo umano, affondando nel buio dell’incertezza o provando a volare, spinto dall’energia. Con quella coerenza di cui ci ha parlato ha continuato a cantare l’amore che muove la vita o quello che fa male e annienta. Ha accarezzato con l’arte un’esistenza senza filtri, andando oltre la banalità, con un coraggio che oggi lo premia nuovamente. E con la consapevolezza che questo tour di “T’innamorerai di noi” rappresenta non solo un momento celebrativo di trent’anni di carriera ma un nuovo straordinario punto di partenza.
Dopo Fiesole altre 13 date in tutta Italia fino a gennaio 2023 e poi il ritorno al Teatro Verdi di Firenze il prossimo 6 dicembre. Il 14 ottobre è prevista invece l’uscita di “Live At Teatro della Pergola” uno speciale Box Limited Edition con il concerto acustico registrato nel teatro fiorentino.
Marco Masini prosegue la sua partita, con lo spirito di servizio del mediano, con la garanzia di una difesa solida, con la fantasia del 10 e il guizzo di genio dell’attaccante. E sopratutto con la coerenza di chi porta tutta la vita la stessa maglia, quel fascino senza tempo della bandiera che sì, si ritrova anche nella musica e non solo nel calcio. E Masini, oggi possiamo dirlo si conferma bandiera musicale di Firenze.