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“Marco Cavallo del XXI secolo” al Comune di Firenze: il dono de I Chille de la Balanza alla città

Installata a San Salvi, l’opera si rifà al simbolo del superamento dei manicomi e ai principi di Basaglia. L’artista Malagigi: “Quest’opera vuole raccontare un’altra emergenza di oggi, quella ambientale”

MARCO CAVALLO XXI secolo_creazione Edoardo Malagigi_Foto Franco Acquaviva

I Chille de la Balanza donano al Comune di Firenze il “Marco Cavallo del XXI secolo”, la grande scultura creata dall’artista Edoardo Malagigi, realizzata in plastica riciclata e installata a San Salvi.

L’imponente scultura è alta 5 metri e lunga 8, con struttura in ferro e plastica riciclata, ispirata al mai realizzato Monumento Equestre di Leonardo da Vinci per gli Sforza. Nel centenario della nascita di Franco Basaglia è stata installata a san Salvi, nel prato che costeggia la linea ferroviaria Roma-Firenze. L’opera si rifà al Marco Cavallo diventato simbolo del superamento dei manicomi e emblema di uno dei principi di Basaglia: “entrare fuori/uscire dentro”.

“Come negli anni ’60 e ’70 era un emergenza il tema dei manicomi, quest’opera vuole raccontare un’altra emergenza del giorno d’oggi, che è senza dubbio quella ambientale”, speiga l’artista Edoardo Malagigi.

 

Un’opera che, come spiega l’assessore alla Cultura Giovanni Bettarini, “costituirà una sorta di ingresso alla Firenze contemporanea, dato il passaggio del treno accanto a dove è posizionata, e che impreziosisce l’area di san Salvi. Ringrazio i Chille de la balanza e Edoardo Malagigi, si apre un percorso artistico importante”.

Sul significato dell’opera si sofferma l’assessore al Welfare Nicola Paulesu: “Questa donazione rappresenta simbolicamente una piccola grande rivoluzione culturale, al giorno d’oggi il tema dell’ ‘uscire dentro’ ha questo significato, uscire dalla rigidità degli schemi diagnostici in cui siamo vincolati nell’interpretare le problematiche legate alla salute mentale e approdare a un nuovo modo di pensare che guarda alla persona, all’incontro con l’altro e alla necessità di accompagnare i più fragili in un progetto di vita inserito nella comunità. Il Marco Cavallo ci richiama a questo approccio e a questo modello culturale”.

 

 

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