Dopo il ritrovamento della neonata morta in una borsa davanti a una farmacia a Campi Bisenzio qualche giorno fa, la Regione Toscana vuole diffondere quanto più possibile la conoscenza del progetto “Mamma Segreta”, avviato in via sperimentale a Prato nel 1999, e dal 2005 esteso poi a tutte le zone distretto socio-sanitarie della regione.
Obiettivo del progetto, costruire un percorso di prevenzione e di tutela che permetta alla donna in difficoltà di affrontare con consapevolezza la propria situazione, sia che decida di tenere il bambino, sia che decidaa di non riconoscerlo, partorendo quindi in anonimato.
“Quanto è accaduto a Campi Bisenzio – ha commentato l’assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi – è davvero molto triste. Una tragedia che forse si sarebbe potuta evitare se la donna che ha partorito la piccina fosse stata a conoscenza del progetto Mamma segreta. La legge italiana garantisce per tutte le donne, comprese le richiedenti asilo e rifugiate e le donne in condizioni di clandestinità, il diritto di partorire in anonimato, gratuitamente, ricevendo la necessaria assistenza sanitaria per loro stesse e per il bambino. E come Regione abbiamo varato ormai vent’anni fa questo progetto, che portiamo avanti con il coinvolgimento dei Comuni di Firenze, Prato, Pisa e Siena, in qualità di Comuni capofila delle relative aree vaste. Un percorso rapido e sicuro, che consente alla donna di partorire in segretezza, e al bambino di essere adottato in tempi rapidi”.
Come funziona Mamma segreta? La donna in difficoltà, che ha dubbi, richieste, vuole le prime informazioni, può rivolgersi al proprio medico, ai consultori, ai servizi sociali del Comune o della Asl, o anche, se si trova nell’imminenza del parto, direttamente alla maternità dell’ospedale più vicino. Il servizio a cui la donna si rivolge si attiva per segnalare il caso all’équipe di sostegno competente (un’équipe multiprofessionale composta da infermiere, ostetrica, medico, assistente sociale, educatore, psicologo), che prende in carico la donna e la segue per tutto il percorso di maturazione della decisione. L’équipe di Mamma segreta opera per garantire l’affermazione del principio del diritto alla segretezza, e quindi procedure di accoglienza, cura e tutela del tutto anonime. Una volta assunta la decisione e a parto avvenuto, la donna viene dimessa dalla struttura ospedaliera e viene favorito e accompagnato il suo reinserimento socio-familiare insieme al bambino, nel caso in cui abbia scelto il riconoscimento, o in maniera distinta nel caso in cui abbia scelto di non riconoscere il bambino. Il bambino non riconosciuto alla nascita è iscritto nel relativo registro presso il Tribunale per i Minorenni, che provvederà alle procedure per la dichiarazione dello stato di adottabilità.
La Regione ha realizzato un opuscolo informativo e una locandina, tradotti in 7 lingue e distribuiti in maniera ampia e capillare su tutto il territorio regionale. Opuscolo e locandina spiegano sinteticamente il progetto e il percorso da seguire, e danno indicazione sulle strutture e le persone a cui la donna si può rivolgere: assistenti sociali del territorio, consultori familiari, medico di famiglia, il reparto di ginecoloiga/ostetricia dell’ospedale più vicino, gli assessorati ai servizi sociali dei Comuni di Firenze, Pisa, Prato e Siena.
Nel 2018 sono stati 16 i bambini iscritti nel registro per l’accertamento dello stato di abbandono in base all’art. 11 della legge 184/1983 (Diritto del minore ad una famiglia), ovvero bambini per i quali non risultino genitori che li abbiano riconosciuti. Sono invece 45 i bambini iscritti nello stesso registro in base all’art. 12, ovvero bambini con genitori o parenti entro il quarto grado che abbiano mantenuto rapporti significativi. In sostanza le due fonti di dati indicano che i bambini iscritti in base all’art. 11 sono tutti bambini appena nati riferibili, quindi a parti in anonimato e come tali velocemente dichiarati adottabili.
Guarda sul sito della Regione le pagine dedicate al progetto Mamma segreta