Una settimana dopo le piogge e l’ondata di maltempo che si è abbattuta il 27 e 28 luglio sulla Toscana, la Regione ha pronte le stime dei danni a imprese e privati da inviare a Roma, a supporto delle richiesta di dichiarazione di stato di emergenza nazionale. Tra i territori maggiormente colpiti ci sono anche l’Empolese e la Valdelsa fiorentina, dove sopralluoghi sono avvenuti nei giorni scorsi. Ma sono la Val di Chiana ed Arezzo che hanno patito le maggiori perdite.
Entro un mese – agosto di mezzo permettendo – è attesa la risposta del Consiglio dei ministri. Per quanto riguarda lo stato di calamità, che interessa il mondo agricolo, i tempi sono in genere un po’ più lunghi: quattro o cinque mesi. Ma da subito (ed entro meno di venti giorni) le imprese devono comunicare i danni subiti attraverso i moduli già disponibili sul portale di Artea, pena l’esclusione dagli eventuali rimborsi futuri.
La prima istruttoria toscana comunque è già conclusa. “Il quadro che emerge è preciso e piuttosto preoccupante” sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi. Tirando le somme ammontano a 2 milioni e mezzo di euro le spese di somma urgenza rilevate, ovvero gli interventi necessari a ripristinare le situazioni di sicurezza. “Lunedì la giunta approverà la variazione di bilancio – dice Rossi – Copriremo da subito l’intero ammontare e dunque mi auguro che immediatamente i Comuni facciano partire i lavori”.
Molte delle opere, anche in questo caso, riguardano l’aretino: 1 milione e 600 mila euro complessivamente, 436 mila il solo comune di Arezzo e 131 mila Foiano della Chiana, i più colpiti. “Si tratta di lavori per ripulire i corsi d’acqua, ma anche la ricostruzione del muro sull’Arno caduto a Castel Focognano – spiega il presidente – Ottocento mila euro tra gli uni e gli altri. E poi il ripristino delle strade: 300 mila solo per quelle provinciali di Arezzo”. Per la provincia di Lucca (Castelnuovo Garfagnana, Barga, Villa Collemandina, Vagli di Sotto, Viareggio , Massarosa, Sillano e Giuncugnano) le spese ammontano a 300 mila euro, altrettanti sull’Amiata Grossetana e nel senese.
A questi si sommano gli interventi urgenti per ridurre i rischi futuri: 15 milioni di euro la spesa ipotizzata. “Opere che si aggiungono ad interventi già realizzati: non siamo certo all’anno zero” precisa ai giornalisti in conferenza stampa Rossi. “Se ci venisse riconosciuto lo stato di emergenza nazionale – prosegue – , tra dicembre e gennaio potremmo già appaltare i lavori. Altrimenti li faremo lo stesso, ma con le normali procedure servirà più tempo: forse almeno un anno“.
I danni a negozi, alberghi ed imprese produttive si stimano al momento in tutta la Toscana 7 milioni di euro: 71 le imprese colpite e 3 milioni e 514 mila euro i danni solo in provincia di Arezzo secondo la Camera di Commercio, che ha raccolto le prime stime, azienda per azienda, attraverso le associazioni di categoria, e 40 le imprese interessate e 744 mila euro di perdite nel senese. Andando ulteriormente nel dettaglio sono 1 milione e 987 mila euro i danni stimati nel comune di Arezzo, 566 mila a Castiglion Fiorentino, 365 mila a Civitella della Chiana, 355 mila a Marciano della Chiana, oltre 184 mila a Monte San Savino e 55 mila a Foiano della Chiana. Per il senese le conseguenze più pesanti per le aziende si concentrano ad Abbadia San Salvatore sull’Amiata (454 mila euro). Pesanti le perdite anche nelle aziende dell’empolese e della Valdelsa: due milioni e mezzo, concentrate per lo più a Gambassi Terme.
Per i danni subiti dai privati le prime stime effettuate dai Comuni parlano di circa cinquemila famiglie coinvolte e perdite per 15 milioni (13 solo nel comune di Arezzo). Quanto alle imprese agricole si ipotizzano al momento 24 milioni di euro di danni in tutta la Toscana: 14 milioni ad Arezzo ed altri dieci dal senese e l’Amiata grossetana fino ai comuni vitivinicoli di Montaione, Montespertoli e Castelfiorentino nell’empolese e Valdelsa.
Ci sono imprese ortofrutticole in Val di Chiana che hanno perso l’intera produzione, che si apprestavano a raccogliere: devono rientrare delle spese fatte e degli anticipi concessi dalla banche, devono farsi carico anche dei costi per staccare i frutti (e lasciarli a terra) per non rovinare la prossima stagione, ma non potranno vendere niente, neppure all’industria di trasformazione. Chiedono garanzie per presti a medio e lungo termine.
La Regione sta verificando quali strumenti poter attivare. Intanto tutte le aziende (agricole e no) potranno accedere al microcredito regionale: con prestiti fino a 20 mila euro, senza interessi e senza necessità di fornire garanzie, restituibili in dieci anni e con la prima rata da pagare tra tre. “Un aiuto – commenta Rossi – per chi non sa come ripartire”. In attesa, si spera, dei fondi nazionali.