La storia e il significato di quel binario che terminava dentro a Birkenau ingoiando i destini di milioni di persone Luisa Xu, studentessa diciottenne cinese della comunità di Prato (frequenta l’istituto tecnico Dagomari), li ha studiati bene. Ha letto i libri, gli articoli, i saggi suggeriti dai suoi insegnanti. E alla fine, spinta dalla passione, che quando è autentica ti fa sempre trovare il modo di seguirla, Luisa Xu ce l’ha fatta: ci sarà anche lei tra gli oltre 550 studenti toscani che domenica partono per Auschwitz sul Treno della Memoria. Il viaggio glielo offre direttamente la comunità del Tempio Buddista.
Luisa sale sul treno per sé, per crescere attraverso ciò che ha studiato solo sui libri, e per tutta la comunità che rappresenta, con il mandato di restituirle nel Tempio Buddista i frutti della sua esperienza. “Non la deluderò” ha detto Luisa al segretario del Tempio Buddista di Prato, Davide Finizio. È stato grazie all’incontro quasi casuale tra lui e due insegnanti del Dagomari, che è nata l’idea di offrire a una studentessa che tanto lo desiderava l’opportunità del viaggio in Polonia.
E così il consiglio direttivo del Tempio, dopo una riunione ha deciso, in nome della fratellanza, dell’integrazione e della pace fra gli esseri umani, valori portanti del buddismo: Luisa salirà su quel treno, farà il viaggio della memoria e riconsegnerà ai suoi la memoria viva di ciò che ha vissuto, visto e sentito.
Anche la comunità cinese in Italia ha in fondo la sua storia di deportazione. Ne fu vittima durante la Seconda guerra mondiale. La comunità era perlopiù insediata a Milano, erano soprattutto commercianti di sete e perle, ma rappresentavano una minoranza etnica e una minoranza nemica dell’asse Roma-Berlino-Tokyo. Per questo durante il fascismo circa trecento di loro furono deportati nei campi d’internamento italiani nella provincia di Teramo, poi a Trieste e alcuni in Germania. Molti non fecero più ritorno.
Alcuni si salvarono. Tra questi, il nonno di un giovane cinese, Ciaj Rocchi che insieme a Matteo Demonte nel 2018 nella graphic novel «Primavere e autunni» ha avuto la voglia e l’idea di raccontare la storia di questa fetta del suo popolo, i primi cinesi approdati in Italia negli anni Trenta e le loro vicende. E di restituire ai più una pagina di storia ancora poco conosciuta.