Che Lucca Comics non sarebbe stata Lucca Comics lo si era capito fin dai tempi del lockdown. Certo, oggi come allora le priorità sono altre. Ma una festival come questo – che per numeri e impatto se la gioca con gli equivalenti di San Diego e Tokyo – non passa mai inosservato. Neppure durante la pandemia. E così gli organizzatori si sono preparati a ogni scenario possibile, studiando e disegnando una moltitudine di alternative. La prima ipotesi prevedeva di sospendere per un anno la manifestazione, ma fortunatamente l’idea è stata presto accantonata. Meglio essere presenti, nonostante tutto. E allora ecco il cambio di nome (da Lucca Comics & Games a Lucca Changes), l’organizzazione di eventi diffusi (per lo più in streaming) e l’apertura parziale a un pubblico numericamente limitato (pardon, “contingentato”) ma infine definitivamente escluso a causa degli ultimi decreti, sempre più restrittivi. A quel punto il piano d’azione ha mutato per l’ennesima volta l’assetto del festival: rimborsi per tutti i visitatori, meno eventi e stop alla mostra-mercato. Gli acquisti? Solo su Amazon, e anche con buoni risultati. “Noi siamo abituati a giocare. E il gioco, si sa, t’impone di saper rispondere ai cambiamenti” ha detto il direttore della manifestazione, Emanuele Vietina. “Ecco, noi abbiamo risposto alla nostra storia”.
Quello che non c’è
Però a Lucca è mancata Lucca Comics. È mancata ai tanti appassionati, ma anche ai commercianti, alle istituzioni e perfino agli organizzatori. Lo si capiva da certi sguardi cupi dei membri dello staff nel giorno dell’inaugurazione. Alla domanda “come va?” la risposta più frequenta era “eh, va così”. Anche il taglio del nastro è stato virtuale e buona parte degli ospiti si sono collegati in video. All’ingresso del set, allestito sul palco del Teatro del Giglio, lunghi stendardi della Rai evidenziavano la presenza di qualcosa che stava accadendo nell’indifferenza di una piazza vuota colorata da un tappeto rosso che non sarebbe stato calpestato da nessuna delle tante star presenti. Soprattutto perché non c’era un pubblico ad applaudirle. Le tante dirette, sempre iniziate con zelante puntualità, erano avvolte da un’aura di soggezione. Nessun applauso, nessuna risata, nessun “bene, bravo, bis”. Ogni emozione è stata strozzata per poi essere liberata nell’attimo esatto in cui le telecamere venivano spente.
La “ribelle” Sandrelli
Il primo applauso lo abbiamo sentito alla fine dell’inaugurazione. Un gesto spontaneo, quasi liberatorio. Un battimani i cui protagonisti erano soprattutto tecnici, maschere (quelle del teatro, non i cosplay) e la manciata di giornalisti presenti. Sul palco e sui set, com’era giusto che fosse, tutti indossavano la mascherina griffata Lucca Comics, anche quando le distanze avrebbero potuto consentire un margine di sicura tolleranza. La più sovversiva? Amanda Sandrelli. Lei la mascherina l’ha fatta calare sul mento, non fosse altro per condividere un sorriso. Perché quella protezione necessaria, durante i giorni dei comics, ha legittimamente negato l’empatia della comunicazione non verbale. “Spesso mi hanno detto che sembro un cartone animato. Per la prima volta questa mia caratteristica ha rappresentato un valore aggiunto” ha confessato Amanda, che a Lucca Comics ha portato sul palco ‘Lucrezia Forever!’ facendo segnare il ritorno della graphic novel theater con uno spettacolo ispirato al personaggio creato da Silvia Ziche, al suo fianco sul palco. “Per me Lucrezia esiste davvero, vive a casa mia. Pensavo fosse solo una proiezione, invece ora la vedo qua, in carne e ossa” ha detto la Ziche prima di porre le sue mani nel cemento che andrà a comporre la ‘walk of game’ di Lucca Comics & Games. Lo spettacolo teatrale resterà visibile in streaming su RaiPlay fino al 28 febbraio, così come tanti altri video dedicati a Lucca Comics. Compresa la bella chiacchierata con Vincenzo Mollica, tra ricordi che sembravano dimenticati e nuove suggestioni. Il giornalista, nell’anno in cui ha celebrato i 40 anni di carriera, non ha mancato di far arrivare il suo saluto agli “amici di Lucca”.
Quando sono gli occhi a sorridere
All’ingresso di ogni set lo staff misura la temperatura, fa igienizzare le mani e compilare le autocerificazioni prima di prodigarsi in raccomandazioni: non abbassate mai la mascherina, mantenete le distanza, non sostate sulle scale e così via. È accaduto al Teatro del Giglio, all’ex Cavallerizza e nelle splendide sale di Palazzo Arnolfini. Ovunque ci fosse un evento di Lucca Comics – anzi, di Lucca Changes – questa era la trafila. Giusta, rigorosa, legittima. Però con le mascherine i volti sono meno riconoscibili. Anche quelli dei personaggi più noti, come ad esempio Max Pezzali. La sua fortuna è stata quella di avere occhi chiari molto espressivi e un timbro vocale che lo riconosceresti ovunque, anche se attutito dalla mascherina. Il gesticolare delle mani, poi, è intervenuto come una supplenza comunicativa non necessaria. I selfie? Senza contatto. “Vi giuro che durante lo scatto stavo ridendo”, dice lui. “Si vedeva dagli occhi?”. Sì Max, si vedeva. Anche quando i volontari, all’uscita di Palazzo Arnolfini dopo la diretta del dialogo nostalgico con Roberto Recchioni (che oltre a essere tante cose, quest’anno ha curato anche il progetto partecipativo dei poster di Lucca Comics), c’erano ad attenderlo quattro fan. Quattro irriducibili. “Distanti. State distanti, non possiamo fare assembramenti” dicevano i volontari. Ma alla fine ognuna di quelle quattro fan si è portata a casa una parola, una foto, un autografo. E un sorriso nascosto dalla mascherina ma evidente nello sguardo.
Dettagli secondari
Il vantaggio di assistere in presenza ad eventi senza pubblico e destinati allo streaming significa potersi concentrare sui dettagli. Come i movimenti dei piedi, inquieti e ballerini o ingombranti e imbarazzati. Significa notare le stampelle di Recchioni, reduce da un incidente in moto, adagiate a terra di fianco al tavolo. Significa veder apparire il direttore Emanuele Vietina da una porta secondaria alle spalle del set a fine riprese, perché in quella stanza si era appartato per consumare l’unico pasto della giornata. Ma poi era iniziata la diretta e tanti saluti. Significa assistere all’allestimento della ventola riscaldante richiesta da Elettra Lamborghini, che a Lucca Comics è arrivata per presentare il suo fumetto (parzialmente) autobiografico La Dea del ritmo ma che forse non si aspettava di essere accolta da una pioggerellina fine e da un calo della temperatura. Ma è il primo di novembre e forse c’era da aspettarselo. “Regalo leggerezza. E in questi tempi difficili non è una brutta cosa…”, dice. Elettra si rivolge soprattutto ai bambini, alcuni dei quali “piangono quando mi vedono, perché per loro sono come una sorella maggiore… o come un cartone animato”. I fumetti, per sua stessa ammissione, non li legge (“Il mio è il primo che ho letto”) e a Lucca ha vissuto un anno per frequentare una scuola privata. “Per essere cosplay ci sono delle regole? Quando sono andata in Giappone col mio maschio li ho visti per la prima volta” ha aggiunto. “Tornerò qua mascherata. Il mio costume? Sarà da Pippo, quello col naso lungo”.
Dagli Uffizi alla passeggiata di Zerocalcare
“Sto pensando a mostre e progetti espositivi da realizzare insieme, Comics e Uffizi”
Poi nella Lucca senza Lucca Comics (anzi, senza il pubblico di Lucca Comics) capita d’incrociare a passeggio per le vie della città Roberto Recchioni, intento ad accendersi una sigaretta, o Zerocalcare. Soli, senza fan, senza lettori, senza richieste di parole, autografi o disegni. Ora che Zerocalcare è uscito col nuovo libro, Scheletri, in condizioni normali per i firmacopie – definizione orribile per inquadrare il contatto tra lettore e autore – ci sarebbero state code pacifiche ma chilometriche. Ci sarebbero state attese, strette di mano, complimenti, selfie, dediche e una quantità enorme di pennarelli consumati. Ma stavolta di normale c’è poco o nulla. E quindi non ci sono neppure le code, ma solo Zerocalcare che passeggia indisturbato. Così come il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. Già, anche questa è una delle (positive) stranezze della Lucca senza Lucca Comics. Una Lucca che cambia, appunto. E che ha saputo innovare, aprendo infine a nuove opportunità. “Vogliamo far nascere una collaborazione con Lucca Comics, nel segno dell’unione e della sinergia tra tutte le forme d’arte e tutte le forme espressive” ha detto Schmidt. “Sto pensando a mostre e progetti espositivi da realizzare insieme, Comics e Uffizi, Ma non solo. Penso anche a incontri e confronti tra storici dell’arte e maestri del fumetto. Penso a eventi. Penso a un progetto culturale complessivo, sfaccettato, pluriennale, di ampio respiro”. E così sia.
Numeri e premi dell’edizione 2020
Alla fine stavolta Lucca non ha potuto contare sul mezzo milioni di presenze a cui era abituata. Ma i 320 eventi digitali sono stati ugualmente seguiti da più di 250 mila utenti unici per più di un milione di visualizzazioni (dati in crescita e che tengono conto solo dei canali proprietari di Lucca Comics & Games). Gli altri numeri? Eccoli: 360 ospiti, 7 studi di regia streaming, 60 editori, 200 uscite editoriali, 110 nuovi giochi, 15 contenuti originali e 7 documentari in esclusiva su RaiPlay, 3 puntate speciali di Wonderland su Rai4. Tra queste anche i Lucca Comics & Games Awards, che per la prima volta sono stati trasmessi in televisioni. Tra i premi consegnati quest’anno ricordiamo Un’estate fa di Zidrou e Jordi Lafebre (fumetto dell’anno); Eleanor Davis con Il futuro non promette bene e Manuele Fior con Celestia (autori dell’anno); AkaB (maestro del fumetto); Attica di Giacomo Bevilacqua (miglior fumetto seriale); Ho ucciso Adolf Hitler di Jason (miglior fumetto breve); Teresa Radice per Le ragazze del Pillar (migliore sceneggiatura); Vittoria Macioci per Desolation Club (miglior disegno); Walter Leoni per SS Tata (miglior esordiente); Čapek (premio Stefano Beani per la miglior iniziativa editoriale).
Lucca Changes prosegue
E così, in attesa dell’edizione 2021, sul sito luccachanges.com e su RaiPlay è possibile rivedere tutti gli eventi. Nella speranza che Lucca Changes possa tornare a essere Lucca Comics & Games e che in città, in quei giorni, si possa di nuovo tornare a fare i conti con i cosplay e i parcheggi rari o introvabili.