Una soluzione che replica il ciclo naturtale dell’acqua, innovativa ed economica: è l’impianto di ricarica della falda sperimentato in Val di Cornia che ora si implementa e si amplia grazie a una nuova vasca in località Forni nel Comune di Suvereto. Accanto al fiume Cornia, in una sua deviazione naturale, col tempo si è sedimentata ghiaia: qui l’acqua viene raccolta e vengono realizzati gli invasi d’infiltrazione. Adesso è stato inaugurato un altro impianto, adiacente a quello esistente. Un evento che ha visto la partecipazione dell’assessora regionale all’Ambiente, Monia Monni.
La nuova superfice filtrante misura 2500 metri quadrati e andrà ad incrementare l’attuale volume di 5000 mettri cubi di acqua che ogni giorno viene infiltrato in falda sfruttando le portate del fiume Cornia. “La Toscana – ha detto l’assessora Monni – ha una elevata capacità di resilienza, dovuta principalmente agli invasi di Bilancino e Montedoglio. Ne servirà almeno un altro e stiamo sviluppando i necessari studi di fattibilità. Nel frattempo, però, dobbiamo mettere in atto anche soluzioni rapide, innovative, accessibili in termini economici. Questra opera è un esempio che va in questa direzione”.
Come funziona l’impianto
In inglese si chiamano “nature-based solutions”, copiate dalla natura, e hanno numerosi vantaggi: brevi tempi di realizzazione e bassi costi d’investimento. In aree delimitate è possibile immagazzinare grandi volume d’acqua nel sottosuolo, nel serbatoio naturale che è l’acquifero, sfruttando la capacità di trasporto della falda sotterranea quindi senza ricorrere all’uso di infrastrutture artificiali.
Questi interventi rallentano la velocità della corrente nei fiumi e possono anche contribuire alla difesa dalle alluvioni e dai rischi idrogeologici.
L’impianto fa parte di un progetto europeo “Life rewat”, spiega Monni, “che oggi andiamo più che a raddoppiare grazie a soldi stanziati dal Dipartimento nazionale di Protezione civile – 100mila euro – nell’ambito dell’emergenza idrica 2022. La nuova opera realizzato a Suvereto permette di immettere 2 milioni di metri cubi ai acqua all’interno della falde. Non è invasivo, né costoso e può rappresentare un’opportunità di valorizzazione del territorio in termini ecologici e di fruizione”.