Nella profondità del ghiaccio artico potrebbero celarsi informazioni importanti per studiare e combattere il cambiamento climatico. Su questo si concentra il progetto di ricerca internazionale – Beyond Epica – Oldest Ice, è il nome – che vede coinvolti gli studiosi dell’Università di Firenze insieme agli scenziati di 10 paesi europei e coordinati dall’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche.
Il team è impegnato nella perforazione della calotta dell’Antartide per estrarre il ghiaccio, un tesoro che racchiude gli archivi climatici della Terra. I campioni raccolti – che risalgono a un periodo di circa 800mila anni fa – verranno speditio al Dipartimento di Chimica ‘Ugo Schiff’ dell’Ateneo fiorentino e le analisi verranno effettuate nei laboratori del ospitati nel Campus di Sesto Fiorentino, dove si trova la camera fredda per la decontaminazione.
“Pochi giorni fa la perforazione ha raggiunto una profondità di 2.800 metri, dove la calotta glaciale antartica incontra la roccia. Si tratta del ghiaccio più antico mai raggiunto, che potrebbe contenere informazioni su temperature atmosferiche e concentrazioni di gas serra nell’arco di 1,2 milioni di anni”, conferma Mirko Severi, docente di Chimica analitica dell’Università di Firenze.
La analisi serviranno a datare il ghiaccio. “Unifi – spiega il professore – è specializzata nell’analisi del contenuto ionico e di Carbonio organico disciolto. Il contenuto ionico nel ghiaccio, ossia la concentrazione degli ioni, in particolare il solfato e il cloruro, permette di verificare se siamo in presenza di un regime climatico glaciale o interglaciale, e quindi conoscerne la durata dei cicli glaciali”.
Lo studio dei campioni, però, potrebbe portare a a risolvere un altro mistero. “Fino a circa un milione di anni fa – continua – l’alternanza tra cicli glaciali e interglaciali era di circa 40mila anni, molto più breve rispetto a quella recente, che si attesta sui 100mila anni a ciclo. A oggi, non sappiamo i motivi di questa transizione, chiamata transizione del Pleistocene medio, ma con i campioni che arriveranno speriamo di riuscire a capirne le cause”.