Un orto in ospedale è un po’ strano. La terra smossa, le mani sporche, l’acqua che annaffia e bagna. Eppure funziona, anzi, cura. L’ospedale pediatrico Meyer di Firenze è stato il primo in Italia a provarci con l’ortoterapia nel 2009 e da allora è diventata un punto fermo della play therapy che accompagna i pazienti nel loro percorso. Curare una pianta, farla crescere e dedicargli il tempo – diventare i piccoli medici delle piante – aiuta i bambini a comprendere meglio i tempi del ricovero e a dare un senso anche più accettabile alle terapie a cui sono sottoposti.
Pochi giorni fa l’orto interno che affaccia su via di Careggi e che si circonda di colline e alberi è rinato un’altra volta: più grande, 100 metri quadrati, con nuovi cassoni di legno che emanano un odore da baita di montagna, con un gazebo coperto e una grande serra per proteggere le piante dal freddo – vedi la gelata di inizio aprile – e poterci lavorare anche quando è brutto tempo. Ci sono piante aromatiche, come rosmarino, maggiorana, timo e lavanda, poi fragole e quando sarà il tempo giusto pomodori, melanzane e zucchine. E poi tanti fiori, colorati e profumati, che rendono tutto più bello.
“I bambini hanno la possibilità di curare un essere vivente e questo sposta l’attenzione dalla loro condizione – racconta Claudio Micheli, uno dei sei operatori della Ludoteca del Meyer – Capiscono anche che per far crescere una pianta serve tempo e costanza, come quella che serve per le loro cure. E poi è divertente: via dagli schemi e si entra nella natura. Usciamo da un posto asettico, sterile e entriamo in uno dove ci si può sporcare. Dà un senso di normalità”. L’attenzione e l’attaccamento che mostrano per le loro piantine è molto forte, “così quando vengono dimessi gli regaliamo un vasetto con dentro la piantina che hanno coltivato”. “Una volta un bambino ci ha mandato le foto di quando a casa ha raccolto le melanzane piantate qui e la mamma che le cucinava. E’ bello”.
Uscire da un posto asettico per entrare in uno dove ci si può sporcare: dà un senso di normalità
I colori e i profumi dell’orto sono una medicina per gli occhi e l’umore. “Aiutano nella ripresa e nel decorso, ci sono anche evidenze scientifiche su questo, ma a noi basta guardare come reagiscono i bambini e i ragazzi. Qui si sentono attivi, in un posto come gli ospedali dove di solito si è passivi e indifesi”. C’è un bambino che con la sua storia è diventato simbolo e senso di tutto questo. “Ricordo questo bambino, aveva difficoltà motorie molto forti e si era chiuso nel silenzio. Pur coinvolgendolo in diversi modi, non reagiva. Un giorno ci ha visto lavorare, da solo ci ha raggiunti e ci ha chiesto cosa facevamo, come si chiamava quella pianta. Parlare dell’orto è stato il nostro solo punto di contatto e si è aperto, piano, ma si è aperto. Questo dà un senso al nostro lavoro qui”.
Con la bella stagione l’orto darà il suo massimo. “Stiamo all’aperto, l’accesso è libero e possono venire quando vogliono – continua Claudio – Prima della pandemia passavamo nelle stanze per chiamare chi voleva unirsi a noi, adesso non si può. Mettiamo dei cartelli all’ingresso della Ludoteca e programmiamo le attività in maniera calibrata: dobbiamo stare attenti come tutti a non dare troppi stimoli ai bambini, altrimenti si perdono”.
Una grande area verde, per far prendere fiato anche ai genitori e parenti
Il progetto comprende anche un grande giardino, con uno spazio gioco e area relax. “Serve anche ai genitori e ai parenti dei degenti, per prendere fiato. Siamo uno dei pochi ospedali pediatrici in un’area verde e sfruttiamo tutte le possibilità per aumentare il benessere”. Spiega la dottoressa Maria Baiada, referente dell’accoglienza interna dei bambini per la Fondazione Meyer. Le attività di ortoterapia sono finanziate e supervisionate dalla Fondazione in convenzione con la cooperativa sociale Arca di Firenze. “Abbiamo investito molto su questo campo perché fa bene all’anima e coinvolge la parte sana del bambino, lo rende attivo. C’è una letteratura vastissima su questo e sui benefici che si hanno non solo sul percorso di cura, ma in generale sulla crescita. È un approccio terapeutico diverso che porta a trasferire il bisogno di cura su un altro essere vivente e allenta il persistere della malattia. Diventa un vero e proprio alleato della terapia”.
Siamo uno dei pochi ospedali pediatrici in un’area verde e sfruttiamo tutte le possibilità per aumentare il benessere
L’attività dell’orto-giardino è stata sospesa solo per qualche settimana da marzo 2020, quando la prima ondata della pandemia ha trovato tutti impreparati. “Ora siamo tornati a regime, abbiamo creato una bolla intorno ai pazienti. Gli operatori e i sanitari sono tutti vaccinati, i bambini e i loro accompagnatori tamponati. La sicurezza è massima – spiega la dottoressa – Purtroppo non tutti i degenti possono partecipare: i pazienti immunodepressi hanno bisogno di un grado di protezione assoluta e per loro abbiamo altre attività. Ci auguriamo presto che anche loro possano tornare presto a giocare nell’orto”. Vedere anche le loro mani sporche di terra sarebbe davvero il segnale più bello per tutti.