Non una mostra tradizionale ma un viaggio itinerante tra cinque installazioni, l’ultima delle quali in Piazza del Campo a Siena. È la mostra “Di segni e di sogni” di Lorenzo Marini ospitata nel Complesso museale di Santa Maria della Scala dal 20 luglio al 20 ottobre.
Il progetto di Marini creatore della corrente della “TypeArt” ha come tema centrale l’interpretazione creativa delle lettere nelle loro più disparate dimensioni linguistiche, un “alfabeto liberato” coloratissimo e stupefacente.
“Siena è una città unica al mondo, una cornice culturale dove l’importanza della tradizione viene celebrata per contrasto da un linguaggio così innovativo e sperimentale. Per me le lettere sono nate libere e come gli uomini sono creature sociali ma anche individuali. È tempo di celebrare la bellezza della geometria che le compone e lasciare il gregge della tipologia alfabetica. Non sono necessarie solo per leggere o per scrivere, ma anche per alimentare la fantasia” ha dichiarato l’artista sottolineando il suo legame con Siena e l’importanza di questa mostra.
La mostra
La mostra si compone di cinque “momenti”, tra cui una personale nella sala San Pio con 22 opere mixed media on canvas, che comprendono le ricerche iniziali sul type e sugli alfabeti. Le altre cinque installazioni rappresentano storie visive dell’ alfabeto ricreato.
Dalla installazione di acciaio specchiato “MirrorType” nella Cappella del Manto, al monolite che si accende e si spegne dopo secoli di silenzio nella sala Sant’Ansano. Dalla rappresentazione della tastiera QWERTY portata a una dimensione cento volte maggiore, alla pioggia di seimila lettere sospese tra le volte della sala San Galgano. Tutte le installazioni immersive comprendono una colonna sonora appositamente creata da Mariella Nava, una tra le più sensibili autrici di musica italiana.
Oltre agli spazi museali di Santa Maria della Scala l’artista ha voluto omaggiare Piazza del Campo attraverso un alfabeto scomposto fatto di 35 type circolari attraversabile e percorribile, un’opera che si completa per mezzo del pubblico attivo e non solamente spettatore.
Il curatore della mostra Luca Beatrice ha scritto: “L’unione delle lettere forma parole, dunque significati che mutano a seconda dell’idioma. All’origine però sono segni, immagini. Su questo concetto apparentemente semplice, eppure fondativo nella storia dei linguaggi lavora Lorenzo Marini. Utilizzare gli elementi prima della comunicazione e trasformarli in fantasmagoria visiva attraverso associazioni cromatiche indotto. Nell’arte di Marini siamo noi a scegliere, a entrare nel meccanismo tentando in qualche modo di ricomporlo e di dare senso a un’esperienza. Elegante, divertente, esplosiva, riflessiva, la sua poetica ridisegna e ridipinge i confini dell’universo, ponendo l’attenzione sulle regole del comunicare, dove lo sforzo è superarle alla ricerca di nuovi alfabeti, misteriosi e infantili, concettuali e ludici”.