61 giorni è quanto è durato il lockdown a Firenze, 61 giorni che ci hanno mostrato Firenze come non l’avevamo mia vista, svuotata, spettrale, quasi scenario di un film catastrofico hollywoodiano o di un videogame sugli zombie. Matteo Mascotto regista e fotografo, in quei giorni ha preso in mano la sua macchina ed è andato in giro per le strade fiorentine. É nato così il libro ‘Firenze61’, le cui fotografie sono in mostra nella libreria Libraccio di Firenze fino al 4 settembre.
Trenta fotografie in bianco e nero e a colori che raccontano la città di Firenze nei lunghi giorni della quarantena seguita all’epidemia di Coronavirus.
Le immagini di Matteo Mascotto ci mettono di fronte, a volte in modo brutale, il senso della perdita che abbiamo vissuto durante il lockdown: perdita di luoghi, di vite umane, perdita di legami e rapporti affettivi, perdita di un mondo coi suoi rituali.
Il fotografo vuole aiutarci a ricordare quei giorni e le sensazioni, soprattutto la solitudine che ad un certo punto sembrava essersi impossessata di noi. Vuole però anche che si ricordi come ne siamo usciti, come questo periodo ci ha arricchito, contribuendo a riscoprire qualcosa che sembrava perduto, qualcosa di così semplice che correvamo il rischio di darlo per scontato e dimenticarlo: il rapporto vero e reale con gli altri esseri umani. La consapevolezza dell’altro e della sua importanza, dei legami declinabili in mille sfaccettature, la gioia della condivisione della quotidianità in tutti i suoi piccoli gesti, sono proprio questi i valori da riassaporare adesso con la giusta lentezza.
Ecco la nostra intervista
Come mai hai deciso di andare in giro a fare foto?
Durante la quarantena sono rimasto bloccato in centro a Firenze, vedendo le strade vuote mi è venuta voglia di fare fotografie alla situazione che si era creata, questa ‘nuova geografia’ all’interno della città. Un giorno ero in piazza San Lorenzo, da solo insieme a Stefano Parabelli della Lorenzo de Medici Press e ci è venuta l’idea di fare un libro per raccontare questo momento della città e del mondo attraverso delle fotografie che riuscissero a descrivere la situazione.
Firenze è ancora abbastanza deserta, perchè senza il turismo internazionale si è svuotata. Questo ha portato alla luce i problemi della città, il fatto per esempio che sia diventata una ‘Disney per turisti’. Tu cosa ne pensi?
Si, sono d’accordo anch’io, il lockdown ha tirato fuori proprio questo problema, il fatto cioè che la città sia un po’ snaturata, troppo legata al turismo. É una città che non è più autosufficiente, non esiste più una micro-economia interna che possa farla andare avanti. Il turismo porta tanto a Firenze, è inutile pensare di poter cambiare le cose più di tanto, il danno ormai è stato fatto. L’impatto di certo è stato agghiacciante. Durante la quarantena era irreale e spettrale, qualcosa che era veramente quasi impossibile da descrivere.
Sembrava uno di quei film catastrofici americani. In questi giorni si vedono scene quasi commoventi per esempio i bambini che tornano a giocare calcio in piazza Santa Croce, sembra quasi una Firenze che è tornata indietro nel tempo al Medioevo
Sicuramente è un po’ una Firenze anni ’50 o ’60, alla fine penso che la gente stia cominciando a rivivere il centro svuotato dai turisti, è bello.
Il lockdown è finito ma la situazione non è molto chiara, c’è questo senso di minaccia che ancora ci perseguita perchè non sappiamo cosa succederà a settembre-ottobre. Ho l’impressione che questa situazione così difficile tiri fuori il peggio delle persone, che ne pensi?
Si l’ho notato anchio, penso che semplicemente tiri fuori i nervi scoperti, cose che in una situazione normale uno non valuta. In qualche modo lontano dal caos della routine, si spezza la catena della quotidianità. Il lockdown è stato uno shock per tutti e come tutti gli shock non è stato ancora metabolizzato. Secondo me questo momento è anche peggiore, perchè come dicevi te c’è questa minaccia che incombe, questa spada di Damocle sopra la testa. Non sappiamo se ci sarà un altro lockdown. In qualche modo le persone stanno cominciando a capire cos’ha significato stare tre mesi chiusi in casa. Le persone reagiscono in maniera diversa ma c’è comunque la tendenza a tirare fuori la parte più irrazionale di noi, quella legata alle nostre paure.
Il mondo della cultura ha subito un brusco ‘stop’, più di altri settori. Riusciranno registi, scrittori, artisti a tirare fuori ‘qualcosa di buono’ da tutto questo?
Assolutamente sì. Questo mondo un po’ strano si muove così veloce che le cose si dimenticano in fretta. Ma io penso che quando le cose ripartiranno ci sarà una spinta molto forte e ci sarà la voglia di raccontare. Un evento del genere non potrà essere dimenticato, gli artisti dovranno fare i conti con questa cosa. Le storie, il cinema, i libri non potranno far finta di niente, dovrà essere raccontato e qualcosa di buono verrà fuori. C’è bisogno di una catarsi, l’arte serve anche a questo, sintetizzare le emozioni e renderle belle.
Il libro ‘Firenze61’ è pubblicato dalla casa editrice Lorenzo de’ Medici Press