In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne torna temporaneamente agli Uffizi il busto di Costanza Piccolomini Bonarelli, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini che è solitamente esposto al Museo Nazionale del Bargello.
Il busto conserva una storia molto toccante e tragica. Bernini dopo aver idealizzato la sua amante, nel momento in cui lei si innamorò di suo fratello Luigi, la “punì” in un modo brutale in cui ancora oggi tante donne vengono attaccate spesso da ex mariti o fidanzati, cioè la fece sfregiare da un suo servo.
Dopo lo scandalo Bernini proseguì la sua brillante carriera senza conseguenze, mentre Costanza fu trattata come una cortigiana e punita con la detenzione nella Domus Pia de Urbe, nota come monastero di Casa Pia, mentre suo fratello venne esiliato da Roma.
Il 7 aprile 1639, dopo aver scritto una straziante supplica al Governatore, Costanza venne “restituita al marito” Matteo Bonarelli, con il quale dette vita a un fiorente commercio di sculture diventando un emblema della capacità di riscatto.
Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt ha detto: “In mostra guardiamo Costanza Bonarelli non solo come un capolavoro di uno dei massimi scultori barocchi, ma siamo invitati a riflettere sull’efferata violenza dei forti contro i deboli. E a meditare sul dolore inenarrabile della sopravvivenza. La situazione era tragica e rimane tragica ancora oggi”.
Un ritratto “vivo”
Il busto in occasione del ritorno gli Uffizi è stato restaurato, ed è un esempio straordinario del così detto “ritratto parlante” che sembra cioè essere vivo, con la bocca socchiusa, i capelli in movimento come se avesse appena girato la testa.
Per l’occasione agli Uffizi è stata sperimentata un’illuminazione dinamica curata dall’architetto Antonio Godoli che ogni 60 secondi cambia come una nuvola che passa e poi va via e rende il busto ancora più vivo.
Le foto di Ilaria Sagaria
L’arte del passato si riflette nell’attualità. Lo straordinario marmo di Bernini è posto in dialogo con le fotografie di Ilaria Sagaria nella mostra dal titolo “Il dolore non è un privilegio”, per ricordare come la violenza sulle donne sia un dramma senza tempo.
Gli scatti di Ilaria Sagaria sono stati realizzati pensando alle donne che hanno subito attacchi con acido e ricordano come il crimine subito da Costanza si riattualizzi oggi nei casi ancora più efferati degli attacchi con l’acido.
Ad essere preso di mira, esattamente come allora, è il volto delle vittime, condannandole ad un calvario fisico e psicologico.
Ilaria Sagaria ha dichiarato: “La violenza tramite acido è un fenomeno globale che non è legato all’etnia, alla religione e tantomeno alla posizione sociale e geografica – ha detto Sagaria – Nonostante siano stati registrati casi di aggressione anche ai danni di uomini, rimane una forma di violenza con un impatto maggiore sulle donne. Oltre alla brutalità fisica causata da un gesto inumano, c’è il trauma psicologico da affrontare: la perdita dell’identità, la depressione e l’isolamento. Dopo la fase di ospedalizzazione, sono costrette a passare lunghi periodi chiuse dentro casa e, anche quando potrebbero uscire all’aperto, rifiutano di mostrarsi in pubblico e di affrontare lo sguardo degli altri. Mettono via gli specchi e le loro fotografie, eliminando qualsiasi cosa che possa mostrare quello che erano prima e quello che sono diventate in seguito, diventando così prigioniere di una casa privata di memoria e identità. Attraverso le loro testimonianze, ho ricostruito un racconto, una mise-en-scène fotografica che potesse restituire questi momenti senza spettacolarizzarne il dolore, concentrandomi sull’aspetto psicologico e sul concetto di identità”.