Le imprese hanno bisogno di più intelligenza artificiale, anche quelle piccole, perché con questa tecnologia le cose si fanno in minor tempo e meglio. “È come con la rivoluzione della macchina a vapore. Faccio le stesse cose, ma sono più efficiente”, il paragone è calzante perché la portata è pur sempre epocale. A parlare è Andrea Di Benedetto, presidente del Polo tecnologico di Navacchio e coordinatore di Tuscany X.o, il progetto vincitore del bando europeo per la creazione di un hub digitale e per aiutare la pubblica amministrazione e le aziende nel processo di trasferimento tecnologico
Tante, potenziali, opportunità per le aziende, alcune ancora inespresse. Il rischio pricipale è non riuscire a cogliere in tempo questo cambiamento, non capirlo o non avere strumenti per applicarlo, sia per la mancanza di capitali che di professionalità adeguate. Aiutare e sostenere le realtà economiche in questo processo, soprattutto le più fragili, è dunque necessario. Il 22 luglio a Firenze, nell’evento organizzato dalla Regione, si approfondiranno questi e altri aspetti che coinvolgono, già nel quotidiano, cittadini e imprese.
Il sistema economico regionale cambierà con l’intelligenza artificiale e il Polo tecnologico contribuisce a creare un sistema di innovazione. A che punto siamo?
A livello di ricerca, l’intelligenza artificiale è sicuramente l’ambito più richiesto, perché è evidente che c’è un’accelerazione in questo settore imprenditoriale, che è impressionante e che si è sviluppata negli ultimi due o tre anni. Se prima era più legata alle immagini, oggi si focalizza in particolare sui processori di linguaggio che negli ultimi anni stanno rivoluzionando il modo di gestire le informazioni. I sistemi vengono addestrati con miliardi di documenti e informazioni, acquisiscono la capacità di interagire con gli esseri umani, magari per fare customer care.
Come l’intelligenza artificiale può essere utile alle imprese, anche piccole?
Queste tecnologie hanno bisogno di enormi investimenti e grande capacità di calcolo. A livello mondiale ci sono quattro o cinque attori che detengono la tecnologia, noi possiamo operare sul livello applicativo e stiamo lavorando per renderla disponibile alle piccole imprese. Il modo più semplice è dotarle di sistemi di interazione uomo-macchina di tipo intelligente, utilizzando un linguaggio naturale. Ma il lavoro importante che stanno facendo le università e gli enti di ricerca è quello di specializzare queste macchine in contesti aziendali particolari, con documnenti riservati.
Nello specifico?
Ad esempio gli studi legali, Vi spiego, le macchine sono addestrate su tutto quello che è liberamente disponibile sul web, ma se uno studio legale, per esempio, volesse far digerire a queste macchine tutti i dati rispetto a cause importanti che ha avuto negli anni, o documenti interni riservati, può creare uno spazio privato senza che vengano resi pubblici. Solo chi li ha inseriti, poi, può interrogare il sistema. Utilizzare, quindi, queste macchine come motore di ricerca intelligente per dati aziendali. Lo stesso fanno le aziende farmaceutiche. Sono sistemi complessi che però necessitano di un intervento umano di controllo, di una supervisione umana.
L’intelligenza artificiale è sicuramente la tecnologia che darà alle imprese il maggior impatto nella loro capacità di competere
Questi esempi descrivono come andrebbe utilizzata la tecnologia per creare un vantaggio competitivo, però ci sono molte imprese, anche piccole, che magari non riescono a fare tali investimenti o non si adattano al cambiamento. Cosa rischiano?
Per molti aspetti siamo ancora allo stato embrionale, perché nessuno sta ancora capendo bene dove tutto questo porterà. C’è chi dice che toglierà posti di lavoro e chi il contrario, c’è chi dice che potenzierà la capacità delle imprese e chi no. Dobbiamo aprire entrambe le porte, nel senso che è un po’ come se fosse arrivata l’elettricità o la macchina a vapore. È chiaro che chi restava col vecchio sistema rischiava di essere spazzato fuori, però questa tecnologia è un potenziamento di alcuni processi che gli esseri umani hanno sempre fatto. Adesso riusciamo a fare cose nuove perché la tecnologia ti permette di esplorare campi nuovi. Non è una tecnologia così difficile da utilizzare ed è per questo che è importante il percorso di formazione.
Infatti esiste un gap tra la tecnologia messa sul mercato e le professionalità presenti in azienda. Come risolverlo?
È un problema per tutte le tecnologie, soprattutto per quelle un po’ più distruttive, cioè le innovazioni che cambiano le regole del gioco. La vera priorità della Toscana come per l’Europa, cioè di chi ha un obiettivo di public policy in questo momento, è quello di concentrare gli aspetti di formazione e trasformazione. Se fossi un decisore pubblico e avessi dei soldi, in questo momento li spenderei tutti in questi percorsi di consapevolezza e di alfabetizzazione, perché poi sono tecnologie che non sono così difficili da utilizzare se siamo accompagnati. Come Polo Tecnologico lavoriamo per permettere alle piccole e medie imprese di utilizzarle con consapevolezza, con facilità. L’intelligenza artificiale è sicuramente la tecnologia che darà il maggior impatto nella loro capacità di competere.
Una piccola-media azienda in quanto tempo potrà vedere i vantaggi applicando la tecnologia?
Chiaramente dipende molto dal tipo di impresa e dal tipo di intelligenza artificiale che si vuole applicare. Mi sembra di poter dire, da qualche piccolo eeperimento che abbiamo iniziato a fare, che nel giro di due o tre mesi le imprese cominciano a capire i vantaggi, anche in termini di risparmio di costi.