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Gli “amici speciali” di Rondine abbracciano Liliana Segre

Intervista a Franco Vaccari di Rondine – la cittadella Pace, che si trova in provincia di Arezzo, che ha deciso di accogliere l’ultima memoria pubblica di Liliana Segre, vittima e superstite della Shoah

Liliana Segre Franco Vaccari Rondine Arezzo - © Rondine

Sono passati circa 10 mesi da quando la senatrice a vita Liliana Segre durante la trasmissione di Fabio FazioChe tempo che fa disse: “Ho degli amici speciali da una ventina d’anni che stanno in un posto che si chiama Rondine, un gruppo di persone che nel piccolo paesino ha realizzato uno studentato per amici-nemici. Qui convivono serbi e croati, israeliani e palestinesi, tutsi e hutu, ragazzi provenienti da territori in conflitto” annunciando di voler concludere la sua esperienza di testimonianza alle scuole proprio “in questo luogo meraviglioso in cui si parla di pace, espressione di quello che spero nella mia vita di poter vedere”.

E così venerdì 9 ottobre, Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana, ha scelto proprio “Rondine, la cittadella Pace” in provincia d’Arezzo per consegnare a questo luogo di incontro e di confronto la sua ultima testimonianza pubblica. Rondine sarà uno scrigno della memoria. E si arricchirà di un’arena simbolo della comunità che si incontra e dialoga.

In attesa di vivere questo momento con la storia, con la memoria e con il sacro valore del ricordo abbiamo voluto incontrare Franco Vaccari, fondatore e presidente di Rondine Cittadella della Pace, che nel pieno dell’attività e del fermento di questi giorni ha trovato qualche minuto per raccontarci l’emozione di questi giorni.

Vaccari qual è il suo sentimento di queste ore in attesa di questo evento?

Sicuramente una grande emozione. E poi due sentimenti da una parte gioia e dall’altra senso di responsabilità. La gioia è grande perché ci ha sorpreso e questa sua scelta ci ha fatto sentire anche un po’ inadeguati perché Liliana Segre è “un bene comune” e non appartiene a qualcuno in particolare. E poi la responsabilità perché consegnare un patrimonio di memoria che si trasformi in passione civile, impegno dei giovani, in uscita dall’indifferenza a eliminazione dell’odio, non è certo un impegno di poco conto.

Quando la Senatrice a Vita Liliana Segre ha annunciato in TV la scelta di Rondine, lei disse, appunto, “Liliana è un bene comune”. Cosa intendeva con questa affermazione?

Credo che con il riconoscimento che ha fatto il Presidente della Repubblica, nominandola Senatrice a Vita, Liliana Segre è diventata un’istituzione. Sia chiaro non per imbalsamarla ma per darle valore duraturo. E’ una incarnazione storica, vera, autentica e fisica di un bene da passare di generazione in generazione. Come lo sono i grandi: Gandhi, Mandela, Martin Luther King… Liliana Segre è patrimonio storico, culturale e spirituale dell’Italia ma forse potremmo dire oltre i confini. E’ “bene comune”, un riferimento per tutti.

La Segre vi ha definito “amici speciali”. Rondine da anni coltiva il valore dell’amicizia. E’ questo il segreto di questa realtà?

Lei ci ha definito “il luogo dove vivono nemici-amici”. Molto bella questa sintesi: giovani che vengono con “la maledizione” storica di essere nemici, di essere nati in contesti di “non amicizia” e invece rovesciano la loro vita e diventano amici, collaboratori per progetti di pace. Questa cosa l’ha entusiasmata fin dalla prima ora. Noi siamo amici da 26 anni. E quando nacque Rondine ebbi uno dei primi incoraggiamenti da Liliana e poi ciclicamente è venuta a dare la sua testimonianza, a incoraggiare i giovani, a incoraggiare me. E’ coinvolta tanto con noi.

Per chi verrà a Rondine dopo venerdì cosa troverà in più rispetto a prima?

Troverà fisicamente un luogo che si arricchisce de “L’Arena di Janine“, ovvero lo spazio dedicato dentro Rondine ai grandi incontri di giovani mondiali che avrà una soglia, che inaugureremo proprio venerdì. Questa soglia porta la frase che, secondo me, è la cifra di Liliana: “Ho scelto la vita e sono diventata libera”. Ci sarà, poi, un’opera d’arte che è fatta da un giovane scultore che ricorda “Janine”, l’amica di 12 anni di Liliana Segre che è stata “mandata a gas” ad  Auschwitz perché aveva un dito tagliato, sanguinava e non era più adatta al lavoro. Liliana ricorda che, quando la portarono via, lei non si voltò neanche per salutarla. Era diventata quasi cinica. Tutte le volte che dà la sua testimonianza ricorda questa vicenda con il peso dell’indifferenza che provò. E allora noi dedichiamo a Janine, questa opera d’arte e l’arena, perché vogliamo che i giovani che vengono a Rondine raccolgano questo testimone e facciano quello Liliana invita fare da 40 anni “uscire dall’indifferenza”, non fare come lei ma voltarsi, accogliere chi soffre e chi rimane indietro per dargli una mano e andare avanti insieme.

Da venerdì sotto il cielo di Rondine quella ragazzina, che il 30 gennaio 1944 venne deportata dal binario 21 della stazione di Milano Centrale al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e che venne liberata il 1º maggio 1945 dal campo di Malchow, tornerà a innalzarsi libera come “la farfalla gialla che vola sopra i fili spinati” mano con la mano della sua amica Janine e il suo messaggio, qui a “Rondine”, sarà custodito nel nome della pace, della fraternità e della memoria condivisa.

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